27.2.11

"Fine del petrolio", parola di ministro

"Quando la crisi sarà finita, sarà finito anche il petrolio."
Giulio Tremonti, 2008

"Il caos nel Maghreb è uno dei mutanti della crisi, ci aspettano forse momenti più duri che durante la crisi del Kippur* e si porrà una grande questione democratica. Quello della democrazia diventerà uno dei grandi problemi in Europa."
Giulio Tremonti, 2011

Traduco.
Niente petrolio, niente lavoro/reddito: si va verso la soppressione di quel che resta delle democrazie europee.


*il petrolio aumentava di prezzo del 10% ogni giorno durante quel mese del '74, poco dopo la "fine" dello shock petrolifero del '73; fu anche l'inizio della recrudescenza delle lotte armate in Italia, l'inizio del declino costante del tasso di natalità nel nostro Paese, l'inizio del declino costante di disponibilità di energia primaria per abitante...
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25.2.11

Sull'ottovolante


Questa è la schermata quinquennale con l'ultimo aggiornamento dell'indice UBS Bloomberg dei prezzi delle commodities (http://www.bloomberg.com/apps/quote?ticker=CMCIPI3M:IND). Sale, sale, dolorosamente. Ma il dolore socio-economico si acuisce nella discesa.
C'è di tutto dentro: dai cereali al petrolio, passando per i metalli. Al momento ci troviamo sulla seconda punta in alto a destra, apparentemente pronti per un altro immenso collasso mondiale, ne vedete uno proprio a metà grafico dopo la prima grande salita inflazionistica 2007/2008.

Dopo questo nuovo scivolone (più tardi arriverà, più male farà), le cose ed i servizi torneranno a costare meno, ma saranno meno e in meno umani avranno la capacità monetaria di acquistarle, nonostante le iniezioni di carta moneta vera o digitale operate da questa o quella istituzione bancaria centrale. Altre fabbriche e scuole, altri ospedali e altre aziendine chiuderanno. Altri aerei e cargo non partiranno (più). Stare in fila in tangenziale o in autostrada potrebbe essere un bel ricordo, mentre in fila staremo alle pompe di benzina periferiche, in cerca del millesimo di sconto.
Dimenticheremo spinaci e fagiolini, investiremo tutto su riso di sotto-marca e patate. Come altri fantasmi attorno a noi.
La ruggine continuerà il suo lavoro indisturbata, a volte ci sarà un bel sole, primavera verrà comunque ed i bambini sempre troveranno il modo di giocare, farsi male, e noi una scusa qualsiasi per sculacciarli e sentirci genitori. Altri diligenti porteranno a spasso il cucciolo, farà cacchina sul mucchio di merda canina del quartiere, attorno all'unico albero morente nella via mentre un pit bull avanza da laggiù senza guinzaglio col sogno segreto di farci fuori tutti.
Insomma: tutto andrà bene nel migliore dei mondi possibili.
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Italia, futuro

penuria [pe-nù-ria] s.f.
  • 1 Mancanza, scarsità di cose indispensabili o necessarie SIN carenza,difetto: p. di materie prime, di notizie

  • 2 Carestia: c'è stata p. quest'anno

razionamento [ra-zio-na-mén-to] s.m.
  • • Provvedimento, a cui si ricorre in caso di emergenza, volto a limitare il consumo di beni di prima necessità, che vengono distribuiti a ciascuno in quantità determinata



    rivolta [ri-vòl-ta] s.f.
    • 1 Ribellione collettiva, anche violenta, contro il potere costituito SINsommossa, insurrezione: reprimere una r.

    • 2 Volontà di rottura, rifiuto di un assetto morale, di un sistema culturale

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24.2.11

Chi salterà per primo?

.: DIPENDENZA DAL PETROLIO LIBICO :.

