29.4.12

Isola di Pasqua: non solo teste di pietra, ma interi corpi

Sono ormai famosissimi gli studi di Jared Diamond sull'Isola di Pasqua, quale esempio illuminante di una probabile fine delle società. Una fine mediamente stupida.
Ho appena scoperto, trovando per caso una recente immagine sul web, che le teste dei Moài sono davvero una piccola parte emergente dell'intero corpo! Non avevo mai visto le foto dei lavori dopo lo scavo...
Questi isolani per secoli hanno tagliato alberi per costruire, spostare ed erigere statuone immense, oltrepassando il limite oltre il quale eventi naturali imprevisti impediscono poi alla foresta di ricrearsi.
Lo scopo della vita umana, e dell'era industriale, è di distruggere tutto per erigere monumenti di se stessi e per se stessi?

link: http://www.redicecreations.com/article.php?id=17288
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24.4.12

"Sii buono"

"L'errore altrui, lascialo dov'è."
Marco Aurelio 
Ultimamente leggo molto i testi di Marco Aurelio... ed il mondo petrolitico mi interessa sempre meno, pur ritenendo sempre utile, giusto, buono occuparsi di come va e come finirà. 
Ma ammetto che l'attualità del post-picco mi tange poco, nonostante il suo aggravarsi e l'avverarsi di molte predizioni. Eppure sorrido. In questi giorni sono impegnatissimo ad essere buono. Perchè la vita vive ovunque. E questo è un dato di importanza fondamentale. Ma la morte delle cose mi sovrasta, la mia addirittura mi impregna dal risveglio fino a notte fonda ed a volte anche mi risveglia tra incubi e sudori, la morte dei miei cari, di amici e conoscenti mi dispiacerà se accadrà che io abbia a morire dopo di loro. In ogni particina del mio corpo si scrivono pian pianino l'ora, il giorno, l'anno del morire del mio tutto organico. Che passerà immediato in altri vivere. Per farla beve: fin tanto che vivo, fin tanto che posso, faccio in modo di essere buono. 


"Tutti contribuiamo comunque ad un unico risultato finale.(...) 
 Quello che non è utile allo sciame, non è utile nemmeno all'ape.
Marco Aurelio
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20.4.12

ENI vorrebbe trivellare tutto l'Adriatico, lo Ionio ed il Tirreno

"Ricordate l'incidente della Bp nel Golfo del Messico?", ha detto l'amministratore delegato dell'ENI, Paolo Scaroni, in un seminario milanese a porte chiuse: "Ebbene, unica al mondo l'Italia ha risposto con una legge che impedisce lo sfruttamento di petrolio e di gas praticamente in tutti i mari italiani". Poi prosegue affermando che eliminare questi vincoli porterebbe investimenti, creazione di 70 mila nuovi posti di lavoro e 40 miliardi euro di entrate per lo Stato in 20 anni.*

AVETE LETTO BENE, è l'ultimo stadio dell'era industriale. Siamo a messaggi contraddittori dal punto di vista della logica, che fanno leva su un esasperato aziendalismo. Basta eliminare via via ogni vincolo, regola di condotta morale o limite eco-logico e l'azienda con la sua etica speciale e la sua tecnologia miracolosa è garanzia eterna di produzione di capitale, lavoro, denaro. Vorrebbero un futuro senza alcun'altra legge che l'obbligo di trasformazione del Tutto (dall'albero al giacimento di petrolio) in utili... Ricordatevi le parole di Paolo Scaroni, sono quelle su cui si è fondata e si giustificherà la distruzione naturale, culturale, sociale e pure quella economica dell'Italia. Mi chiedo se lui stesso ci crede o deve dire cose del genere per le raffinate ed etiche platee che pendono dalle sue labbra...

"Maledetti vincoli, maledette profondità marine, maledetta natura e maledette leggi che ci impediscono di produrre!" avrà pensato... Ma perchè non aboliamo qualsiasi legge? Ora? Il PIL schizzerebbe in alto fino al soffitto ed oltre: immaginate soltanto di poter tagliare e vendere all'estero tutto il legname esistente in Italia, esporteremmo legna per miliardi di Euro, potremmo ripagare tutti i nostri debiti ed anzi indebitarci senza problemi per un altro secolo, certo per poi ritrovarci sotto maree di fango per i vent'anni a venire e senza più la garanzia di fertilità dei suoli a monte e pure a valle, forse per secoli ("no trees, no men").

