30.1.13

Etanolo, un futuro già passato?

"Cos'è una picchiata? Devi buttar giù l'aereo, giù dai, come a finir schiantato... Per farti un esempio, è come dopo la siccità immane in America, hai presente quei grafici sulla produzione di etanolo da materia verde? Cosa vuoi che cresca se le falde le hai vuotate e non piove più?
A proposito, ma nel nostro Cessna quanto carburante restaaaaaah!?"
Istruttore di volo di Oklahoma City che parla al suo allievo, registrazione prima dell'incidente del 13 gennaio 2013

Un altro picco dietro le nostre spalle? Il "boom" dell'etanolo negli States ha avuto la vita brevissima. 
L'etanolo era il futuro, tanto che si è dirottata, anche mediante incentivi ed altre leggi criminali, materia verde dal farne alimentazione o mangimi, per produrre carburanti. Non solo negli USA, anche in Pianura Padana la corsa non all'etanolo ma alla metanizzazione di questo o quel rifiuto, dai liquami al verde, sta trasformando certe province in importatrici nette di materia verde, addirittura dal centro Europa non solo da altre regioni.
Da due anni la siccità ("cambiamento climatico? quale cambiamento climatico?") fa la sua parte e negli Stati Uniti stanno spegnendo (alcuni chiuderanno già nel 2013) uno dopo l'altro tutti gli impianti che producevano etanolo. L'attività riguarda soprattutto il Midwest dove gli americani, agronomi ed ingegneri, hanno due grandi problemi: le nappe freatiche millenarie a livelli infimi, seccate e prosciugate in neanche 60 anni per irrigare aree immani ed ora da circa tre anni una siccità che non sembra voler invertire rotta e che si aggrava. Dati alla mano, nonostante la domanda molto alta, la produzione di etanolo del Midwest è passata da un massimi di 883000 barili al giorno ai 757000 giornalieri: più investimenti, più domanda e la produzione cala del 15%.
Penuria di mais in tutto il paese quindi, con sei mesi di anticipo rispetto all'anno scorso, dove la penuria fece fallire solo qualche mattatoio e un paio di aziende di mangimi che erano già al collasso. La produzione di etanolo, secondo i dati dell'EIA, è calata del 15% in sei mesi ma se si ripetessero le condizioni climatiche del 2011 e 2012, potrebbe andar giù ad un ritmo del 25% annuo: pochi anni ancora ed il Midwest, stato benzinaio verde, diventerà una sorta di nuovo deserto... 
L'etanolo doveva essere la benzina del futuro, come in Brasile (ormai "etanolo" è il nuovo nome che stanno dando alle foreste primarie, "Cos'è tutta quella giungla? Facciamo che saranno, toh diciamo 14-15 anni di etanolo e vai con caterpillar e trattori"): la risorsa di riserva, abbondante e sicura, "almeno per far andare le auto dei ricchi se proprio il mondo deve andare a putt...", invece è durata e sta durando ancora meno del cattivo petrolio.

link 1: http://www.bloomberg.com/news/2013-01-30/ethanol-output-in-u-s-falls-2-8-to-record-low-on-shutdowns.html
link 2: http://www.eia.gov/dnav/pet/hist/LeafHandler.ashx?n=PET&s=W_EPOOXE_YOP_R20_MBBLD&f=4
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Tempesta tropicale in Norvegia, in gennaio

"Calotta in Groenlandia sciolta? 7 metri di mare in più. Antartide scongelata? 65 m in più. In totale fanno 72 metri di livello del mare in più, in orizzontale son decine di kilometri sott'acqua: terreni coltivati da secoli sterilizzati dal sale in nemmeno trent'anni. Nessun terminale marittimo funzionante, niente più petroliere, nulla potrà attraccare semmai ci sarà petrolio per farle salpare. 1200 milioni di persone abitano, oggi, in queste zone ed altri costruiscono per andare ad abitarci presto: chi li sta autorizzando? Sulla base di quali dati si ampliano città, se ne fondano ancora di nuove? Cosa fa la politica? Chi paga stipendi nel privato, per dimenticare e falsificare e distruggere, a ricercatori ed ingegneri che, invece, dovrebbero utilizzare il metodo scientifico per salvare il salvabile?
Entro settant'anni ci saranno 4000 anni di civilizzazione stanziale planetaria sott'acqua: nessun pompiere verrà a salvarci, perchè le caserme saranno fallite ed i camion arrugginiti, nessuna rete per telefonare, niente corrente elettrica per accendere un computer, niente acqua potabile ne' cibo per milioni, anche qui... proprio in casa mia, proprio nella mia città."
Anonimo climatologo amatoriale
 
