25.7.12

Scenari post-Euro

Leggo da più parti che per agosto 2012 molti si preparano realmente al collasso finale della moneta europea, con scenari tipo "corralito" argentino, doppio corso con una nuova lira, etc. Se ne parla come soluzione del problema del debito: una moneta svalutata del 30% o anche più potrebbe addirittura rilanciare la "macchina produttiva" italiana. Davvero? Mica tanto. Intanto raddoppierebbe immediatamente la disoccupazione, l'industria infatti si troverebbe a margini oltre che nulli a causa di importazioni di materie prime onerosissime. Poi tutto il vendibile si svenderà, si aumenteranno certo esportazioni soprattutto alimentari, ma senza poter nemmeno lontanamente tenere alto il tenore di importazioni, che per l'Italia sono quasi tutte energetiche o di materie prime. 
Abbandonare di colpo l'Euro non sarà la soluzione di un bel niente. Tornando alla lira, nel giro di pochi mesi la nostra capacità di importare ad esempio gas naturale dalla Russia crollerebbe, le società energetiche italiane collasserebbero sotto il debito privato: ENI ed Enel aprirebbero ancora di più la porta a capitali stranieri, tanto non basterà, e sarà il vero brown-out italico con sempre meno clienti allacciati alle reti di elettricità e gas, mentre continuerà la discesa agli inferi del settore raffinerie con sempre meno prodotto, sempre meno stazioni di benzina...
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17.7.12

Petrolio USA: aumentano trivelle, ma si produce poco e peggio

Tra Texas e New Mexico c'è un area di estrazione petrolifera chiamata "Permian Basin". Come si evince dal recente grafico della Energy Information Administration* a lato, dal 2009 ad oggi, la produzione mensile (fortemente calata negli ultimi tre decenni) è tornata ad aumentare: da 800mila barili al giorno ad oltre un milione e cento. Un aumento di quasi il 40%... 
Un ottimo risultato? Non direi. In parte quel greggio resta nella regione... PER ESTRARRE ALTRO GREGGIO! Oppure va alimentare bolle inflazionistiche. Questo "ottimo" risultato di aumento di produzione si è ottenuto infatti a fronte dell'aumento del 500% delle operazioni di trivellazione, in pratica una sorta di miraggio, in cui si assiste alla riattivazione di TUTTE le trivelle disponibili (spente all'improvviso col crollo deflazionistico del barile, tra 2008 e 2009...), ma per estrarre un greggio di qualità non migliore e venduto a prezzi più alti e quando va bene a margini identici al periodo pre-crisi. In sintesi: mondialmente si sta utilizzando gran parte del buon greggio rimasto per trovare altro greggio mediocre e raffinabile a costi maggiori, esacerbando la concorrenza dei raffinatori e tagliando fuori paesi che non hanno aggiornato la capacità qualitativa delle proprie raffinerie. Mai come oggi dai giacimenti americani si stanno estraendo soldi più che energia: si estrae, si raffina, si distribuisce carburante e lo si consuma quasi sempre in perdita, ma anche quando il processo genere più energia/denaro di quanto ne consumi, il tutto è sequestrato dal governo per pagare interessi sul debito e mantenere in vita le banche e le bolle speculative che tengono a loro volta in vita ed al potere le élites.
Altro commento: le quotazioni del greggio hanno rimbalzato ultimamente in alto, dopo il bottom di fine luglio, ma tra fine 2012 e inizio 2013, in seguito alla resa dei conti finanziaria europea di agosto/settembre 2012, è previsto un nuovo choc deflazionistico: quasi impossibile che il Permian Basin possa tenere la gittata produttiva sopra gli 800mila barili da qui alla fine 2013. Sarà di nuovo collasso produttivo americano, con la Cina ferma  e  una recessione mondiale conclamata (quando la chiameranno come merita, ovvero "Seconda Grande Depressione" ribattezzando anche la prima di quasi un secolo fa? Sarà comunque troppo tardi. Gli storici lo hanno fatto quasi subito per le due guerre del '900, cosa aspettiamo per dire la verità sull'economia?). 
*link: http://205.254.135.7/todayinenergy/
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9.7.12