ITALIA ................... 24%
IRLANDA ............... 13%
AUSTRIA ............... 12%
PORTOGALLO ....... 11%
FRANCIA ............... 10%
SPAGNA ................. 9%
SVIZZERA .............. 8%
GERMANIA ........... 6%
INGHILTERRA ...... 3%
OLANDA .................. 2%
STATI UNITI ....... 0,5%

DATI: 2010, E.I.A. (www.eia.doe.gov/petroleum) e ITC Trademap (www.trademap.org/stDataSources.aspx)
Copright: Stratfor 2011 annual forecast (www.investorsinsight.com/blogs/john_mauldins_outside_the_box/archive/2011/01/20/annual-forecast-2011.aspx)
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Arabia Esaurita

Attenzione: astenersi ottimisti.
In questo grafico di alcuni anni fa presente su TheOilDrum.com (link), stimando tre livelli di riserve (dal pessimista all'ottimista, comunque di fonti terze rispetto ai grafici produttivi di Saudi Aramco) e tre tipi di capacità "spot" di produzione, è tutto nero su bianco quello che molto probabilmente sta per accadere all'Arabia Saudita ed al mondo. A dispetto dei proclami di riserve attorno agli 800 miliardi di barili, il totale ipoteticamente recuperabile è attualmente stimato a circa la metà ed il recuperabile reale al momento ammonta a non oltre 140 miliardi di barili: un nonnulla. Tanto per capire in che guaio è il mondo, anche perchè una enorme fetta del debito mondiale dovrebbe essere garantita anche da queste gigantesche riserve... Ma avranno sorprese lor signori.

Tagliam corto, poiché migliaia d'altri da 40 anni ci avevano avvertito ad essere sempre prudenti ed esistono centinaia di studi su quanto sopra e su quanto accadrà...
Dunque. Siccome "non ce n'è più abbastanza", scatterà il caos.
Il caos coprirà le sue stesse ragioni. L'europeo maledirà l'arabo e viceversa, tutti malediranno i cinesi e gli indiani, i russi faranno i cattivi e gli americani impazziranno e bla bla bla.
Non servirà invadere l'Arabia Saudita, perchè tutto l'estraibile è già estratto: quel che resta sono vere e proprie imprese sovraumane, per altro in totale perdita, economicamente e come efficacia di investimento energetico.
Cosa accadrà?
Ci son decine di film e documentari che incrociano possibili visioni future prossime. Per me il più verosimile in assoluto è "Les Temps du Loup" di Haneke (trailer poco significativo qui). Bisogna vederlo (esiste anche in italiano), per capire quanto un piccolo film possa senza mai citarla, parlare con fredda ed incredibile esattezza dell'umanità dopo un secolo di petrolio e di energie a prezzi incredibilmente bassi e soprattutto una breve epoca di obbligo alla iper-mobilità: di merci, di capitali, di uomini. Il film è ambientato pressapoco negli anni '20 del 2000, non si capisce bene cosa sia successo, ma una sorta di collasso socio-economico ha atomizzato la società: ognun per se', nessun dio, nessun futuro. All'origine si ispira alla trilogia teatrale post-nucleare "The war plays" di Edward Bond, ma prende cammini di rapida fine dell'era post-industriale e ne descrive i profondi meccanismi sociali in poche pennellate.

In breve, per colpa della disinformazione e dell'incultura imperanti, in pochi sapranno veramente darsi spiegazioni del come e del perchè le città, la società industriale, stati secolari siano potuti crollare in pochi anni. E homo sapiens sapiens scoprirà di non essere nemmeno più habilis.
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23.2.11

Muoia Sansone!

Certamente non interessa a nessuno, ma quasi tutti i paesi produttori di petrolio al mondo, soprattutto i maggiori - che guarda il caso sono governati da oscuri governi di stampo dittatoriale - possiedono armi ed esplosivi in quantità sufficiente ad immolarsi.
Per dare fuoco non tanto a se stessi ma alle installazioni estrattive. E' successo in Kuwait, in Iraq, in qualche giacimento europeo durante la Seconda Guerra Mondiale.
Pare stia per accadere in Libia.
O almeno: è nei piani di difesa di Gheddafi, fare terra bruciata se realmente "lasciato solo", da chi stipula i contratti e simili. Perchè Gheddafi non è vero che non ha paura. Altrimenti non si farebbe le iniezioni di botulino ed i lifting.
Quindi è un uomo pericoloso. Se farà saltare tutto, se ne va il paese con le maggiori aree inesplorate e potenzialmente le prime riserve in tutta l'Africa.
E' come se ai discepoli venisse a mancare Gesù. E poi ti saluto caldaie efficienti, auto a combustione ed anche auto elettriche.
Aramco in Arabia Saudita ha tempestato i propri impianti di esplosivi per auto-distruggerli in caso di invasione nemica. Questo è risaputo. Ed è tra l'altro un tipo di meccanismo messo in atto da secoli dalle società umane per un'ultima difesa: "se non ho più cose, il nemico non potrà rubarmele". Il suicidio negli animali non esiste, ma l'animale in fuga, se sta mangiando lascia in fretta la preda; addirittura i ruminanti hanno inventato altri tre stomaci per fuggire e digerire comodamente nella notte.

