28.6.12

"Corralito" all'italiana: arriva la crisi di tipo argentino?

Era l'1 dicembre 2001. Domingo Cavallo, ministro dell'economia argentino, dopo il default del debito argentino ed a fronte della fuga di capitali ed alla corsa dei cittadini per vuotare i conti correnti, prese delle misure economiche che si riassunsero informalmente col termine "corralito" ovvero "recintino per il bestiame"... : divieto assoluto per tre mesi (poi diventato un anno!) di ritirare dollari e divieto di ritiro di oltre 250 pesos per settimana (appena sufficienti, al tempo, per acquisti alimentari di una famiglia di quattro persone), divieto infine di esportazione di fondi all'estero. Di fatto vi fu un congelamento degli averi bancari che fece prima impazzire e poi in parte addirittura morire di fame parte del paese (a fine 2002 si contavano 260000 bambini malnutriti, direttamente non si sa bene quanti morirono per le misure legate al "corralito"). In solo un anno, il PIL scese del 14%, l'inflazione mensile ebbe punte ufficiali del 10% (annua attorno al 35%), gli argentini considerati malnutriti passarono dal 12% al 27%. I poveri raddoppiarono, diventanto quasi il 60% del totale degli abitanti, assieme alla disoccupazione che giunse al 25%, fu allora che nacque il tristemente famoso fenomeno dei "cartoneros" (in foto): fino a 40000 persone di tutte le età e classi sociali, in certi casi intere famiglie, si misero per oltre due anni a percorrere le strade di Buenoes Aires in cerca di cartoni ed altri rifiuti da consegnare alle aziende specializzate per guadagnare qualche soldo. Qualche migliaio sono ancora dediti a questo lavoro in nero, molti di loro son riusciti a farne la loro professione e a fondare piccole cooperative di riciclo.

Ebbene, tutto questo ha sempre più probabilità di accadere in Spagna prima ed in Italia poi, magari in forma ristretta, magari in forma "discreta". Nemmeno ai piani alti sanno che pesci pigliare. IL RISCHIO E' ALTO, tutte le pedine sono sulla scacchiera per creare uno scacco matto ai cittadini. Per salvare il sistema potrebbero essere momentaneamente bloccate le frontiere, come prima di Schengen quindi niente di nuovo, a tempo indeterminato, con controlli su fughe di capitali. Contrabbandare valute e preziosi tornerà forse una occupazione di molti, come lo è stato per secoli attraverso le Alpi.
Il premier Monti ha appena chiesto ai ministri di prepararsi al peggio se il summit europeo in corso finirà male: in caso di ennesimo buco nell'acqua (è il 19esimo "summit dell'ultima chance" per salvare l'Euro) prevede un crash dei mercati finanziari, un attacco al sistema bancario italiano allo stremo (vedasi Monte Paschi), e fa capire che dopo il credit crunch più volte negato, ma in atto da un semestre in tutta Europa, un blocco totale temporaneo della liquidità nazionale sarebbe purtroppo dietro l'angolo...

"Monti mette in allerta i ministri: ‘Domenica e lunedi dovete essere tutti reperibili'. Le mosse per evitare un lunedì nero. Le paure del Professore se fallisse il Consiglio europeo
Corriere della Sera di oggi
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27.6.12