Insomma.
Cosa ci fa la tempesta tropicale Jolle, coi suoi 13 metri di fattore d'onda previsti, nel bel mezzo del Mare del Nord? Non ne parla praticamente nessuno, ma dopo quella del 1986, sarà la "bomba" depressoria più forte dell'Atlantico Settentrionale e per ora ha già battuto i record di vastità: con uno sviluppo più ampio dell'uragano Sandy, Jolle sta portando un clima di piena estate in Portogallo, primaverile in Belgio e ha "spento" l'inverno, già piuttosto mite, in mezza Europa. Dove abito io, "di solito" c'è +3°C di massima di questi tempi, domani mattina la temperatura minima sarà +7°C...
Chissà se le decine di piattaforme tra Norvegia e Regno Unito terranno, chissà se tutte le petroliere sono al sicuro. Piuttosto impressionante la previsione del servizio meteo norvegese.
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28.1.13

Australia, la nuova normalità è la catastrofe climatica

"E che muoia Sansone, con tutti i Filistei!" 
Il super-uomo, ed assassino, Sansone si vendica di un torto, 
suicidandosi ed uccidendo in un rapido folle gesto 
più gente di quanta ne abbia uccisa in tutta una vita...
(Antico Testamento; Libro dei Giudici, 16)

Accadrà anche a noialtri quel che accadde a Sansone? 
Stiamo premendo il bottone dell'autodistruzione?
Cosa sarebbe successo bruciando e bruciando idrocarburi fino all'ultima goccia estraibile?
Avremmo rimpiazzato forse l'ossigeno con l'anidride carbonica a termine? Liberando depositi di metano e poi trasformando il pianeta Terra in una pentola impazzita?
Quanti umani rimarrano se mai imboccheremo una discesa della temperatura globale?

"Floods" (inondazioni...) è diventata ormai una voce supplementare dell'enciclopedia (wiki) del Queensland. "Demografia, storia, economia,... inondazioni". L'eccezionalità climatica che costa all'Australia un centinaio di morti all'anno, alcuni punti di PIL , tra siccità e diluvii sta mettendo in ginocchio l'unico continente che finora non conosceva la crisi.
E da laggiù viene uno spunto per i nuovi Noé di tutto il mondo: non solo dovremo salvare noi ed i nostri  simili dai crac bancari, dal debito pubblico in esplosione, dalle bolle immobiliari, dal razionamento energetico e dalla disoccupazione... forse ci toccherà salvare anche loro, gli animali selvaggi (per quei pochi che ne restano) i quali subiranno una fine prematura e pessima anche per colpa di homo sapiens sapiens, l'Animale Principe della Terra che tutto ha scoperto, ovunque costruito, tutto ha nominato e scritto, tutto ha e tutto è.
Cosa provo davanti a questa immagine? Meglio pensarlo solamente, meglio non scriverlo.
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24.1.13

23.1.13

Francia: epidemie di scabbia, bisognerà conviverci

"Una pulce, la tua morte" 
Graffito nei bagni di Auschwitz, 
da "Se questo è un uomo" di Primo Levi