Se le riserve petrolifere sono veramente sovrastimate di sette o otto volte, se la rivolta è reale e se la disperazione dei governanti è estrema, il petrolitico finirà entro i prossimi tre o quattro anni* e poi resteranno noccioline di greggio e sciocchezze da estrarre qui e là, ad uso prettamente di "emergenza" e carburanti a 10 € al litro.
Sempre che qualcosa che si chiama Euro esista ancora nel "dopo".


*anche se con il barile di greggio oltre i 100$, il Petrolitico è già di per se stesso andato in malora, perchè costa più il brodo che la carne e per cavare nemmeno due barili da là sotto, bisogna spenderne/bruciarne uno. L'era industriale non conviene più. Già oggi il cibo non vale più nulla per il mercato, produrre cibo in Europa vale praticamente zero ma una consulenza in pdf per costruire un nuovo Canale di Panama (lo stanno ipotizzando i cinesi assieme alla Colombia) costa milioni e milioni. Pazienza.
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22.2.11

La città nel petrolitico

Broomfield, Colorado. Fondata e costruita a Nord di Denver nel 1956.
Ovvero: costruire una città dal nulla, nel petrolitico. Ho trovato il video emozionante, nella stupidità e nello spreco di una tale progettazione tipica dell'american dream. C'erano società in America che costruivano intere città dal nulla, nello specifico la Turnpike Land Company esiste ancora, si occupa di sviluppo di mini-lotti immobiliari ed impiega tre persone, gli uffici sono poco più di una baracca (qui).

Ma prima di guardare il video, sappiate che la città si è ora ampliata, fino a circa 54000 abitanti (http://www.ci.broomfield.co.us) e che non è ancora stata pagata. O meglio: la manutenzione del tutto ha esposto la piccola ma iper-complessa città ad una spesa infinita.
Broomfield, leggo sul sito del municipio, ha infatti un indebitamento pari ad oltre il 300% delle entrate annue, tutto collocato a mercato in comodi pacchetti di debito (in Italia si chiamano B.O.C.) pari a 305 milioni di dollari da ripagare entro il 2031 (qui). E questo la rende una città in ottimo stato di salute per gli standard americani!
Per trovare un dato simile di indebitamento per abitante, in Italia esistono solo Roma, Alessandria e Catania, città aiutate con leggi apposite o commissariate. Ma non vi piacerà sapere che molto peggio sono Torino e Milano, con oltre 4000 € di debito per abitante, che se li sommate col debito regionale e quello nazionale, in realtà se nascete a Milano oggi, siete morti di fatto: lavorerete forse stabilmente tra 28 anni e i primi dieci anni serviranno a ripagare un secolo di disastri. Tagliam corto. Pazienza. E' andata in questo modo.

Ma ecco il video. Che resti a futura memoria.

Richard Duncan: Teoria di Olduvai

Chi non conosce, ormai nel 2011, la Teoria di Olduvai?
A me anni fa permise di evitare di indebitarmi o di continuare stupide carriere, portandomi invece verso la natura e verso l'agricoltura "naturale". Ricominciai a camminare, a pensare a come mangiavo, dove vivevo e come.
Poi scoprii tutte le teorie e le pratiche di ritorno ad una ruralità, studiai i modi dei nostri nonni di essere contadini prima che agricoltori; e coltivai io stesso e riscoprii la terra sotto i marmi, i cimiteri e i mostri di acciaio di una corta era industriale in forte declino.
Pazienza, è andata come andata.

