6.7.12

P.I.I.G.S., cattiva notizia: consumi petroliferi e PIL sono correlati

"Sarebbe una consolazione, per la nostra debolezza e per i nostri beni, se tutto andasse in rovina con la stessa lentezza con cui si produce e, invece, l'incremento è graduale, la rovina precipitosa.” 
Lucio Anneo Seneca (Lettera a Lucilius, n. 91)

Era annunciato, è ora dimostrato. Almeno per il modello di sviluppo dei paesi P.I.I.G.S. (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna): prima crolla il consumo di petrolio, poi un po' meno quello del consumo energetico totale, infine va giù il prodotto interno lordo (solo l'aumento della spesa pubblica e quindi del debito, anche privato, tengono in piedi la macchina, per inerzia...). Dal 1989 non siamo più cresciuti "tanto". Dal 2005 non riusciamo più ad incrementare le importazioni: è il nostro picco personale, il socialismo perfetto, l'efficacia dei motori endotermici o le nuove tecnologie non potranno invertire la rotta, ne' ora ne' mai. Eravamo un unico multi-paese dell'"importa, trasporta e consuma". Non è più nemmeno un circolo vizioso quello evidenziato ora dai dati nel grafico a lato, lo è stato finora, a ridosso del picco del light sweet crude oil..., ma adesso acquisisce la forma di un processo lineare discendente, con alte probabilità inarrestabile che ci porterà al razionamento energetico irreversibile. 
Lo ha dimostrato* dieci giorni fa, dati alla mano, Gail Tverber, penna di Business Insider e Energy Bulletin, nel suo interessantissimo e crudele blog personale, Our finite world, da cui ho tratto questa immagine allucinante anche per il sottoscritto abituato a vedere le correlazioni tra energia che ci è venuta a mancare e morte che arriverà. Per l'Italia, solo ieri ho pubblicato il dato del -40% di importazioni petrolifere dal 2000, oggi ho controllato il PIL pro-capite: nello stesso arco di tempo è calato di circa il 20%, a scoppio "ritardato": questo crollo economico ci impedirà, se mai ce ne fosse e non ce n'è, di importare altro petrolio disponibile sul mercato ad un prezzo "migliore"...
Come potrebbe essere altrimenti? E' il TIPICO comporamento delle variabili in gioco, spiegato decenni fa dalla teoria economica della tragedy of the commons, già intuita da Aristotele fu messa a punto da Garrett Hardin nel 1968. Quello che ci capita oggi e ci capiterà era scritto. Inoltre la caduta è sempre più rapida della crescita (il "dirupo di Seneca" ce l'ha invece rispiegato di recente il prof. Bardi**).
Prolungando i grafici sul futuro, per i paesi PIIGS il futuro è nero, con o senza tagli la caduta sarà rapida e senza ritorno. Milioni di kilometri di strade vuote con le auto parcheggiate per sempre, raffinerie spente, luce elettrica solo un paio d'ore ogni sera e solo nelle città: questo è il futuro tra neanche dieci anni.
Quindi? Che fare? La risposta è sempre la stessa e ce l'ha fornita Marco Aurelio, 2000 anni fa: "L'errore altrui, lasciamolo dove l'abbiamo trovato". Ricominciamo da dove ci eravamo fermati, come uomini, che viene da humus: la terra.

*link: http://ourfiniteworld.com/2012/06/28/lower-oil-prices-not-a-good-sign/ 
**link: http://ugobardi.blogspot.fr/2011/09/effetto-seneca-perche-il-declino-e-piu.html
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20 commenti:

  1. Scusa non solo i PIIGS sono paesi energeticamente importatori e consumatori ma un po' tutto l'occidente dipende dalle risorse energetiche altrui. Che fine farà la krande Germania? E il resto dell'europa delle banche? E il sol levante? E il gigante yankee dai piedi d'argilla e nella m...a fino al collo oggi (shale oil o no)? Senza dimenticare i BRICS che cozzeranno a breve col muro della finitezza delle risorse energetiche a buon mercato? E che stanno rallentando la crescita del PIL (in gran parte pura inflazione)?