Finite le facilità dell'era del petrolio, le malattie più banali torneranno a martoriare gli umani. Pochi e non sempre accessibili agli umani automatici "industrializzati" sono i rimedii naturali efficaci, per certe malattie poi di rimedii naturali non ce ne sono proprio. Disturbi che tuttora sono considerati banalmente curabili, diventeranno protagonisti della vita quotidiana e causa di morti inaspettate ed anticipate per milioni di umani, già in questo decennio. 
Sono circa tre anni che la scabbia (a lato, sarcoptes scabiei, l'acaro della scabbia che non è una pulce come quelle temutissime nei lager e nei gulag) ha fatto ritorno nella vita quotidiana dei francesi: costosa economicamente e moralmente molto faticosa da affrontare, sta spingendo i giornali a raccogliere testimonianze e dar consigli*. Non conosco qualcuno che non abbia avuto a che fare con questi antipatici esserini, magari non direttamente ma all'interno dell'azienda o dell'istituto scolastico dove lavora oppure che non abbia parenti o amici che han subito e tuttora subiscono la via crucis della scabbia. Negli ultimi anni, complici l'aumento esponenziale degli animali domestici e la "decadenza" nei costumi sempre più promiscui di una umanità in crisi, le epidemie sono tornate all'ordine del giorno in scuole, ospedali e case di riposo. A Saint-Just nel dipartimento Loira, la MRL**, che è la seconda casa di riposo di Francia per numero di letti con ben 550 posti, da questa estate si son razionate le visite ai pazienti ed è stato attuato un piano di emergenza che tuttavia non sta riuscendo ad eradicare il guaio. La scabbia, se non curata assiduamente e con prodotti farmaceutici, è un malanno che dura anche decenni. Inoltre, ci si mette pure la crisi economica ed industriale, perchè una parte dei farmaci indispensabili alla cura sono esauriti per troppa domanda ed addirittura il "banale" farmaco al sulfirame e benzoato di benzile, presente sotto molte forme in vari paesi, non esiste più da mesi sul mercato francese: una penuria da "troppa richiesta" che sta diventando una scomparsa definitiva, visto che pare ci sia una sola azienda rimasta a produrre il farmaco per sessantasei milioni di abitanti e non ci guadagni nulla a produrlo per una serie di ragioni dovuti ai rimborsi delle mutue, ergo il cartello farmaceutico spinge affinchè i malati acquistino i prodotti non rimborsati, meno efficaci e dal costo singolo di 55 euro, invece che pochi spiccioli...
L'agenzia francese del farmaco ha ricordato la condotta da tenere in caso di scabbia, puntualizzando che da mesi manca appunto il farmaco di base e che il numero di casi in Francia, soprattutto nel quarto Sud-Est (Rodano-Alpi) è in forte aumento***. Dal 2011 l'Istituto di Sorveglianza Sanitaria francese, che segue le epidemie, sorveglia la scabbia da vicino, poichè sta tornando sopra alla soglia epidemica con progressione lineare****.
Riepilogando, la scabbia progredisce ed i farmaci per curarla vengono a mancare sempre più, chissà come finirà per i francesi? Avranno diritti strombazzati sui giornali di tutto il mondo ed un performante sistema di rimborsi sanitari, possederanno l'auto elettrica, l'iPad e ogni elettrodomestico... ma saranno mangiati vivi dagli acari giorno e notte, ma che vita è?

*link: http://www.rue89.com/2013/01/22/la-gale-ca-narrive-pas-quaux-gens-sales-et-ca-ma-coute-cher-238807
**link: http://www.leprogres.fr/loire/2012/09/13/l-epidemie-de-gale-toujours-en-cours-a-la-maison-de-retraite-departementale
***link: http://www.urps-med-ra.fr/upload/editor/2012_12_28__Reperes_gale_med_prescripteur_1357833620657.pdf
****link: http://www.prioritesantemutualiste.fr/psm/la-gale-poursuit-sa-progression-en-france
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22.1.13

"Nemesi malthusiana" e biogas

"Cu happi luci campà, cu happi pani murì" 
(Chi ebbe il fuoco sopravvisse, chi ebbe il pane morì) 
proverbio siciliano (area di Racalmuto), 
riportato da Leonardo Sciascia in "Occhio di capra"

Nei rigidi inverni di un tempo, più contava mantenersi inattivi e caldi (oppure caldi quando si è inattivi), che ammazzarsi in ogni stagione di lavoro per potersi sfamare sempre e riscaldarsi "dal di dentro", chè tanto anche d'inverno ed anche in Sicilia, che la coltiviate, che ne salviate i frutti estivi o meno, la natura vi sfama comunque poco e male e sempre così sarà. Chi perdeva di vista che un piccolo braciere tiepido al centro della casa, funzionante a gusci di mandorle, era più importante che avere il pane ogni settimana, spesso non passava l'inverno. O almeno non lo passavano i "fragili", gli anziani, senza i quali la famiglia perdeva il centro dei saperi e delle memorie ed un centro fondamentale lo perdeva tutta la comunità, il paese, il mondo.