Ma visto quel che succede negli ultimi mesi e quel che sta per accadere sul fronte energetico, traduco e incollo alcune parole, scritte ormai molti anni fa dall'ingegnere, filantropo ed esperto petrolifero Richard Duncan:

..."La produzione energetica pro-capite mondiale è cresciuta fortemente dal 1949 al suo picco massimo nel 1979. Poi dal 1979 al 1999, per la prima volta nella storia è calata ad un tasso dello 0,33% all’anno (il “pendio” di Olduvai).
Secondo il mio schema di Olduvai, tra il 2000 e il 2011, la produzione energetica pro-capite mondiale calerà di circa lo 0,70% all’anno (lo “scivolamento”). Verso il 2012 si verificherà una serie di blackout elettrici permanenti a livello globale. Questi blackout, insieme ad altri fattori, faranno cadere la produzione energetica fino a raggiungere, nel 2030, i 3,32 barili di petrolio equivalente pro-capite all’anno, lo stesso valore del 1930. Il tasso di declino nel periodo compreso tra il 2012 e il 2030 è del 5,44% all’anno (il “precipizio” di Olduvai).
(...)
Lo “scivolamento” di Olduvai del periodo 2001-2011 può ricordare la “Grande Depressione” del decennio 1929-1939: disoccupati, poveri e senza tetto in coda in attesa di sussidi e assistenza. Per quanto riguarda il “dirupo” di Olduvai tra il 2012 e il 2030, non conosco alcun precedente simile nella storia umana."
Richard Duncan,
("Olduvai Theory", prima edizione del 1989)
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21.2.11

Nel secolo delle taniche

AGGIORNAMENTO DEL 22.2.2011 : l'esportazione di petrolio e gas dalla Libia pare ancora attiva, gli impianti di produzione invece sono in fase di "spegnimento" per la fuga degli impiegati delle compagnie estere, Gheddafi pare sia ancora in Libia (si è mostrato in un video assurdo da una località protetta, ma che combacia con le condizioni meteo locali), il paese resta nel caos. Intanto il prezzo del barile schizza in alto e la barra dei 100$ è vicinissima, assieme ai record dei prezzi dei carburanti. Il gasolio stabilmente oltre 1,50 €/l fu l'inizio della distruzione di reddito e posti di lavoro in Europa, ora la media nazionale di prezzo in Italia è salita a 1,37 €/l, chissà se questa economia - comunque malsana - reggerà. Ancora 15 piccoli centesimi di Euro per svelare la menzogna della solidità eterna di una nazione.
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In questo preciso istante, ore 18,40 del 21 febbraio 2011, l'esportazione di petrolio e gas dalla Libia è bloccata e la produzione è in via di spegnimento per la fuga di tutte le compagnie petrolifere, Gheddafi è volato all'estero, bande di poliziotti e soldati dettano legge e saccheggiano il paese.
Tra gas naturale e petrolio, il 20% dell'energia primaria netta italiana è di fatto scomparso, è con esso oltre dieci milioni di abitanti sono virtualmente privati di carburanti e metano: questione di poche ore o giorni e le pipeline andranno fuori pressione, le petroliere non caricheranno ed in Sicilia non arriverà nulla via tubi. Si dovrà acquistare altrove, da altri paesi, ma la capacità produttiva è risicata per tutti ed il "paniere" di approvvigionamento italiano piuttosto rigido, potrebbe non esserci via d'uscita a meno di non razionare con prezzi elevatissimi i consumi o addirittura di inviare contingenti militari a riassicurare la produzione e l'export...

Tutto questo era previsto solo nei peggiori scenarii post-picco (picco = "picco del petrolio"). Un ammanco del genere e con tale rapidità non è mai accaduto dal dopoguerra e non credo esistano piani di intervento internazionali in questo quadro geopolitico. La NATO, l'ONU, l'UE, gli USA e la Russia sono silenti. Tutti colpevoli o tutti presi alla sprovvista.

Vediamo cosa accadrà. Solo fino a tre giorni fa era ancora l'era del petrolio... Tra un mese ci saranno code kilometriche ai distributori e l'Italia su gomma ed al volante si ridimensionerà.
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11.2.11

La contadina virtuale

« La carenza di saggezza sistemica è sempre punita. »
da "Verso un'ecologia della mente"; 1976

IL FATTO
Alexandra Tobias, anonima 22enne americana di Jacksonville, stava giocando a "Farmville" su Facebook quando il suo neonato di tre mesi si è messo a piangere.
Di nuovo. "'Sti bambini! Ma chi me l'ha fatto fare?" ha pensato. Allora, innervosita, invece di cercare su Google come reagire correttamente o di postare la questione sul forum delle mamme moderne, lo ha scosso. Scosso, scosso, scosso. Talmente forte che il pianto del piccolo Dylan Lee è finito, per sempre.
Il bambino è morto per S.B.S.*.