Black-out cellulari, black-out motori endotermici

Il black-out dei cellulari di cui ho parlato recentemente (http://petrolitico.blogspot.fr/2012/07/francia-da-ieri-misterioso-black-out.html), è ufficialmente finito. Il governo francese c'è rimasto male, ha chiesto spiegazioni. Se fosse durato ancora qualche ora, saremmo arrivati ad una emergenza nazionale. 
Le prime risposte sul guasto date da Orange dicono che si è verificato "un incidente imprevisto, si è trattato di un 'bug' rarissimo e che non se lo aspettavano assolutamente; chiediamo scusa". 20 milioni senza cellulare per quasi una giornata. Incidente imprevisto. Non potevano sapere.
La faccia come il culo. Si sa dei rischi di collasso della rete mobile. Da anni. France Telecom da anni grida che gli smartphone porteranno la rete al collasso senza modifiche tariffarie ed un aiuto del governo negli investimenti. Tanto le reti crolleranno lo stesso (il traffico dati sta quasi raddoppiando quest'anno in Francia, ma con una struttura che non è in grado di sopportare tutti e tutto sempre). E si sa, se ne parla da dieci anni, che i software di gestione e controllo delle compagnie non sono al riparo da bug, anzi, ogni giorno c'è una battaglia per tenere i danni dell'assenza di una rete affidabile nei "minimi"... Amen.

Cosa accadrà alle decine di milioni di persone che resteranno senza auto, camion, aereo, ...cibo, forse per sempre? 
"Un incidente tecnico. Un imprevisto. Il petrolio ma poi pure il gas ci è finito prima del previsto. Scusateci.  Le rinnovabili noi avevam cominciato a metterle in gioco, ma i cittadini ci hanno creduto poco e tanto non contava niente. Non potevamo prevederlo. Preghiamo per voi". 
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6.7.12

Francia, lungo e misterioso black-out per oltre 20 milioni di cellulari

Di petrolio ce n'è ancora a fiumi, peccato che per tenere in piedi tutto, anche in un paese "nucleare" come la Francia, quel che c'è non basta più. Due temporali e 20 milioni di utenti tagliati fuori da cellulari, internet e TV. Per intere giornate...

Immaginate una intera compagnia nazionale di telefonia con la rete completamente disattivata per un giorno: città intere nel panico. 
Succede da oltre 10 ore consecutive alla francese Orange* (a lato il laconico messaggio sul sito ufficiale Orange, il "crash" è riportato solo alle ore 15, ma su alcuni giornali locali si parlava della panne già alle 11 del mattino), che conta 26 milioni di abbonati alla telefonia mobile. Per molti milioni di loro, l'assenza di rete è continua da ormai un giorno, senza nessuna spiegazione nemmeno sul sito di Orange che si limita a comunicare che "Le squadre tecniche sono mobilizzate per un incidente grave, la causa è da ricercarsi nel maltempo e riguarda anche gli altri operatori" (??? a me non risulta niente perchè il cellulare è nel cassetto da quattro mesi). Si narra già di scene di panico. Una panne del genere non era mai accaduta in Europa e lo stesso governo pare si stia interessando all'accaduto con una cellula di crisi, instituita dal ministro Pellerin**. 
E' la società del tutto per tutti, sempre e subito, e per sempre. Come se tra dieci anni, cento o un miliardo di anni, l'elettricità, le reti telematiche, fosse sempre tutto dovuto perchè lo puoi comprare. 
Infatti il collasso delle reti era qualcosa di atteso, di previsto, è il primo incubo di tutti gli operatori mondiali. Cercate su internet "rete mobile europea collasso", troverete articoli di ogni tipo almeno dal 2007 che allarmano con cognizione di causa sul fatto che già oggi è un caso fortunato se si riesce sempre a tenere in piedi tutto con l'abbondare di smartphone avere segnale quasi sempre è un puro miracolo.
Secondo Le Figaro*** è la rete nazionale mobile pubblica di Telecom, l'asse portante di tutta la comunicazione, che è saltato, tagliando via forse in automatico i più fragili (Orange e Free). Dall'anno scorso il traffico SMS è aumentato del 30% e quello di dati (causa smartphone) del 73%, ma gli investimenti per la gestione della rete invece non sono pervenuti (invece i dividendi azionari, quelli sono stati versati puntuali). [Quindi quello che accade è che qualcosa pagato e costruito da tutti finisce in merda, coinvolgendo a cascata tutte le periferiche "private", ancora una volta... quello che ci ha colpito è la tragedia dei commons.]