Raffinerie italiane: è collasso

La raffineria API di Falconara chiuderà per un anno (in realtà sono certo che non riaprirà più, rimanendo un deposito carburanti come quella di Roma, ma meglio che agli operai e alla opinione pubblica siano propinate favole e altri progetti impossibili), mandando in cassaintegrazione centinaia di lavoratori. La notizia è di quasi un mese fa... ma prima che chiuda gli operai stanno effettuando uno sciopero che potrà essere davvero letale per il settore raffinerie, proprio in questa fase di bassi stock, calo di domanda, di margini e calo di prezzi. Pasquale De Vita dell'Unione Petrolifera qualche giorno fa ha dichiarato: "Ad essere ottimisti quest'anno potremmo perdere almeno altri 4 milioni di tonnellate"*... In effetti è stato ottimista: parla di capacità persa, ma a fine anno misureremo che tra perdita di capacità e calo di domanda dovuto a credit crunch avremo consumato il 25% in meno su base annua. Per quest'anno in Italia, a mio avviso, dovremmo avere realisticamente un PIL a -5,5% (se l'Euro tiene), di cui una buona metà sono mancati consumi energetici. Il prezzo attorno ai 2 Euro delle benzine era già una forma di razionamento. Ora, con calo dei prezzi, c'è da aspettarsi di tutto. Le code a Firenze di cui ho letto ieri, con il carburante rapidamente esaurito, grazie o per colpa delle "promozioni ENI", è il primo segnale del penultimo gradino della crisi energetica petrolifera: stiamo passando dalla fase in cui i prezzi alti uccidono la domanda a quella in cui il marketing ed il pricing devono risolvere addirittura un eccesso di prodotto e celano l'assenza decisionale del governo in merito a quel che già oggi si dovrebbe fare in Italia (ed in Spagna oltre che in Francia, a corto di gasolio dal 2013): razionare un bene prezioso senza il quale non sta in piedi nulla in un paese che si è preparato a millenni di automobile ed invece la bella favola si trasforma in dramma sotto i nostri occhi. Certo che razionando noi, godrebbero i paesi più solidi o dotati di arma nucleare... Forse la crisi carburanti è davvero alimentata da gruppi industriali che vogliono il nostro prodotto?
Dal punto di vista dei consumi petroliferi l'Italia già al 2017 diventerà l'Ecuador attuale, l'ho scritto tempo fa, ma con cinque volte più abitanti, dieci volte più veicoli e la trasformazione di centinaia di migliaia di sfaccendati involontari in ladri ed assassini... 
 *link: http://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/radiocor/economia/dettaglio
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26.6.12

Francia: prezzo del gas, approvato l'aumento retroattivo!

In Francia siamo alla fantascienza: oltre all'aumento di un ulteriore 5% del costo del gas al 1 luglio 2012, il Consiglio di Stato francese ha appena dichiarato legittimo lo "sblocco" delle tariffe dell'autunno 2011 (avete letto bene, dell'anno scorso...) e approvato un aumento RETROATTIVO di un ulteriore 10%*. Il prossimo conguaglio per alcune famiglie sarà salatissimo, già oggi 6,5 milioni di francesi sono considerati "mal chauffés" dall'Osservatorio sulla Precarietà Energetica, di questi molti hanno rinunciato stabilmente a riscaldare l'abitazione. 
Il governo Fillon aveva congelato il costo al metro cubo lo scorso inverno, autorizzando un misero 4,4% di aumento semestrale ed in parte per ragioni elettorali, ma ora nessuno potrà fare molto sulla questione, pena l'incapacità della società Gaz de France di fornire gas a tutti già dal prossimo autunno.
Questo accade mentre la Francia arriva al 99% di importazione di gas: nel 1977 produceva 12 miliardi di metri cubi di gas all'anno, per il 2012 avrà invece estratto poco più di 1 miliardo di metri cubi dai proprii giacimenti nazionali (il giacimento "gigante" di Lacq è praticamente esaurito) ma in proiezione ne avrà consumati circa 45 miliardi**.

*link: http://www.maisonapart.com/edito/construire-renover/energie-chauffage-climatisation/vers-une-hausse-retroactive-de-10--du-prix-du-gaz--7010.php 
**link: http://www.ufip.fr/?rubrique=1&ss_rubrique=317&inner=348&ss_inner=498&id=d_30
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22.6.12

Oro, argento, uranio: le riserve 2009 erano sovrastimate del doppio

Il 31 agosto 2009 riportavo in un commento sul blog "Petrolio"* di Debora Billi che...

 "Le depletion di singoli minerali (estraibili e/o processabili) aggiornate al 2009 sono le seguenti: 
- indio (12 mesi - stock non significativi) 
- piombo (3 - 13 anni) 
- argento (8 - 30 anni) 
- antimonio (11 - 30 anni) 
- uranio (17 - 60 anni) 
- tantalio (18 - 162 anni) 
- rame (33 - 60 anni) 
- oro (32 - 45 anni) 
- cromo (38 anni) 
- nickel (45 anni)" 