Il 2 febbraio 2011 il giudice le ha inflitto 50 anni di carcere.

I PENSIERI
Storie ordinarie del petrolitico... Vita e morte nell'era del tutto per tutti.
Nei paesi sviluppati i pochi contadini sono diventati agricoltori addetti al movimento terra o ai trattamenti fitoqualcosa con prodotti di sintesi. Homo sapiens sapiens è addetto alla macchina o addetto ai calcolatori o nel migliore dei casi controlla altri uomini. E' un guardiano in un grande museo... E' alla finestra della villa dei nazisti de "Le 120 giornate di Sodoma" di Pasolini. Guarda. Guardare la pena dell'altro è l'ultimo piacere dei moderni, la nuova frontiera dei fascismi dal buco della chiave. Stare meglio di un altro, anche solo immaginarlo, è diventato l'ultimo sogno, l'ultima valle del far west da valicare per giungere nelle innumerevoli Californie piene d'oro agoniate nel poema di Majakovsky per soddisfare i suoi più sfrenati desideri.
Ma nel mondo virtuale, là le cose vanno meglio.
C'è ancora azione. La frontiera è lontana, le possibilità appaiono infinite.
Il numero di contadini cresce esponenzialmente... su "Farmville"! Ma non siete ancora iscritti? Alexandra Tobias si è iscritta, ha giocato, ci ha perso un figlio. Tanti contemporanei passano le ore libere simulando malamente on-line l'agricoltura chiusi in casa (mentre nelle ore non-libere simulano attività produttive, sempre al computer, ma chiusi in uffici) e guai se il bimbo piange ed osa disturbarli nel secolo dell'entertainment!

E' un mondo di turisti, tutti in ciabatte o pigiama, macchina fotografica digitale e t-shirt bianca tutti a bocca aperta in una grande Disneyworld, aspettando a mezzogiorno il panino standard con dentro il giallo fuso, il rosso coi semini ed il verde umettato di rugiada come nella foto. Mangiano l'immagine di un cibo senza storia e senza vita.
Niente è più reale.
Dai una coltellata a Mickey, la ferita si rigenera, poi lui ti saluta con la mano tridattile. Uno e trino.
Scuoti forte i cloni tricolori Qui, Quo e Qua, ti riappaiono magicamente nella vignetta successiva.
Uno e trino l'unico orfano mostro tricefalo Quiquoqua.
La trinità per le masse, masse create e allevate giorno dopo giorno a colpi di barili d'olio di pietra, di tele-giornali e tele-visioni, di scarico dell'IVA, credito facile, posto e salario da passacarte per una vita in cambio di silenzio ed un voto alla DC: paese che vai, ricatto che trovi. Per restare sotto, sottoposto, sub-umano.
Banale. Tutto questo disastro è dietro di noi, dal Gambia al Kentucky, tutti dobbiamo fare i conti con questa falsità, questa vera morte da scontare in una vita che perdiamo appena nati sull'altare di un progresso che è solo malsana violenza che speriamo ricada sul vicino, proprio mentre è lei stessa alla guida dei nostri pensieri, parole, opere ed omissioni quotidiani.

Tutto è show, quando non è museo.

Il primo editore di Bukowski, William M. Packard, un giorno disse che pubblicava Bukowski per scacciare Mickey Mouse dalla testa degli americani. Lo stesso menefreghista Bukowski era toccato, preoccupato ed angustiato dalla "disneyficazione**" dell'America e detestava Topolino, lo temeva fisicamente.
Più di Charles, noi siamo nati "into this". E siamo i vivi morenti into this.

Ma c'è una luce in fondo al tunnel della giostrina nella Klondike gold mine (esaurita). Chi ha sete di vita, di verità, di giustizia, di umanità, di ri-unione dell'uomo con l'attorno non antropizzato (dove ne esista), chi rifiuta una società in lotta ed in guerra perenne con il tutto e col reale, sta combattendo la finzione che spinge nel gorgo nero me, Alexandra, i nostri cari.