Proprio come per il petrolio o l'elettricità, si è avvisato il mondo almeno da dieci anni, "ma quelli vanno, spinti all'odio o all'amore, cosiccome ci son Formiche Nere cosiccome ci son Formiche Rosse" diceva Gozzano ormai cent'anni fa.

*link: http://www.lemonde.fr/technologies/article/2012/07/06/orange-reconnait-un-incident-important-sur-son-reseau-mobile_1730520_651865.html
**link: http://www.leparisien.fr/high-tech/une-panne-perturbe-le-reseau-mobile-d-orange-06-07-2012-2080113.php
***link: http://www.lefigaro.fr/societes/2012/07/06/20005-20120706ARTFIG00703-grosse-panne-nationale-sur-le-reseau-d-orange.php
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P.I.I.G.S., cattiva notizia: consumi petroliferi e PIL sono correlati

"Sarebbe una consolazione, per la nostra debolezza e per i nostri beni, se tutto andasse in rovina con la stessa lentezza con cui si produce e, invece, l'incremento è graduale, la rovina precipitosa.” 
Lucio Anneo Seneca (Lettera a Lucilius, n. 91)

Era annunciato, è ora dimostrato. Almeno per il modello di sviluppo dei paesi P.I.I.G.S. (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna): prima crolla il consumo di petrolio, poi un po' meno quello del consumo energetico totale, infine va giù il prodotto interno lordo (solo l'aumento della spesa pubblica e quindi del debito, anche privato, tengono in piedi la macchina, per inerzia...). Dal 1989 non siamo più cresciuti "tanto". Dal 2005 non riusciamo più ad incrementare le importazioni: è il nostro picco personale, il socialismo perfetto, l'efficacia dei motori endotermici o le nuove tecnologie non potranno invertire la rotta, ne' ora ne' mai. Eravamo un unico multi-paese dell'"importa, trasporta e consuma". Non è più nemmeno un circolo vizioso quello evidenziato ora dai dati nel grafico a lato, lo è stato finora, a ridosso del picco del light sweet crude oil..., ma adesso acquisisce la forma di un processo lineare discendente, con alte probabilità inarrestabile che ci porterà al razionamento energetico irreversibile. 
Lo ha dimostrato* dieci giorni fa, dati alla mano, Gail Tverber, penna di Business Insider e Energy Bulletin, nel suo interessantissimo e crudele blog personale, Our finite world, da cui ho tratto questa immagine allucinante anche per il sottoscritto abituato a vedere le correlazioni tra energia che ci è venuta a mancare e morte che arriverà. Per l'Italia, solo ieri ho pubblicato il dato del -40% di importazioni petrolifere dal 2000, oggi ho controllato il PIL pro-capite: nello stesso arco di tempo è calato di circa il 20%, a scoppio "ritardato": questo crollo economico ci impedirà, se mai ce ne fosse e non ce n'è, di importare altro petrolio disponibile sul mercato ad un prezzo "migliore"...
Come potrebbe essere altrimenti? E' il TIPICO comporamento delle variabili in gioco, spiegato decenni fa dalla teoria economica della tragedy of the commons, già intuita da Aristotele fu messa a punto da Garrett Hardin nel 1968. Quello che ci capita oggi e ci capiterà era scritto. Inoltre la caduta è sempre più rapida della crescita (il "dirupo di Seneca" ce l'ha invece rispiegato di recente il prof. Bardi**).
Prolungando i grafici sul futuro, per i paesi PIIGS il futuro è nero, con o senza tagli la caduta sarà rapida e senza ritorno. Milioni di kilometri di strade vuote con le auto parcheggiate per sempre, raffinerie spente, luce elettrica solo un paio d'ore ogni sera e solo nelle città: questo è il futuro tra neanche dieci anni.
Quindi? Che fare? La risposta è sempre la stessa e ce l'ha fornita Marco Aurelio, 2000 anni fa: "L'errore altrui, lasciamolo dove l'abbiamo trovato". Ricominciamo da dove ci eravamo fermati, come uomini, che viene da humus: la terra.