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  2. Parlando razionalmente, penso che i PIIGS siano solo dei grandi commensali alla tavola petrolifera. Li si toglie di mezzo facendo collassare le loro economie per mezzo di sporchi infiltrati (Rajoy, Monti, ecc) così che le loro ex quote di petrolio importato andrebbero ad ingrassare i commensali superstiti. Questa è pura guerra per le risorse, condotta sul versante finanziario però che, fino ad oggi, si è rivelata anche molto efficace. Fino ad oggi...

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    1. Li si toglie di mezzo facendo collassare le loro economie per mezzo di sporchi infiltrati (Rajoy, Monti, ecc) ...

      Direi che all'occasione, vedi Libia e presto Siria, si procede per vie più spicce: attentati prima e poi droni e bombe per finire il lavoro di rapina da loro chiamato intervento umanitario.
      E' più figo

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    2. Prodi invece per chi lavorava? Andreotti per chi lavorava? E Moro? Anche Craxi... E poi Rumor? E De Gasperi? Ma mettiamoci pure Mussolini, che invece lavorava più che altro per se stesso...

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  3. Ricominciamo da dove ci eravamo fermati, come uomini, che viene da humus: la terra.

    Impossibile anche se lo volessimo: non c'è terra per tutti perchè per la sopravvivenza servono anche animali ed anche loro necessitano di terra come i pascoli.

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    1. Ricomincia... per pochissimi. Ma ricomincia. Finirà comunque male, ma non "peggio".

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  4. Ci sono molte vie per andare in basso; qui sento spesso citare la via ruandese, con le carestie e le guerre. Varrebbe però anche la pena pensare al collasso sovietico, una alternativa più praticabile e forse anche più consona al nostro contesto. Nel mentre, molti indicatori finali stanno rendendo palese la strada intrapresa; gli italiani hanno smesso di comprare automobili. Sarebbe interessante capire con cosa pensano di rimpiazzarle.

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    1. I beni di consumo per antonomasia da 50 anni sono, per gli italiani, l'automobile e la casa. Per entrambi siamo mediamente attorno -60% di acquisti di case ed auto nuove, rispetto al 2006-2007, ultimo anno "normale"... Stessa musica comincia a sentirsi pure in Francia, dove ancora il gasolio te lo tirano letteralmente dietro (oggi ho fatto un pieno a 1,27 €/l tra gente che si lamentava........ Tutti di fretta per produrre 100 unità monetarie e farsene sottrarre ancora 115-120). In Germania cominciano ora a ballare sulla stessa musica.

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    2. ormai si sa che il collasso è certo, anche senza sacrifici. Ditelo pure a francesi e tedeschi. Entro 5 anni il mondo sarà molto diverso dall'attuale.

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  5. comunque 1,5 milioni di auto l'anno non sono noccioline..
    quella che non cambia è la mentalità, visto che leggo di statistiche in cui la 'cura' dell'auto è al primo posto dei pensieri delle persone e quasi 3 su 4 considerano l'auto come un amico inseparabile..
    un mio collega si lamenta che la figlia (che studia a Vienna) non abbia voluto portarsi dietro l'auto..eppure c'è una rete ferrata tale che arrivi ovunque in una manciata di minuti..
    l'agonia dell'auto sarà lunghissima..ma decretarne la morte ora è prematuro..l'auto verrà abbandonata gioco-forza..poco prima di rinunciare al pane.

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    1. Spesso diciamo (ci diciamo) che l'agonia dell'auto sarà lunghissima perchè abbiamo (mi ci metto anche io) un terrore fottuto della scomparsa della mobilità privata, che ci porterà dritto verso un mondo di morte a cui non siamo preparati. Molti rinunceranno al pane ben prima che l'ultima auto smetta di circolare. Ma non accadrà tra 70 anni, ma forse 7. Già oggi il mondo è molto cambiato rispetto a 5 anni fa, se non altro nelle aspettative anche dei più futuristi ed ottimisti...