Comunque, tutto questo per dire che non sapevo di essere la "nemesi malthusiana" di qualcuno:
http://www.ortodicarta.eu/teslavive/santa-flatulenza/

Ci troverete ottimi spunti, pratiche e riferimenti teorici su perchè e come trasformare masse e scarti verdi in riscaldamento e fertilizzanti, senza peggiorare troppo la situazione climatica globale, diventando anche più autonomi e senza dover prendere 4 lauree ed attendere ventitre anni prima di veder risultati.
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18.1.13

Azerbaijan, prima e dopo il petrolio

"Come spieghi la fine del petrolio a gente la cui vita
(lavoro, beni, risparmi, tempo libero, affetti...) 
dipende dall'aver scommesso tutto
sull'impossibilità logica che il petrolio sia eterno?"
Traduzione di un papiro egizio anonimo
 
Senza la distruzione massiva, pochi di noi avrebbero capito quanto conta il prima di noi ed il senza noi.
Grazie alla distruzione, che riguarda per forza anche i paesaggi interiori..., molti di noi non si pongono più questi inutili problemi. Tanti non se li sono mai posti.
Chissà comunque cosa pensano, se ancora il virus del pensare vive in loro, guardando questa immagine dell'Azerbaijan.
Piacerà loro solo quel che conoscono? Ci vedranno solo quel che già sanno? 
La verità sta venendo a trovarvi tutti quanti, fatevi trovare degni.
 
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17.1.13

New York, uragano Sandy: aeroporti depositi di auto incidentate

"Di più pericoloso di un americano obeso, con due auto e tre carte di credito 
ci sono solo due americani obesi et cetera et cetera..."
Anonimo economista europeo

L'uragano Sandy è ormai dimenticato dai  più, ma ha lasciato una importante scia di morte e distruzione , oltre che ricordato ai newyorkesi che gran parte della loro bella città è stata costruita accanto, in mezzo ed addirittura al posto del mare come è il caso, per tre quarti, dell'aeroporto JFK. Sandy ha portato anche nuove* "opportunità": nella foto sotto è possibile notare uno dei depositi assicurativi di auto incidentate in attesa della messa all'asta, a Calverton, dove l'aeroporto è in disuso da anni. Eccola una proposta per il futuro: man mano che il trasporto aereo tracolla, decollerà invece l'utilizzo delle immense inutili piste per parcheggiarvi auto e camion danneggiati dagli eventi climatici che saranno sempre più intensi... Si metteranno a profitto sia la crisi energetica che quella climatica.
     Nota bene: le vetture danneggiate dall'uragano a New York sono oltre 200mila, in questa foto sembrano tantissime ma potete contarne solo 15000...

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16.1.13

Nantes, Francia: con o senza raffineria

Fondata nel 1933, la raffineria di Donges sorge là dove svernavano un tempo milioni di uccelli e il fiume Loira allagava regolarmente terre salmastre di grande ed inutile fascino. Ora resta qualche drappello di volatili, lo si vede sulla sinistra nella foto sotto, scattata a tre kilometri di distanza, dove al posto di un bestione che dà lavoro a 500 umani e produce 11 milioni di tonnellate di raffinati all'anno, beh c'è solo stupida natura.
Dal 2009, ogni anno, in Francia viene spenta (per sempre) una raffineria, ne restano dieci attive. Dieci anni e poi la vita sarà di nuovo una grande ed impossibile sorpresa: ogni giorno, e sempre di più, potrà esser l'ultimo.
 
