28.5.13

Regno Unito: carbone al lumicino

Per decenni l'Inghilterra è stato il maggior produttore ed esportatore di carbone al mondo, là è nata la rivoluzione industriale spinta da migliaia di macchine a vapore... Eppure oggi non hanno nemmeno più il carbone necessario per far andare le loro locomotive storiche*, un patrimonio a cui gli inglesi tengono molto. Il fallimento della Scottisch Coal ed un recente incendio alla miniera del Warwickshire** hanno praticamente tolto di mezzo il tipo di carbone adatto alle locomotive oltre che quasi ridotto a zero la produzione nazionale.
Brutta notizia per chi pensava che dopo aver bruciato tutto il gas ed il petrolio torneremo a funzionare a carbone...
*link : http://www.keighleynews.co.uk/news/news_keighley/10445858.Coal_crisis
**link : http://www.guardian.co.uk/business/2013/apr/11/slow-death-coal-industry
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24.5.13

Ah ah ah ah!

La rinascita del primo importatore mondiale di gas e petrolio (ed anche il più indebitato paese al mondo dopo la Liberia e la Repubblica Democratica del Congo, vedi grafico a lato), il Giappone, si sarebbe dovuta attuare da subito ed in modo durevole grazie all'aumento molto forte di moneta circolante (hanno stampato miliardi e miliardi di yen, solo poche SETTIMANE fa). Ed invece la corsa alla ripresa ed alla crescita è già finita, hanno bruciato già nove decimi di quanto stampato, con un bel doppio crash finanziario dovuto ad uno "starnuto" di notizie negative dal settore industriale cinese.
Il 99% degli economisti e giornalisti di tutto il mondo avevano salutato l'uso della "stampante di moneta" come l'unica soluzione a tutti i problemi di debito e crescita, modello da importare in Europa al più presto portando i nostri stupidi risparmi ad evaporare ancora più in fretta per rimpinzare le casse vuote di banche e di quel che resta della grande industria...
Invece la realtà è una sola: i soldi non si mangiano, non si mettono nel serbatoio, non alimentano centrali termiche e non si possono trasformare per ottenere manufatti.
A questa crisi sistemica non esiste nessuna cura, se non attendere la sua fine... e la nostra. 
 
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22.5.13

Smantellare il nucleare? Sarà impossibile, anzi lo è già

In Francia mancherebbero nei budget previsionali della compagnia elettrica 220 miliardi di euro per mettere in sicurezza, attuare il decommissioning e smantellare gli impianti nucleari. Mi spiego: proprio non considerano davvero questa esternalità.
Neanche nazionalizzando si potrà sistemare tutto come si deve. Neanche usando i militari (che non sono formati a questo e che ricevono tagli su tagli finanziari, peggio che tutti gli altri settori...). "Quasi" tutto il nucleare sarà dunque abbandonato al suo destino letale e tanto peggio per tutti noi?
 