Sono passati tre anni. Faccio un aggiornamento sulle riserve, alla fine del 2011, in base agli ultimi dati dell'USGS**. Da ricordare è che il primo dato che indicavo era lo "scenario peggiore" (collassi finanziari, rottura domanda/offerta, guerre,...). Guardate quante sorprese dopo solo tre anni... Non solo avevo ragione, ma ero anche troppo ottimista. Metto tra parentesi quadra gli anni di riserve e produzione teoricamente guadagnati o realmente persi dall'agosto 2009:

- indio (riserve sconosciute)
- piombo (18 anni) [+5 anni]
- argento (21 anni) [-9 anni]
- antimonio (10 anni) [-20 anni]
- uranio (33 anni) [-27 anni]
- tantalio (151 anni) [-11 anni]
- rame (42 anni) [-18 anni]
- oro (19 anni) [-26 anni]
- cromo (20 anni) [-18 anni]
- nickel (44 anni) [-1 anno]

Conclusioni: i dati previsionali a distanza di circa tre anni sono cambiati, in peggio, per la gran parte dei minerali... Il mondo dopo il picco dei minerali non ha le stesse previsioni, dopo il picco: la caduta è più rapida, in certi casi, anche rispetto allo scenario più apocalittico... Sono passati tre anni, ma ad esempio invece di disporre di oro primario da miniera per altri 45 anni, ce ne resta nemmeno la metà in senso temporale e - particolare non da poco - si intuisce che potremo averne tanto solo aumentando gli investimenti (ed il prezzo, notevolmente) oppure andandolo a cercare ovunque in barba alle leggi ed alla conservazione del patrimonio naturale... 
E per il petrolio? I 200 anni che si ipotizzavano ad esempio per la Norvegia solo nel 2000 ora sono diventati 18 (e quello che potranno esportare forse nemmeno 4 anni, invece dei 160 previsti solo una dozzina di anni fa), ma anche là solo "se continueranno gli investimenti"...***

Il debito totale mondiale (oltre 80000 miliardi di dollari...) quantifica anche tutte quelle risorse in più che avremmo dovuto trovare, per lavorarle, capitalizzarle e ripagare gli indebitamenti singoli, e che non solo non abbiamo trovato ma se le abbiamo trovate non abbiamo avuto e non stiamo avendo mezzi tecnici per estrarle. Il futuro dell'industria è nero più del nero.

*link: http://petrolio.blogosfere.it/2009/08/auto-ibride-e-elementi-rari.html 
**link: http://minerals.usgs.gov/minerals/pubs/commodity/ 
***link: http://www.norway.org/ARCHIVE/business/businessnews/oilproduction/
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14.6.12

"No oil, no money": casse previdenziali greche vuote tra 60 giorni

"Il petrolio c'è e ci sarà sempre, sta solo finendo quello che possiamo estrarre, 
più rapidamente finisce invece quello che possiamo raffinare, 
dall'oggi al domani finisce quello che non puoi comprare tu." 
anonimo

Nella tabelle dell'energy mix* del professor De Sousa, del 2010, era possibile vedere quali paesi dipendevano più di altri dal petrolio per la produzione di energia ed, in parte, per la produzione di ricchezza e quindi anche per la capacità di ripagare il debito totale, pubblico e privato. I paesi più "petrolio intensivi", in traduzione letterale dall'inglese, sono anche quelli più indebitati rispetto alla produzione di ricchezza totale. Quasi una condanna a scomparire, a livello di nazione industrializzata, una volta scomparso il carburante che ne permette la sopravvivenza. La tabella indica anche, in parte, le "probabilità" di catastrofe nazionale, tipo la fine dei denari nelle casse previdenziali. Il primo paese per dipendenza dal petrolio nel 2010 era la Grecia. Per la Grecia, oggi, la fine del denaro (diciamo il punto zero del flusso di cassa) per pagare a tutti regolarmente pensioni e cassa integrazione del settore privato è prevista ufficialmente per luglio 2012**. Lo ha comunicato il governo nelle ultime ore. Migliaia di pensionati, già ridotti a poter solo comprare cibo e pagare la sola bolletta della luce con la magra pensione, semplicemente dovranno vivere di elemosina (o ammazzarsi).
Subito dopo in quella famosa tabella venivano: Irlanda e Portogallo, poco più distanziate Spagna ed Italia.