Nel finale del libro di Diamond sul collasso delle società industriali, si dice che l'ultimo abitante dell'Isola di Pasqua davanti all'ultimo albero avrebbe scelto di tagliarlo al grido di "più lavoro, meno alberi". Si è molto speculato su questa frase, io ho la mia personale visione a riguardo: la decisione del povero disperato di scegliere più lavoro è dettata dall'assoluta mancanza di lucidità... Il problema dell'ultimo uomo dell'Isola di Pasqua è appunto che è rimasto l'ultimo, in preda alla follia della solitudine, e in quest'ottica non ha senso chiedersi se sia giusta questa o quella sua decisione in merito al capitale naturale ancora esistente attorno a lui, in ogni caso ha perso la testa ed il senso, non potrà forse che replicare l'ultima azione sensata che ha permesso a lui di esistere: distruggere l'attorno per costruire una fuga. La metafora è che non importa quanto si gestirà l'era industriale, a termine tutto il capitale sarà annullato se verrà a mancare la garanzia che è il capitale naturale stesso: fertilità dei suoli, alberi, giacimenti minerari, uomini umani... A termine, tutti gli uomini (tranne l'ultimo) hanno perso se partecipano all'era industriale con ottica competitiva.
Tornando alle frasi in alto, forse Scaroni semplicemente non conosce l'entropia, il futuro anteriore, il passivo o i sinonimi e contrari: non importa quanto produrremo se poi avremo prodotto tutto, perchè quando tutto sarà stato prodotto tutto giacerà istaneamente distrutto.

*di Gianluca Di Feo e Primo Di Nicola per "l'Espresso"
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18.4.12

Scaroni contro la Termodinamica

Paolo Scaroni, direttore generale ENI, 15 marzo 2012 (vedasi video più in basso):
"Siamo nella migliore situazione di sempre
per sviluppare crescita e utili".
Sembra un disco rotto. Forse davvero nessuno ci crede, ma tutti vogliono crederci altrimenti è davvero finita?

I discorsi del grande capo di ENI, Paolo Scaroni sono incredibili (più in basso ho postato la sua ultima apparizione video). Estrarre petrolio per produrre utili è un qualcosa di eterno. Scaroni ha forse inventato l'anti-materia o ancora deve studiare un po' di fisica? O forse non ha visto le foto delle migliaia di ettari di deserti post-petroliferi nel mondo, come quello di Baku (in foto a lato): anche quelli erano tutti pozzi produttivi, facili, erano pozzi di una industria petrolifera nella migliore situazione di sempre per garantire crescita ed utili e che ora inquinano l'area per secoli e rappresentano un costo planetario incommensurabile... Là è tutto spento, sinistro, inutile, incomprensibilmente fermo e mortale. Crescita? Valore? Denari? Dividendi? No: il 100% dei campi produttivi di gas e petrolio di ENI a termine saranno come l'Europa prossima ventura: spenti e sinistri, anche se non ancora vuoti.
Quelle di Scaroni sono chicche di aziendalismo, direi delle stupende verità economiche provvisorie ecco, in cui si comunica agli investitori che
a- si crescerà sempre
b- si produrrà sempre di più
c- si perseguiranno gli obiettivi più in fretta
d- come sempre saranno macinati gli utili e infine distribuiti i dividendi
E' una messa, per altro senza grandi effetti scenici e recitata con un inglese dall'accento misto veneto e sardo, un ritrovo di adepti dove la scienza è terribilmente assente, tutto si basa sulla fiducia verso il capo: ENI in sostanza è un'azienda basata su un sogno costruito sull'incubo della depletion petrolifera. Estrarre l'eterno petrolio (eterno a patto che lo si paghi sempre più) è un gesto lontano e nascosto, agito da pochi ingegneri, anch'essi adepti di una cerchia di consulenti finanziari, economici e di comunicazione in cui si cambiano i nomi delle cose per oscurare il declino inesorabile.
"ENI progredirà in eterno, basta che continuino gli investimenti", infatti per estrarre un barile oggi devi usare oltre 7 volte più energia (e quindi denaro, che a sua volta è una misura di tempo, energia e materia prima) che nel 1950, direi che si tratta di un bel progresso tecnologico: di petrolio ce n'è sempre meno, di peggiore qualità, sparpagliato in orizzontale e sprofondato ben in verticale nel sottosuolo, quando va bene è sotto un oceano e tra croste di sale di centinaia di metri di spessore... ma questa è la migliore situazione di sempre per garantire crescita ed utili. Scaroni deve aver letto il Candido di Voltaire, tante volte da impararlo a memoria ma l'ha capito al contrario.
Siamo invece, nella realtà extra-azienda, al punto di rottura. Scaroni lo sa che "OIL IS THE NEW GREECE" ? (http://www.marketwatch.com/story/oil-the-next-greece-type-negative-2012-02-27) Ovvero che l'industria petrolifera nel suo complesso è ad un passo dal baratro?