Lo si sussurra da decenni, lo si dice da anni: gran parte del parco nucleare mondiale potrebbe restare là dov'è, nessuno smantellerà niente, addirittura gli smantellamenti in atto rimarranno probabilmente a metà dell'opera, magari con il carburante ancora in sede o in stoccaggi non definitivi e molto pericolosi per le falde o per la qualità dell'aria, della fauna e della flora. Lasciare dove si trova il complesso nucleare di Fessenheim, in Francia, significa minacciare pesantemente le risorse idriche di quasi 80 milioni di abitanti di Francia, ma soprattutto Germania, Belgio e Olanda. E per la pericolosissima centrale di Fessenheim (costruita sulla faglia sismica più attiva del centro Europa e col reattore, in caso di incidente, ad un solo metro di cemento armato e nemmeno venti metri totali da un "ingresso" del liquido radioattivo nella falda più grande d'Europa) i governi francesi rimandano e rimandano, in attesa inconsapevole di un grave incidente che li mobiliti per forza di cose, la salatissima fattura da pagare per il decommissioning e lo smantellamento.
Forse l'abbandono grave, e magari illegale, sta già accadendo da qualche parte, magari in Europa; magari a Saluggia, in Italia, o a Marcoule, sempre in Francia (dove vige il segreto militare, o anti-terrorismo..., su molte installazioni nucleari civili). Per ora nessuno scenario post-comunista tipo Chernobyl o Tatarstan, ma è comunque interessante la foto a lato: una installazione nucleare, mai completata, ed abbandonata a se stessa e quindi NON inquinante dal punto di vista della radioattività, appunto in Tatarstan. In Russia ci sono ufficialmente quattro centrali nucleari mai finite o mai autorizzate che vengono pian piano depredate di materiali da costruzione dai "locali" ed il restante viene lasciato arrugginire; addirittura l'impianto di Bashkir è in costruzione da 33 anni (avevo un anno quando iniziarono!), nel 1980 fu fondata Agidel*, immonda cittadina operaia a supporto del progetto, poi tra un ricorso ed una nuova legge si è interrotto e ricominciato a costruire per decine di volte.
Un documentario (link sotto) di circa un'ora, di Arte, mette ora in evidenza per il grande pubblico - in modo allucinante - l'incubo post-nucleare e quello che noialtri "pessimisti" diciamo da tempo: la fine dell'era del petrolio e quindi della società industriale e dei servizi, ma anche il semplice balzo dei costi del nucleare stesso, significherà forzato abbandono alla meno peggio delle installazioni nucleari e dei siti a grande rischio chimico. Solo in Francia la Corte dei Conti stimava un paio di anni fa in circa 230 miliardi di euro il budget necessario per smantellare l'esistente parco nucleare secondo i requisiti di sicurezza. Invece per ora ne sono stati stanziati solo 13. VENTI volte meno del minimo pensabile, l'attenzione al problema in un paese attentissimo come la Francia è quindi quasi nulla. Ed il tempo stringe.
 
 
*link a foto della cittadina per lavoratori del nucleare ad Agidel: http://www.stad.com/index.php?city_id=484856
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18.5.13

In Italia torna la Fame, bentornata vecchia compagna dell'Uomo

<<I servizi sociali del Comune di Bologna registrano un aumento delle segnalazioni che arrivano dalle maestre su bambini che arrivano in classe, la mattina, senza aver cenato la sera prima perché le famiglie non ce la fanno più a fare la spesa.>>*

Prima l'inflazione energetica, poi quella alimentare, poi i fallimenti a raffica, le sofferenze finanziarie, lo stato e gli enti falliti nei fatti (altrimenti i 100 e passa miliardi di debiti verso le imprese sarebbero versati, e da tempo...) e infine le ondate di suicidi... La scorsa settimana in Italia si son dati fuoco in tre, son cose che accadevano una o due volte l'anno in tempi normali e riguardavano persone con problemi mentali. Ora capita a chiunque. E' finito il sogno industriale, ma il bilancio si fa alla fine: i suicidi triplicheranno, i morti da stupide infezioni aumenteranno di quattro volte, i denutriti appariranno tra lo stupore generale già entro pochissimi anni. Mica male, tutto sommato si mangiava troppo e male, molto spesso e soprattutto tra le classi più incolte... Ma ci sembra sempre un problema del futuro, di chissà quando. Invece quel che mancava era l'ufficializzazione che famiglie intere, nel "ricco" nord, non riescono più a mangiare tutti i giorni e devono privare totalmente i figli del cibo*.
Ci avviciniamo a quel mondo in cui il pasto settimanale pubblico verrà distribuito solo a chi si fa trovare in casa il tal giorno alla tal ora. A quella data, comunque, non ce ne sarà affatto per tutti (salvo assalti, violenze varie a eventuali magazzini...), perchè altre migliaia di aziende agricole avranno fatto nel frattempo fallimento e ben pochi si saran messi a coltivare il proprio orto (senza soldi, ormai per molti è impossibile anche acquisto di semi, non voglio dire di accedere alla terra o simili) e dunque la spirale delle negatività non credo si fermerà, prima di parecchi decenni.
Moriremo tutti? Forse no. Ma moriranno in tantissimi, in modi sorprendenti e scandalosi. Questione di mesi, non secoli.
(A lato, in foto lo scenario rivisitato del "Limits to growth", mi pare che ci stiamo dirigendo verso una situazione globale del genere. E non è una bella notizia.)

*link: http://www.imolaoggi.it/?p=50596
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