3.2.11

L'estinzione degli Italiani

Il rapporto tra gli abitanti della penisola italica ed il loro ambiente, il cibo che mangiano, il loro stesso stile di vita, evidentemente si è compromesso. Al posto delle migliori terre, attorno alle città, c'è altra città. Invece di frutteti ed orti, parcheggi, logistica e capannoni "affittasi". Invece di fattorie, una distesa di bruciatori per fabbrichette, bruciatori per produzione energetica, bruciatori per incenerire materiali di scarto, bruciatori che portano persone e merci di qua e di là, per aria, per mare, per terra. Bruciamo, bruciamo, bruciamo. Emettiamo sostanza tossica come prima attività che crea moneta. Ci svegliamo per bruciare ancora. Ci riposiamo, di notte, per esser più freschi e bruciare ancora il giorno dopo, in auto, al telefono, anche solo stando immobili sono i nostri mille investimenti che bruciano ancora materia, altrove. Gas naturale, olio combustibile, benzina senza piombo, gasolio, jet fuel, carbonella, coke da metallurgia, legname, sigarette al cadmio/arsenico... Bruciare! Bruciate tutti! L'Italia è un'immensa pira su cui si sacrificano tonnellate di carbonio ogni secondo. E' tutta colpa sua, diabolico carbonio.
Propongo una riforma costituzionale:

Art. 1 - L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro... prodotto dalla combustione di materia.

Insomma. La domanda è: quanto poteva durare?

I più attenti lo possono notare da anni. Che non poteva durare molto o forse dovrei dire, "troppo", senza causare danni maggiori di quanti benefici. Pier Paolo Pasolini parlava di una rottura culturale totale, già nel 1974 (prendetevi 5 minuti per vedere e rivedere il "video di Sabaudia"). Che avrebbe portato a ben altri guai.
Nell'era del consumismo il problema di fondo, banale, è che dopo aver tentato e talvolta esser riusciti a "consumare l'attorno" il più possibile, gli italiani e tutti gli aderenti mondiali all'ideale consumista contemporaneo, avrebbero finito per consumare se stessi.

Oggi non va più di moda parlare di consumismo, ci pare d'esser passati ad altro. Anche fossimo passati ad altro, i danni causati da quegli anni sfrenati, anni che giacciono in enormi buche e riempono fino ai bordi le discariche del Bel Paese, prima o poi dovevano manifestarsi, sulla stessa generazione che li ha generati, prima che su figli e nipoti.

Ed ecco che gli uomini "dall'aspettativa di vita lunga" cominciano semplicemente a morire più in fretta. Molti demografi ci hanno allertato sull'estinzione degli italiani, ma sembrava questione di decenni o qualche secolo; invece questo fenomeno sembra avvicinarsi molto più rapido.
In breve, la disponibilità di energia pro-capite, di energia a basso costo, una certa capacità di gestione "culturale" dei conflitti e dei problemi, forse avevano influenzato, aiutato e promosso un salto in avanti delle condizioni di salute e dell'allungamento di una vita "sana", ma nel frattempo tutto questo è stato possibile con aumenti sconsiderati di emissioni inquinanti ad ogni livello ed in ogni ecosistema. Prima o poi questo scompenso grave, doveva "attaccare" l'uomo, il quale aveva consumato, prodotto, inquinato per dei fini reputati inviolabili e nobili nell'era del consumismo.
Ma dal 2004 c'è un problema, in gran parte dovuto a come tenere in piedi il sistema economico/energetico copiato sul modello dei consumi; ne parla, sempre con grande chiarezza e semplicità, il prof. Ugo Bardi:

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