Oltre che contraddire i principi della termodinamica, Scaroni non ha nemmeno letto lo stesso rapporto di ENI del 2011*... Col quale si contraddice. I calcoli errati al massimo sui dividendi per gli azionisti 2011-2014 si basano sulla stima assurda ed irrealistica di un prezzo calmierato sul trienno in corso di soli 70 $ al barile! Il prezzo medio nel 2011 invece è stato di 98 $ al barile (parlo di petrolio WTI, nemmeno di Brent), per un errore di 28 dollari e per il 2012 siamo già ad un prezzo medio di 112 $, ma loro a fine 2011 hanno stimato che per il triennio in corso ci dovrà essere un crollo deflazionistico impressionante se vogliono stare sui 70 $ di media, ma non lo dicono, quindi che valore minimamente scientifico ha il tutto? Leggiamo:

"Sulla base del prezzo del petrolio di $70 a barile assunto a riferimento per la pianificazione del quadriennio 2011-2014, ENI incrementera il dividendo per azione in linea con il tasso di inflazione OCSE"

Tutte le parole e promesse nel video e nei comunicati stampa, o riportate dai giornali letti dagli imprenditori italici, da cui dipende la vita futura prossima di centinaia di migliaia di italiani, sono basate su stime colpevolmente e/o volontariamente errate o comunque smentibili da un bambino di cinque anni... Sul dato più importante, il prezzo medio del barile di greggio, le stime di ENI al momento sono errate del 59%... Come è possibile che la prima azienda italiana viva in questa bolla di irrealtà e nessuno se ne stia accorgendo? E sulle riserve? Forse ENI calcola male anche in questo campo? Quante le risorse estraibili? Di quanto le hanno esagerate? "Dipende dal prezzo, dai consumi, dall'economia, dalle leggi per nuove esplorazioni, dalla geopolitica e dalle nuove tecnologie..." risponderà Scaroni. Ma il dato che fornirà, di quanto sarà gonfiato? Se è gonfiato del 60% come è sgonfiato il prezzo del barile su cui calcolano attività future e dividendi, allora di petrolio sicuro non ne abbiamo per altri trent'anni, ma nemmeno per i prossimi dieci.
Entro il 2022 probabilmente andremo tutti a piedi. A piedi a cercare cibo, armi, amore, acqua, donne da stuprare. Ma questo è il domani e ci penseremo appunto domani, perchè intanto ieri non esiste più ed adesso conta solo che oggi siamo nella migliore situazione di sempre per generare crescita e utili.
Il presente è diventato l'unico orizzonte del vivere umano. E questo è quel che di più simile c'è al morire.
Homo sapiens sapiens è assente, futuro e passato sono schiacciati da un pericolosissimo nuovo mammifero bipede astorico, dotato di macchine capaci di distruzioni fenomenali, silenzioso devoto all'aziendalismo...

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17.4.12

ENI: raffineria di Gela verso la chiusura

500 dipendenti resteranno a casa per un bel pezzo: ENI ha deciso di chiudere parte della raffineria di Gela. La chiusura durerà un anno. Tutto momentaneo?
No, la crisi petrolifera italica non finirà mai. Anche se la vicina Libia tornasse agli splendori passati, un eventuale surplus non tornerebbe più nei serbatoi italici.
Solo Total in Europa ha avuto il coraggio di dire, quasi due anni fa, che i carburanti oltre i 2 Euro al litro sarebbero presto diventati la regola e che addirittura li dovremo rimpiangere.

Per Gela, tra un anno o forse prima, sarà dichiarata la chiusura totale: non voglio fare terrorismo, ma per i raffinatori europei, ed in particolare italiani e spagnoli, nel breve termine all'orizzonte non c'è nessun aumento possibile dei margini operativi. Ai lavoratori verranno sorbite chiacchiere su chiacchiere come per Termini Imerese, non servirà a nulla e a malapena stavolta si eviterà lo scoppio del caos in tutta la Sicilia.

In Francia addirittura, dove le cose vanno ancora "benino", si è difatto nazionalizzato il settore garantendo parte dei mancati introiti, di Total prima e di Petroplus poi, con dei giochini contabili, facendo intervenire nel secondo caso la stessa Total e non direttamente il governo, per evitare ritorsioni della UE.
Le raffinerie non guadagnano più nulla, in tutta Europa (l'Europa dei 15 importa il 99% del petrolio da raffinare...) da mesi i margini netti sono al lumicino, in parte si lavora già in perdita e se non verrà nazionalizzato il settore produttivo dei carburanti, l'Italia collasserà molto prima del previsto. Tanto collasserà lo stesso.