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Basilicata, con o senza il Centro Oli

"Il Nemico è il denominatore comune di tutto ciò che si fa e non si fa. Ed esso non si identifica con il comunismo o il capitalismo quali sono in realtà; nei confronti dell'uno come dell'altro, il Nemico è lo spettro reale della liberazione."
Herbert Marcuse, "L'uomo a una dimensione" (1964)
 
Paesaggio lucano con o senza le operazioni di estrazione e trasformazione del petrolio. C'è a chi piace veder ciminiere che fumano, come se gli ricordassero che l'era industriale sarà eterna. L'illusione dell'essere liberati dalla fatica, dal dover pensare prima di agire, dal dover scegliere, questo ci garantiscono il gas naturale ed il petrolio: un mondo elettrico o a motori endotermici dove le macchine, anche di calcolo, ci liberano. Ebbene è una menzogna se è durata e durerà pochi decenni ed è un assassinio se è fonte del furto della vita di altri umani depredati che abitavano sopra i giacimenti, un assassinio se abbiamo dovuto distruggere tutti i legami con la Storia, con le tradizioni, con la comunità, con l'ambiente.


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15.1.13

La dimensione e la velocità della distruzione

Fino a 53 metri cubi di materiale per volta.
In Australia è da poco attiva la nuova immensa pala del trattore americano LeTourneau. Vedete la pala in una foto con contente australiane che si fanno fotografare con questo surrogato particolare del pene sotto la scritta "Godi Globale", poi vedete lo stesso trattore - che sembra davvero minuscolo anche se è tra i più grandi al mondo! - all'opera in una miniera di carbone australiana.
Fate voi a che ritmo saranno esaurite le risorse e mandato fuori controllo il clima mondiale, con deglaciazione totale e aumento del livello dei mari di 60 metri entro il secolo in corso (e addio al 98% del PIL mondiale).
L'estinzione della gran parte dei mammiferi sulla Terra non è impossibile ne' lontana millenni ma è in atto ed il suo totale dispiegamento è molto vicino, considerato su ere geologiche è tra pochissimi istanti. E lo stesso accadrà a homo sapiens sapiens.
Chi vede in queste foto "futuro, lavoro e progresso tecnologico" è un pazzo assassino.

 
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North Dakota: trivelle e operai ovunque, addio natura

"Oltre a donne e bambini, qualcos'altro moriva in quel fango insanguinato, seppellito dalla neve:
il sogno di un popolo è morto. Era un bellissimo sogno, ora la comunità è in pezzi, divisa.
Ormai non c'è più un centro e l'albero sacro è morto."
Alce Nero, capo e medico dei Lakota,
dopo il massacro di Wounded Knee
 
Ecco qui il North Dakota, alcune foto in ordine sparso del prima, durante e dopo l'avvento di migliaia di pozzi petroliferi, con annessi lavoratori in mobil-home che si spostano man mano che il (poco) prodotto viene trovato, estratto ed esaurito, assieme al lavoro ed al denaro. Lasciando aree molto vaste con falde freatiche inquinate e pozzi vuoti che vengono infine colmati con rifiuti vari, roccia radioattiva, metalli pesanti... In alcuni casi, l'estrazione è talmente dipendente dal prezzo che in caso di caduta delle quotazioni i pozzi vengono stoppati e abbandonati per mesi, è quello che è accaduto nella seconda metà del 2010. Addirittura in raffineria si viene assunti solo se si dispone di camper per arrivare e ripartire, a seconda della richiesta di carburanti del mercato. Nomadismo della produzione estrema (distruzione ultima).
E' una "civiltà" del mercato, on e off: se il prezzo da pagare è alto, vale la pena per questi umani distruggere tutto protetti da leggi scritte ed approvate dalle stesse industrie. Se il prezzo è basso, sarà valsa la pena aver lasciato un deserto ed essersene andati a trasformare altro capitale naturale in partecipazioni azionarie... Finchè dura.



 


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11.1.13

California, foto "con" e "senza" il signor Petrolio

Ognuno si diverte come preferisce. Io l'ho fatto incollando accanto l'una all'altra queste due immagini di Street View, scattate dalle parti del "Kern oil field" (stesso giacimento in foto nello sfondo del blog), da cui si tira fuori petrolio dal 1899 ed ha avuto il suo massimo di produzione nel 1985, ma è invece recente il record assoluto di pozzi attivi (si raschia il barile come si suol dire...*). Purtroppo le condizioni di luce non sono le stesse, comunque sono state scattate nella stessa stagione e quasi certamente nello stesso giorno.
In una parte dell'immagine si vedono, nell'ordine: il lavoro, il progresso, la libertà ed il futuro possibile.
Purtroppo è la stessa in cui si leggono: disoccupazione, decadenza, recinti/muri ed un futuro impossibile.

