« La carenza di saggezza sistemica è sempre punita. »
da "Verso un'ecologia della mente"; 1976
IL FATTO
Alexandra Tobias, anonima 22enne americana di Jacksonville, stava giocando a "Farmville" su Facebook quando il suo neonato di tre mesi si è messo a piangere.
Di nuovo. "'Sti bambini! Ma chi me l'ha fatto fare?" ha pensato. Allora, innervosita, invece di cercare su Google come reagire correttamente o di postare la questione sul forum delle mamme moderne, lo ha scosso. Scosso, scosso, scosso. Talmente forte che il pianto del piccolo Dylan Lee è finito, per sempre.
Il bambino è morto per S.B.S.*.
Il 2 febbraio 2011 il giudice le ha inflitto 50 anni di carcere.
I PENSIERI
Storie ordinarie del petrolitico... Vita e morte nell'era del tutto per tutti.
Nei paesi sviluppati i pochi contadini sono diventati agricoltori addetti al movimento terra o ai trattamenti fitoqualcosa con prodotti di sintesi. Homo sapiens sapiens è addetto alla macchina o addetto ai calcolatori o nel migliore dei casi controlla altri uomini. E' un guardiano in un grande museo... E' alla finestra della villa dei nazisti de "Le 120 giornate di Sodoma" di Pasolini. Guarda. Guardare la pena dell'altro è l'ultimo piacere dei moderni, la nuova frontiera dei fascismi dal buco della chiave. Stare meglio di un altro, anche solo immaginarlo, è diventato l'ultimo sogno, l'ultima valle del far west da valicare per giungere nelle innumerevoli Californie piene d'oro agoniate nel poema di Majakovsky per soddisfare i suoi più sfrenati desideri.
Ma nel mondo virtuale, là le cose vanno meglio.
C'è ancora azione. La frontiera è lontana, le possibilità appaiono infinite.
Il numero di contadini cresce esponenzialmente... su "Farmville"! Ma non siete ancora iscritti? Alexandra Tobias si è iscritta, ha giocato, ci ha perso un figlio. Tanti contemporanei passano le ore libere simulando malamente on-line l'agricoltura chiusi in casa (mentre nelle ore non-libere simulano attività produttive, sempre al computer, ma chiusi in uffici) e guai se il bimbo piange ed osa disturbarli nel secolo dell'entertainment!
E' un mondo di turisti, tutti in ciabatte o pigiama, macchina fotografica digitale e t-shirt bianca tutti a bocca aperta in una grande Disneyworld, aspettando a mezzogiorno il panino standard con dentro il giallo fuso, il rosso coi semini ed il verde umettato di rugiada come nella foto. Mangiano l'immagine di un cibo senza storia e senza vita.
Niente è più reale.
Dai una coltellata a Mickey, la ferita si rigenera, poi lui ti saluta con la mano tridattile. Uno e trino.
Scuoti forte i cloni tricolori Qui, Quo e Qua, ti riappaiono magicamente nella vignetta successiva.
Uno e trino l'unico orfano mostro tricefalo Quiquoqua.
La trinità per le masse, masse create e allevate giorno dopo giorno a colpi di barili d'olio di pietra, di tele-giornali e tele-visioni, di scarico dell'IVA, credito facile, posto e salario da passacarte per una vita in cambio di silenzio ed un voto alla DC: paese che vai, ricatto che trovi. Per restare sotto, sottoposto, sub-umano.
Banale. Tutto questo disastro è dietro di noi, dal Gambia al Kentucky, tutti dobbiamo fare i conti con questa falsità, questa vera morte da scontare in una vita che perdiamo appena nati sull'altare di un progresso che è solo malsana violenza che speriamo ricada sul vicino, proprio mentre è lei stessa alla guida dei nostri pensieri, parole, opere ed omissioni quotidiani.
Tutto è show, quando non è museo.
Il primo editore di Bukowski, William M. Packard, un giorno disse che pubblicava Bukowski per scacciare Mickey Mouse dalla testa degli americani. Lo stesso menefreghista Bukowski era toccato, preoccupato ed angustiato dalla "disneyficazione**" dell'America e detestava Topolino, lo temeva fisicamente.
Più di Charles, noi siamo nati "into this". E siamo i vivi morenti into this.
Ma c'è una luce in fondo al tunnel della giostrina nella Klondike gold mine (esaurita). Chi ha sete di vita, di verità, di giustizia, di umanità, di ri-unione dell'uomo con l'attorno non antropizzato (dove ne esista), chi rifiuta una società in lotta ed in guerra perenne con il tutto e col reale, sta combattendo la finzione che spinge nel gorgo nero me, Alexandra, i nostri cari.
*La SBS, Sindrome del Bambino Scosso, è una scoperta medica del dopoguerra. Scuotere un neonato anche con un solo gesto brusco, visto il peso sproporzionato del cranio rispetto alla solidità dei muscoli cervicali, causa con altissime probabilità una lesione cerebrale subaracnoidea e quando non muoia o finisca in coma, il bambino riporta danni cerebrali permanenti per stiramento dei trasmettitori neurali. La SBS spiega tante morti e handycap insorti nei primi giorni di vita, per colpa di un padre, una madre, un addetto della nursery. Molte sindromi psico-motorie apparse in bambini apparentemente sani negli esami ecografici o alla nascita, si spiegano con una manovra maldestra. Sono "scossi" o troppo "tirati" addirittura in sala parto da medici "seriali" o ostetriche "meccaniche"; anche per questo movimenti ed associazioni nella società civile si oppongono alla medicalizzazione forzata ed alla "industrializzazione" della maternità.
**A tal proposito, leggasi :
"Simulacri e impostura. Bestie, beaubourg, apparenze e altri oggetti", di Jean Baudrillard
"Il sogno della merce", di Jean Baudrillard
"The Disneyization of Society", di Alan Bryman
"Tearing Down the Streets: Adventures in Urban Anarchy", di Jeff Ferrell
"The cultures of cities" di Sharon Zukin
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solo una domanda,che per il resto concordo con quasi tutto.
RispondiEliminaPerche' nell'era del petrolitico ostinarsi a scrivere tutto cio' su un sito internet?.
Qual'e' il senso?.
gin
Mah, come quei nomi sulle pareti rocciose tanti e tanti secoli fa. A Pompei è pieno di "mi piace quella", ma anche nelle trincee si è scritto di tutto sulla vita, quale il senso? Boh.
RispondiEliminaLasciare una traccia, rendere pubblico (a quattro gatti) dei pensieri proprii.
Utile? Inutile? Sensato? Insensato?
Ho tanto tempo libero, non sarà un'ora di inutilità settimanale in più a far perdere di altro senso l'esistenza umana mia e degli altri. Boh.
Scrivo perchè posso, ecco.