*link: http://ourfiniteworld.com/2012/06/28/lower-oil-prices-not-a-good-sign/ 
**link: http://ugobardi.blogspot.fr/2011/09/effetto-seneca-perche-il-declino-e-piu.html
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5.7.12

Petrolio? Sempre meno e se ne resta andrà in Asia

Da quest'anno l'Asia consumerà oltre il doppio di petrolio e derivati rispetto all'Europa Nel 1965 era l'esatto contrario. Non saremmo mai diventati "lo snodo" logistico tra Stati Uniti ed Asia (la piattaforma logistica marittima d'elezione era la Grecia, abbiamo visto come è finita con un barile di greggio a 147 $!), stiamo semplicemente tornando un continente rurale con tutte le risorse energetiche primarie prossime allo zero ma con il 98% della popolazione che non lo sa e, prima morire di fame o per atti violenti, impazzirà. Ma facciamo un ripasso ed il punto della situazione della catastrofe petrolifera in corso...
A ridosso della Seconda Guerra Mondiale (guarda che fortuna le guerre!) gli Stati Uniti superarono l'Europa in consumi petroliferi e poco dopo ci superarono in ricchezza prodotta e pro-capite. Nel 1990 l'Asia superava l'Europa in consumo di petrolio, poco dopo ci avrebbe superato in ricchezza prodotta, ma non pro-capite. Nel 1994 l'Asia superava gli Stati Uniti in consumi, ma senza superare ne' in ricchezza totale ne' pro-capite (anzi lavorando primariamente per l'America ed in seguito gestita nei servizi dall'Europa). Dal 2007 è successo davvero qualcosa, non solo la ricchezza prodotta dall'Asia ha superato quella europea, ma inoltre, i consumi di Europa e, udite! udite!, Stati Uniti sono collassati (soprattutto per raggiunti limiti produttivi di petrolio convenzionale, dal 2005, e di light sweet crude oil in particolare, senza il quale si produce ricchezza ad una velocità sensibilmente minore con ripercussione sulle riserve di cambio garantite dall'energia disponibile). 
Dal 2007 quindi i consumi europei e statunitensi sono stabilmente al ribasso: al 2012 le due macro-regioni avranno consumato esattamente come nel 1978, ma con molti abitanti in più da soddisfare e soprattutto un debito immane da ripagare. Per ora gli interessi sono coperti dalla produzione asiatica, ma anche loro stanno iniziando ad indebitarsi pesantemente e a fare i conti con una inflazione impressionante (ben 6% del PIL cinese è pura inflazione, le banche ringraziano, ma l'economia reale mondiale se ne accorgerà già dal 2013). Serve quindi un altro pianeta da mettere a garanzia, ma entro un paio d'anni, oppure vanno eliminati almeno 100 milioni di terrestri (metà tra gli over 60 occidentali e metà tra i nuovi nati asiatici, sud-americani ed africani) in più ed ogni anno: vanno in tal senso, più che altro involontariamente, le misure che in tutti i paesi industrializzati stanno cancellando le impossibili pensioni e la sognante politica sanitaria pseudo-socialista in cui morire a 100 anni e sani sarebbe un diritto acquisito dopo millenni di morti giovani e per malattie ingiuste. Ah, una terza opzione c'è per affrontare meglio le crisi attuali, ma è davvero utopica: cambiare il paradigma mondiale della macchina del debito e dell'iper-mobilità di merci, persone e cibo, ma questo non accadrà che "dopo" un'eventuale guerra mondiale in cui l'autarchia sarà una necessità nazionale diffusa, non certo per concertazione tra le nazioni in tempo di "pace".
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4.7.12