Ah, nell'altra parte invece si vede "solo" della natura, per altro sempre più assetata d'acqua che invece fila tutta ad alimentare i pozzi là accanto, per estrarre sempre meno, a ricavi in stallo o calanti ed a costi energetici sempre più elevati... Sicuramente gli assassini pionieri puritani e bigotti che hanno massacrato indiani e bisonti, insomma in definitiva noialtri ed il mondo degli umani di oggi merita anche peggiori disastri, ma quegli alberi là che hanno fatto di male per avergli tolto quel poco di acqua di falda e deviato il corso dei fiumi ed indigato il tutto per alimentare l'industria petrolifera ?

link: http://bittooth.blogspot.fr/2011/06/ogpss-california-oil-and-hubbert.html
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10.1.13

Canada, prima e dopo la scoperta del petrolio

Due foto dall'Alberta, Canada.
Illustrano bene cosa significa esattamente la parola progresso, prima e durante... Dalle miniere di sabbie bituminose canadesi (ad uso e consumo più che altro statunitense) si estrae poco petrolio inquinando, disseccando e rendendo inabitabili per secoli migliaia di kilometri quadrati.  Ci sono miniere a cielo aperto grandi come la città di Roma, i tecnici dai villaggi vicini percorrono anche 250 km al giorno in auto (ognuno da solo) per andare a scavare, quando addirittura non abitano all'interno di questi luoghi insalubri. Nella foto del "lavoro progredito" vedete una pala che ad ogni colpo gratta via fino a 100 tonnellate di sabbie bituminose. In una giornata sono rimosse migliaia di tonnellate, per sempre, lasciando il deserto (in parte vengono ripiantati alberi, non sempre le monoculture di pini resistono a lungo, nonostante si ricollochi l'humus prelevato allo start-up di ogni singola miniera...).
Nessuno per ora è riuscito a fermare questa gente, la crisi non ha fatto che aumentare l'estrazione di petrolio da sabbie (e altrove, da scisti). Intere regioni nel centro-nord degli Stati Uniti, proprio là dove gli indiani prima di finire ammazzati o alcoolizzati lanciarono anatemi ai bianchi schiavi del denaro, rischiano di subire la stessa sorte in questo decennio, Obama o altri non cambierà nulla: ormai è deciso che la natura non serve a niente e che tutto va reso proprietà privata, trasformato, venduto, consumato, dimenticato.

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Terre rare in Europa, ma di proprietà e per profitti americani

Sillamäe è un postaccio in Estonia, accanto alle (ormai decennali) miniere di petrolio (da scisti bituminosi) e a qualche miniera di uranio. L'unica fonte di ricchezza locale è Silmet, una grande industria che produce metalli e terre rare, dal tantalio al neodimio, indispensabili alla produzione industriale moderna, ma soprattutto insostituibili e praticamente impossibili da riciclare. E' anche l'unica industria che opera in questo settore in Europa. Ma quasi nessun lavoratore è europeo, quasi tutti erano "schiavi" slavi assunti durante l'occupazione sovietica e la quasi totalità degli immensi guadagni filano comunque dritti alla proprietà, Molycorp, multinazionale americana delle Terre Rare*. 
Per i maniaci dell'industria...

*link: http://it.wikipedia.org/wiki/Terre_rare
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9.1.13

Australia, termometri fuori-scala

"Non serve fare previsioni, ma agire in maniera eticamente corretta. 
E comunque la vita va affrontata piuttosto da artisti che da scienziati." 
Rita Levi Montalcini, da intervista video 2010