link*: http://blogs.ft.com/energy-source/2010/04/12/eus-most-oil-intensive-countries-are-also-its-most-indebted/ 
link**: http://www.liberation.fr/depeches/2012/06/13/la-grece-a-court-d-argent-fin-juillet-pour-payer-les-fonctionnaires-et-les-retraites_826079
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12.6.12

Air France: i piloti di troppo "vadano a volare in Cina"

La bancarotta delle compagnie aeree monta, monta, fa paura: 30 milioni di posti di lavoro al mondo ne dipendono più o meno direttamente, quanti in Europa? 
La fine prossima del mondo che vola è ben nascosta (ancora per poco) da altre crisi più evidenti ed impellenti, che tuttavia non fanno altro che accelerarla. Niente debito pubblico, niente sovvenzione e manutenzione aeroporti e reti di trasporto pubblico e connessione logistica tra metropoli ed aeroporti, tanto per citare un esempio.
Ufficialmente sono 272 i piloti "di troppo" già oggi in Air France* (ufficiosamente si parla di oltre 600!). Sono talmente di troppo, impossibili da retribuire - ed anche da indennizzare - all'orizzonte 2015, che sono in corso trattative tra i sindacati, l'associazione nazionale piloti francesi e la Cina per inviare il "di più" in Asia, in compagnie private cinesi "per due o tre anni". Questo accade nell'attesa che Air France possa dialogare e dare la notizia del proprio collasso economico al nuovo parlamento ed al nuovo governo socialista... in attesa di nazionalizzazione. Eh già: voleranno sempre meno persone, ma saranno tutti i cittadini a terra a pagare (con la loro disoccupazione o l'esproprio forzato del reddito). 

*link: http://www.lemonde.fr/economie/article/2012/06/12/face-au-sureffectif-en-france-les-pilotes-seraient-incites-a-aller-travailler-en-chine_1717144_3234.html 
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Grecia: niente più gas per produzione elettrica

Metà delle bollette elettriche in Grecia nel corso del 2011 non sono state ancora pagate e, nonostante i numerosi distacchi di corrente per morosità, il gestore nazionale fatica a tenere in piedi la produzione per coloro che ancora possono pagare o hanno minimi ritardi. 
La Grecia non ha più un soldo per importare tra l'altro il gas naturale indispensabile a tenere in piedi la rete elettrica nazionale. Ancora un paio di mesi e dovranno iniziare il razionamento elettrico, che non finirà mai, ma questo non lo dirà nessuno (a priori). Poi accadrà alla Spagna. Mentre la Germania teme, come ho scritto poco fa, che degli improvvisi black-out possano scatenare il caos urbano già dal prossimo inverno.
Ma ovviamente tutto va bene ed andrà per il meglio.

link: http://www.bloomberg.com/news/2012-06-10/greek-blackouts-risked-as-power-companies-cash-runs-out-energy.html 
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1.6.12

La fine del diesel inizia dalla Francia?

(La metto tra parentesi questa notizia perchè le mie fonti non sono ufficiali, per ora. Pare che già il governo del liberale Fillon stesse già pensando di mettere al bando il gasolio per auto all'orizzonte 2014. Il governo del socialista Ayrault, se avrà la maggioranza parlamentare, potrebbe gestire meglio l'uscita di scena del carburante più consumato in Francia, ma proteggendolo dallo "spreco" dell'uso meno necessario (e meno o non produttivo). Per evitare la penuria di gasolio prevista sull'Europa dal prossimo anno, nonostante la crisi che dovrebbe abbassarne i consumi, l'unica soluzione per gestire il caos di un razionamento sarà permettere solo al trasporto pubblico, ai mezzi agricoli, alle flotte aziendali, a furgoni e camion di approvvigionarsi, con dei plafond giornalieri di consumo piuttosto stretti. Dal 1 gennaio 2014 dunque solo un'azienda, pubblica o privata, avrà diritto di continuare ad usufruire del gasolio. E' la fine della classe media? Quanti potranno convertirsi alla benzina?
Al contempo per le famiglie e per i privati che ancora vorranno rovinarsi con l'acquisto di un'automobile nuova si punterà tutto su ibridi benzina e GPL o benzina ed elettrico, con incentivi mirati.)
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