Il razionamento del gasolio prima, della benzina e del GPL poi, è una questione di quando non di se.

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16.4.12

Francia: furti di carburante in aumento

Nel 2011 in Francia siano stati rubati 20 milioni di litri di gasolio ai TIR in sosta nei parcheggi delle autostrade*. Un nuovo metodo di furto, più rischioso, è investire in una targa falsa per servirsi sempre da soli e poi fuggire di corsa: chiunque infatti è in grado di farsi stampare in dieci minuti una targa, da qualsiasi calzolaio, da alcuni tabaccai o al supermercato, per soli 15 Euro.
E questa settimana è nata una nuova moda**: manomettere le pompe alla chiusura della cassa, o in piena notte, e far godere il quartiere ed i propri amici di carburante gratuito, almeno fino all'arrivo delle forze dell'ordine.
Tutto questo accade nel paese più video-controllato e militarizzato d'Europa per quel che riguarda la distribuzione di carburante. In Francia gli addetti alla pompa sono spariti da oltre dieci anni e tutto è ormai automatizzato, il sistema permette quindi costi bassi per i clienti, ma è tuttavia piuttosto fragile; infatti, a forza di crisi economiche e calo di domanda, criticamente si è scesi in questi mesi sotto la soglia dei 2 distributori ogni 100 kilometri quadrati. Ci sono circa 5 volte meno distributori che in Italia e nelle campagne francesi è ormai un'abitudine avere sempre delle taniche piene nel proprio garage.
Insomma si avvicinano gli anni delle camionette di polizia o delle guardie private fisse a difesa delle pompe di benzina. Poi sarà semplice gestire le "tessere" del carburante (facile individuare e bloccare le carte di pagamento). Già oggi un rifornimento di gasolio per auto nel dipartimento dove abito è limitato a 115 Euro al giorno e per carta di credito (con banconote è impossibile rifornirsi dopo la chiusura, ovunque e da anni). Quindi... a prezzi unitari che aumentano, a 115 Euro fissi i litri corrispondenti sono sempre meno.
Tutto questo si chiama razionamento.
A quando nel resto d'Europa?

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8.4.12

Riprogettare la città secondo la Costante di Marchetti

Buona Pasqua a tutti, in dono vi lascio uno dei più illuminanti post dell'ultimo periodo. Di Anna Ryden, esperta di guai energetici.

Nel 1994 il fisico italiano Cesare Marchetti ha pubblicato il lavoro "Anthropological Invariants in Travel Behaviour" che dimostra come gli spostamenti personali sono molto più regolati da istinti di base che da ragionamenti economici. La costante di Marchetti dà il valore di 1,5 ore giornaliere come tempo massimo accettato da noi umani per gli spostamenti. Da sempre, 10.000 anni fa, ma anche oggi.
http://oronero.wordpress.com/2012/03/01/la-costante-di-marchetti-e-larea-c/

Ripensare i proprii bisogni secondo il raggio di 45' di bicicletta (o di cargo-bike tutte da costruire) attorno alla propria abitazione... Sembra pure una facile missione per un'Italia storicamente densa di micro-attività. Non so se il futuro sarà delle biciclette, di certo non è delle automobili.
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5.4.12

Nota spese personale

Nell'aprile 2006 un tragitto di sola andata in auto Lione - Torino mi costava 67 Euro tra pedaggi autostradali, tunnel, carburante. Ora costa 108 Euro. Un aumento totale del 61%. Dice "ma piglia il treno no?", beh tra Lione e Torino c'è oggi la metà dei treni rispeto al 2006, il costo è aumentato, si deve prenotare almeno un mese prima e per persona costa circa il doppio rispetto ad un viaggio in auto in due. Quindi solitamente optiamo per la condivisione dei posti auto, domani giustamente saremo in 5 e per persona un viaggio Lione - Torino costerà 21,60 Euro. Meno che i frequenti viaggi in auto, spesso solitari, che l'era petrolitica a 0,80 Euro al litro ci consentiva dunque...
Ah, l'affitto di casa è pure lui aumentato del 20%, mentre i valori immobiliari se avessimo comprato sono rimasti stabili e non si vende più nulla, almeno da queste parti.
Nel frattempo le entrate, le buste paga diciamo, sono aumentate del 15%. Tanto per dire che è confermato: moriremo tutti, ovunque ci troviamo, ma prima del previsto e peggio del previsto.
Amen.
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