Italia: dal 2000, -40% di petrolio importato

"Quando finirà il petrolio? Per l'Italia ne è finito quasi la metà in dieci anni. Con quel poco che resta dobbiamo camparci almeno dieci millenni..."
Anonimo


Italia, petrolio: importazioni nette a picco
(media - sui dati a consuntivo dei singoli trimestri - dell'importazione giornaliera, in milioni di barili; dati della United States Energy Information Administration*) 
2000 ......... 1,75
2004 ......... 1,65
2006 ......... 1,60
2008 ......... 1,44
2010 ......... 1,34 
2011 ......... 1,23 
2012 ......... 1,07 
(previsione, dati Unione Petrolifera su prima parte dell'anno) 
... 
2025 ......... 0,18 (mia previsione)
2040 ......... 0,05 ( " " )
2050 ......... 0,01 ( " " )

L'economia italica dipende in gran parte dall'importazione di petrolio. Dopo Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna siamo i più dipendenti dal petrolio che importiamo e raffiniamo, aggiungendo anche il gas naturale la nostra situazione addirittura peggiora in quanto ad autonomia. Di petrolio e gas l'Italia, in totale, ne produce sempre meno e ben poco rispetto al fabbisogno nazionale, il picco del petrolio per l'Italia è quindi ormai lontano nel passato... 
Vengo ai dati: quest'anno l'Italia avrà importato circa il 40% in meno rispetto ad esempio al 2000. Niente consumo petrolifero, niente ricchezza. Ed intanto le raffinerie chiudono, per non riaprire più.
-40%. Immaginate che ogni cinque auto, ne fate sparire due, o meglio che i due possessori di quelle auto scompaiano, o scompaia una fetta immensa del loro reddito (niente energia -> niente lavoro -> niente capitale -> niente denaro e poi il ciclo ricomincia...). Meno possibilità di consumo, meno possibilità di capitalizzare il lavoro, etc. etc. Con successivo collasso a "gradoni" del debito pubblico, di quello privato, rarefazione della gran parte dei servizi, comprese a termine la scuola e la sanità. Per non parlare di "sparizioni" a ondate di versamenti di rimborsi IVA, pensioni o stipendi (giustificate alla meno peggio dalle cosiddette istituzioni), ma anche fallimenti bancari, sparizione di conti correnti per finire con l'impossibilità tecnica di utilizzare i POS ed i bancomat ed infine rarefazione delle care vecchie semplici banconote (che siano vecchi euro o nuove lire). Nel frattempo anche l'energia elettrica diventerà un antico "di più", dapprima ci si ritroverà la sera da quello che ha ancora la luce (e/o l'acqua calda) in casa, in Grecia e Portogallo succede già. Poi con gli anni (coi mesi) ci si ritroverà a casa di quello che ha da mangiare, magari senza il suo consenso..., magari accanto al suo cadavere. Ma qui voglio rincuorare il lettore: sarà un mondo sempre più giovane e appartenente ai giovani, ci si farà meno problemi estetici ed etici via via che la pancia sarà più snella, uno spuntino dal vicino - dopo averlo ammazzato - sarà un fatto tragico ma non eccezionale.