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  6. probabilmente è come dici tu..
    però (parlo della situazione che vedo tutti i giorni a Firenze), se penso al fatto che la maggior parte delle tratte è al di sotto dei 10km (a/r) e vedo tutti i giorni lo stesso caos..qualche dubbio ce l'ho..
    da noi ad esempio ormai tutti hanno auto e moto..3-4 a famiglia..ma con una bici (magari tagliando dal parco delle Cascine) arrivi ovunque in mezz'ora..per dire..hai ospedale, comune, polizia, supermercato in una manciata di minuti di bici eppure tutti (anche il disoccupato) utilizzano l'auto nonostante la poca convenienza.
    Quando ero in cerca di lavoro mi comprai un bell'abbonamento al bus/treno semestrale e con poca spesa riuscii a visitare aziende, centri per l'impiego, varie iniziative in regione oltre a portare 'porta a porta' curricula e lettere varie; oggi il disoccupato ha l'auto e va in cerca di lavoro con tale mezzo, quasi i costi facessero parte del 'dovuto' per la ricerca del lavoro..
    Voglio dire, tutta questa povertà e declino, dove sono? siamo sicuri che la gente seppellirà i propri costumi in una manciata d'anni?
    anche nei film apocalittici o di zombini c'è sempre il tizio che si muove in auto..

    p.s.: mi muovo in bus o a piedi e la fine della gente che scorrazza in auto alle 2 di notte o in moto sgassando sotto casa mia per me sarebbe un dono :)

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    1. Non discuto sul resto del tuo commento, ma su questa tua frase "siamo sicuri che la gente seppellirà i propri costumi in una manciata d'anni?".. ho una risposta: la gente seppellirà i propri costumi automobilistici (ed il volo aereo, oltre che per molti anche il treno), perchè dovrà farlo e presto (per moltissimi è già cosi). Nel senso che un giorno andranno alla pompa e dopo un po' di fila il prodotto, scontatissimo per una "promozione" sarà guarda caso finito (è accaduto proprio a Firenze la scorsa settimana e lo so io che abito a 1000 km in un altro paese, è accaduto nel luglio 2012 non nel 2082; il razionamento è in atto, mascherato da marketing in una operazione congiunta ENI, raffinatori e governo: molto furba). Tempo dopo lo stesso tizio andrà a quel distributore e lo troverà chiuso (in Italia ci sono tre volte i distributori che in Francia: troppi per garantire la protezione militare che meriteranno, per anni già dal biennio 2013-15), allora andrà all'altro distributore della sua zona e ci sarà anche là la fila. Ma senza sconti. E magari anche là il prodotto mancherà. E via discorrendo, via scendendo in basso.
      Aggiungo un dato: gli italiani. Mio padre ha 64 anni. Nato in profonda campagna, ebbe il primo paio di scarpe a 6 anni, per andare a scuola (a piedi, 8 km totali al giorno durante i quali doveva togliere le scarpe per non consumarle), la prima bicicletta a 16 anni, la prima auto nuova comprata coi suoi soldi a 24 anni. Ora è in pensione si è regalato un SUV da 40000 Euro due anni fa, che lava e pulisce (PRIMA che si sporchi) ogni fine-settimana per una mattinata intera e per fare qualsiasi cosa (anche andare alla cosa più vicina che è la farmacia a 500 metri) lo prende. Da 14 distributori di benzina nel raggio di 10 km che c'erano dieci anni fa, ora ce ne sono 3. Quando ce ne sarà rimasto 1, piantonato dai militari, vedrai che di girate ne farà ben poche. Mi dispiace? Certo. Ma questo tipo di mondo era un mondo "one shot". E' durato anche troppo.

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    2. Mi sono domandato tante volte se sono matto o no. Me lo domando quando prendo la macchina al posto della bici per raggiungere la stazione ferroviaria perché piove: lo faccio per non bagnarmi. Ma tra poco dovrò fare senza; probabilmente farei meglio a cominciare subito anziché aspettare. E mi fa strano guardare attorno a me e vedere queste file di macchine che infestano ogni luogo: non so se sono fuori posto loro oppure io.

      A casa mia il consumo di carburante è il trattore: beve meno di 1 t di nafta all'anno, e può dar da mangiare e da bere ad una moltitudine di persone. Di fronte alla scelta, manterremo quello e ci muoveremo a piedi. Ma ancora una volta, gli altri che faranno? Lo permetteranno? O saranno sprovveduti al punto da mandare in malora l'essenziale per tutelare un superfluo già defunto? Quante nubi sul futuro.