L'eccezionale ondata di caldo degli ultimi giorni in Australia è stata tale che il servizio meteo nazionale ha dovuto aggiungere il colore viola (foto a lato), che indica un'area di temperatura di 54°C. La scala di colori utilizzata finora, che tuttavia per le aree desertiche arrivava già al colore nero, non era più sufficiente per indicare il pericolo di morte per disidratazione che si incorre nelle aree interessate, ormai anche fuori dalla zona storicamente desertica. A Wilcannia*, in zona piuttosto arida ma non desertica, si sono avuti 44,2°C di massima e 34°C di minima. A queste temperature si vedono fiumi e laghi "fumare", evaporare sotto i vostri occhi... I deserti australiani si allargano già oggi ad una rapidità seconda solo a quella del Gobi asiatico, ricoprono il 19% del territorio; in Mongolia, cito per completare il paragone, l'avanzata del deserto di Gobi che sterilizza rapida i vasti pascoli, spinge all'urbanizzazione centinaia di famiglie nomadi ogni anno, con risultati tragici come l'elevato tasso di alcoolismo, la disoccupazione urbana più elevata dell'Asia continentale ed il più alto numero di miniere di carbone illegali (ogni pastore, una volta distrutto il gregge, si mette a scavare con la propria famiglia: prima trova carbone, inquinando tutta l'area, poi si sposta finchè in uno dei buchi che ha scavato trova la sua tomba).
Gli unici e rari australiani che invece sapevano vivere in queste aree difficili, ovviamente senza l'aiuto di carburanti da carbone e petrolio e senza nucleare, ora sono anch'essi dei ridicoli e scomodi alcoolizzati o drogati. Estromessi da tutto, per loro la benzina non è che un modo di drogarsi, il fenomeno dei "petrol sniffers" fa fuori centinaia di giovani aborigeni ogni anno (foto sotto).
L'uscita di scena di homo sapiens sapiens è triste, stupida e terrificante. Che altra fine poteva fare l'"uomo che sa di sapere"?

7.1.13

Emissioni di metano: continua l'anomalia artica

"Prima del petrolio finirai tu."
Proverbio tibetano

Chissà cosa poteva mai accadere all'atmosfera terrestre durante e dopo aver bruciato tutte le riserve possibili di idrocarburi da giacimenti fossili?
Provate ad aggiungere sempre più legna alla stufa, senza aprire le finestre, prima o poi morirete per mancanza di ossigeno o per arresto cardiaco da disidratazione, certo la caldaia continuerà a funzionare pure dopo e la stanza rimarrà calda ancora un bel pezzo (se non piglia addirittura fuoco la casa).
Ebbene, il 28 dicembre 2012 nell'Artico l'agenzia americana NOAA misurava* anomalie di temperature dell'acqua di mare di quasi 20° C: centinaia di kilometri quadrati di mare con temperature ben superiori alla media degli ultimi trent'anni... 
Sempre a fine dicembre gli strumenti dell'Agenzia Spaziale Europea misuravano emissioni di metano in atmosfera (provenienti dai fondali marini) oltre ogni previsione tra Islanda e Svalbard**, la qual cosa non fa che aumentare la concentrazione di metano troposferico, che aggrava e incrementa il riscaldamento dell'atmosfera ed innalza il livello dei mari.

Questi dati incrociano le previsioni di "runaway warming" (scenarii di non-ritorno del surriscaldamento globale) e pure quelli di deglaciazione completa di Carana e Light (compresi Artico, Antartide, Himalaya, Alpi, Ande,...) entro il 2087, con un livello medio degli oceani di almeno 65 metri più elevato rispetto ad oggi. Di questo Armageddon climatico ho parlato di recente, riferendomi alla sommersione sempre più frequente del litorale italiano: http://petrolitico.blogspot.fr/2012/11/trieste-il-global-warming-ed-il.html

Quindi? Che possono fare i miei lettori per salvare figli e nipoti?
Piantare alberi (magari da frutto) è sempre un'ottima cosa, vi occuperà abbastanza tempo, energia e denaro. Senza tanti perchè e per come, un motivo per farlo senza pensarci troppo è che se non altro ci son da rimpiazzare i 301 milioni di alberi morti di siccità in Texas nel 2011***. Al lavoro!

*link: http://www.esrl.noaa.gov/psd...
**link: http://www.eumetsat.int/Home/Main/Satellites/Met...
***link. http://www.chron.com/news/article/2011-Texas-drought...
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