In questi dieci anni passati abbiamo avuto modo di ipotizzare e poi assaggiare tutti quanti, anche i più ottimisti, quello che capita senza l'energia facile, economica, a portata di mano, di serbatoio di auto, di camion, di trattore, di sega elettrica. Alla fine del "quindicennio della "morte", gli anni più duri di tutta l'età industriale tra il 2012 ed il 2027, non solo si sarà avverata l'impossibilità di importare petrolio, ma il razionamento energetico diventerà un fatto reale, assieme alla fame, quotidiano sarà anche il non poter disporre ne' in modo diretto ne' in modo indiretto della mobilità di persone e merci.  Tutto diventerà impossibile dopo l'era del tutto è possibile.
L'impossibilità di avere cose che vengono da lontano o di andare noi lontano (20 km sarà già il nuovo orizzonte del "lontano") fonderà un nuovo modo di "vivere", solo lontanamente legato ad un passato che giace ormai nelle biblioteche e che non tornerà più. Non so come chiamare il mondo post-petrolio o l'Italia post-trasporto su gomma, ma quel mondo che è in parte già arrivato e continuerà a venire, verrà per restare. Sempre più brevi ed insopportabili saranno le vite della gran parte degli umani post-industriali, che vivranno a scoppio ritardato le conseguenze di decenni di distruzioni produttiviste: avere ora le chiavi di lettura e di utilizzo di quel mondo che verrà serve a qualcosa per il singolo, ma serve a nulla per l'immane macchina nazionale che dall'ultima volta che è andata contro il muro ha deciso ancora una volta di andare contro il muro (la storia lo chiama "guerra" ed è un muro che è sempre arrivato). 
Tuttavia ai pochi di noi che le avranno trovate, "aver saputo" trovare ed usare le chiavi servirà a morire in modo più accettabile, spensierato e leggero. 


 *link: http://www.eia.gov/countries/ 
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3.7.12

Cina, siccità: 963 fiumi prosciugati nella provincia di Hubei

L'era del petrolio, più breve ma più energeticamente densa dell'era del carbone, volge al termine. L'Europa petrolio-dipendente crolla sotto i colpi della rarefazione del buon petrolio... Ma anche in Cina, paese dove da sempre è il carbone a farla da padrone, non si ha più energia sufficiente per la gestione intelligente del patrimonio di risorse naturali, innanzi ad una popolazione che ha imparato i vizi consumistici occidentali e ad una industria che in un secolo ha ridotto, inquinandole e/o sovrautilizzandole, di almeno il 50% le riserve di acqua dolce del paese, siano essi fiumi, dighe, falde freatiche o nevai. 
Circa un anno fa scrissi a riguardo della siccità ricorrente in Cina*. Meno nota di quelle che in Siberia e negli Stati Uniti stanno scatenando inferni di fuoco nelle foreste, anche per colpa di aumenti locali di ben 5 gradi centigradi delle medie di temperatura sugli ultimi trent'anni, la mancanza di acqua per i cinesi sta assumendo dimensioni catastrofiche: non è solo l'agricoltura ad aver cronici problemi di irrigazione (hanno bisogno di abbondante risorsa non inquinata, se possibile), ma ora anche l'industria che non necessita di acqua di qualità e soprattutto migliaia di cittadini stanno sperimentando una importante e duratura penuria di acqua potabile. A Shiyan, a Xiangyang, a Xiaogan et a Huanggangnel, nel nord della provincia di Hubei, la situazione è tragica e le alte temperature estive non fanno che aggravare il problema. Si contano ufficialmente 813000 persone senza acqua potabile*, ben 963 fiumi e 141 dighe di varie dimensioni sono completamente a secco. Per l'agricoltura della provincia si contano quasi 280mila ettari di cereali danneggiati. Fenomeno correlato: il fondo di molti fiumi, divenuti secchi, in caso di vento libera nubi di inquinanti (pesticidi, metalli pesanti, fertilizzanti...) creando disturbi respiratori ed endocrini ad umani ed animali, oltre che ulteriori danni al mondo vegetale. 

*link: http://petrolitico.blogspot.fr/2011/05/siccita-in-cina-costo-cibo-ed.html 
**link: http://french.peopledaily.com.cn/96851/7856317.html 
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