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  7. Umhh.....da un pò di tempo sono sempre più orientato ad immaginare un declino graduale (peraltro iniziato da tempo), magari con momenti in cui la discesa può essere più ripida ma che in linea di massima sarà graduale.

    Lo dico perchè più o meno sono sette anni (diciamo dal 2005 quando il prezzo del greggio ha iniziato seriamente a salire e prima che partisse la crisi economica) che parliamo di disastro repentino e immediato. Già allora dicevamo tempo due/tre anni e inizieranno i razionamenti, la miseria e la fame.

    Di anni ne sono passati sette e fino ad ora il declino è stato graduale e financo lento. La situazione generale del paese è quella descritta da Stefano qualche post più su. Insoma una situazione ancora assolutamente invidiata da almeno 5 miliardi di anime che invece il problema di dover cambiare l'automobile neppure lo hanno.

    E' peraltro probabile un'accelerazione del declino, ma in linea di massima credo che ci impoveriremmo gradualmente. E chiaro che non sarà un processo che durerà decenni ma non penso nemmeno che entro il decennio avremmo standard di vita simili a quelli degli anni cinquanta.

    Ci arriveremmo, questo è sicuro, ma non in così pochi anni.

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    1. Io non parlo di disastro repentino ed immediato dal 2005. E nemmeno dal 2007. Ma l'accelerazione degli eventi è impressionante. Da quest'anno parlo di disastro repentino. Ed ho ragione. Mai, dal secondo dopoguerra e mai in generale salvo situazioni di guerra, si è assistito al dimezzamento dell'energia totale disponibile per abitante in meno di dieci anni! La fine repentina di molte famiglie è ancora molto sottovalutata, anche ora, anche in Italia. I risparmi monetari sono al lumicino, l'aggressione del prossimo per fame non è ancora qua tra noi e non lo sarà per ancora qualche anno, ma tutti gli indicatori sono in profondo rosso e tantissimi micro-sistemi economici, sociali, umani, tengono per un lembo fragilissimo...

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  8. nel mentre argentina forse forse ri-esplode
    http://www.ilpost.it/2012/07/08/largentina-e-di-nuovo-vicina-al-default/

    http://blogs.ft.com/beyond-brics/2012/07/06/argentina-its-official-no-more-dollars/

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    1. Ho un'amica, italiana, che dopo due anni passati a Madrid è andata in Argentinae là è sposata un argentino. Bene. Da un anno non fanno che sentire tutti che parlano di "primavera" argentina, di rinascita. Esattamente come alla fine degli anni '90 ed è finita come è finita (quasi due default in pochi anni). Ora arriva il terzo. Quando parla di Buenos Aires dice che semplicemente la vita là è quasi impossibile per un europeo. La città è pesantissima su tutti gli abitanti e l'inflazione reale è a livelli di poter solo acquistare cibo (e pagare affitto e bollette) per oltre l'80% degli abitanti. In pratica non esiste più consumo.

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  9. E'affascinante e allo stesso tempo angosciante, dopo aver letto i bellissimi testi di Nicholas Georgescu-Roegen, scritti negli anni 70, che predicono in maniera scientificamente irrefutabile, sul piano termodinamico, l'imminente è irreversibile declino della civiltà industriale, senza lasciare alcuna speranza di salvezza per milioni di uomini, incominciare ad osservare l'inizio di questa contrazione, nella consapevolezza di quanto sarà devastante nei prossimi anni per la vita di intere comunità, comprese quelle in cui si svolge la nostra vita.

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  10. Il più grande spettacolo dopo il big bang, per l'uomo sarà il crollo imminente della energia procapite disponibile in media dopo la sbornia da combustibili fossili : il vero spettacolo sarà però la prova provata che il futuro riscrive il passato...Forse " vae vicitis" si pùò comprendere solo in quel breve istante in cui si passa dalla parte degli sconfitti...Possiamo assistere allo lenta rovina dello stato sociale oppure decidere noi oggi di demolirlo per destinare tutto a recupero dei suoli e rinnovabili, finchè ancora abbiamo risorse da spostare...Saremo giudicati anche per questi circa 10 anni di fine plateau petrolifero-inizio declino...

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