*La SBS, Sindrome del Bambino Scosso, è una scoperta medica del dopoguerra. Scuotere un neonato anche con un solo gesto brusco, visto il peso sproporzionato del cranio rispetto alla solidità dei muscoli cervicali, causa con altissime probabilità una lesione cerebrale subaracnoidea e quando non muoia o finisca in coma, il bambino riporta danni cerebrali permanenti per stiramento dei trasmettitori neurali. La SBS spiega tante morti e handycap insorti nei primi giorni di vita, per colpa di un padre, una madre, un addetto della nursery. Molte sindromi psico-motorie apparse in bambini apparentemente sani negli esami ecografici o alla nascita, si spiegano con una manovra maldestra. Sono "scossi" o troppo "tirati" addirittura in sala parto da medici "seriali" o ostetriche "meccaniche"; anche per questo movimenti ed associazioni nella società civile si oppongono alla medicalizzazione forzata ed alla "industrializzazione" della maternità.

**A tal proposito, leggasi :
"Simulacri e impostura. Bestie, beaubourg, apparenze e altri oggetti", di Jean Baudrillard
"Il sogno della merce", di Jean Baudrillard
"The Disneyization of Society", di Alan Bryman
"Tearing Down the Streets: Adventures in Urban Anarchy", di Jeff Ferrell
"The cultures of cities" di Sharon Zukin
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10.2.11

Texas, 2011: fa freddo? Black-out a ripetizione per 7 milioni di abitanti

Tiri la coperta da una parte, scopri dall'altra.
Non bastano più i 5 miliardi di dollari pagati col budget federale americano per pagare le bollette 2010 dei "poveri" (il programma di supporto si chiama LIHEAP, Low Income Home Energy Assistance Program). Possiamo pure chiamarli energy stamps (le tessere dell'energia). Ecco cosa dicono le tabelle del LIHEAP (prese da qui) su quanto costa a tutti gli americani non staccare la corrente ed il gas ai "poveri":

2008 ... $ 1,977,027,460
2010 ... $ 4,999,672,000

A New York, 1 bolletta su 5 è ormai pagata dal budget federale, per un totale di 524 milioni di dollari solo per il 2010. E' in realtà un enorme parco-giochi, o una piccola Unione Sovietica?, che vive a credito su nuova ricchezza futura che sempre più probabilmente non riavrà o se volete è tutto assolutamente in perdita: la gestione della rete energetica è di fatto completamente fallita, unico grande cliente è il governo federale americano.
Che economia di mercato in tale situazione? Mah. Che senso hanno oggi gli Stati Uniti che si fondano sul libero mercato e un quarto degli abitanti ha o il cibo (programma dei food stamps) o l'energia primaria pagati dalla spesa pubblica (a debito su una ricchezza che questi stessi beneficiari non ricreano più nemmeno per se stessi, figuriamoco per ripagare debiti dell'ordine dei 40 a 70 anni).
Mah...
Quando visitate New York, guardate in alto i palazzoni, guardate le persone che ne escono ed i taxi che van di qua e di là: è tutto in perdita, è debito pubblico che cammina.
Sempre sul programma LIHEAP, è da sottolineare che quasi tutti gli "indiani" abitanti nelle riserve hanno uno speciale programma, oltre al fatto di essere cronicamente "poveri", e ogni tribù ha le bollette addirittura pre-pagate dal governo federale, in base a quote prenotate stato per stato...
Ma tutto durerà ancora poco, dal 2012 sarà tagliato ampiamente. Invece di aumentare almeno a 6 miliardi la copertura del fondo, come chiesto dai singoli governatori e dalle compagnie energetiche, si taglierà tutto di almeno 1,5 mld di dollari (che è tra l'altro il deficit previsto per quest'anno, nel quale il programma non coprirà il mese di dicembre, 2011, in molte aree della nazione).

Ma non puoi pagare, ne' oggi ne' mai, quel che non c'è fisicamente oggi, nemmeno se sei lo Stato e puoi impacchettare tutto in un "20-years AAA- bond".
E la coperta si accorcia da un'altra parte...
Perchè a mancare è proprio l'energia da immettere per scaldare, poveri e ricchi assieme.

Parlavo pochi giorni fa dei consumi stratosferici di gas nell'area di New York. E dell'inverno, "invernale" oltre ogni record, dalle parti del Michigan, in particolare nell'area di Chicago.
Un freddo possente, quest'anno: per fare fronte a tutta la domanda tanti devono rimanere senza gas o senza energia elettrica, a volte senza entrambi; dura esperienza, soprattutto in un paese in cui la legge obbliga all'allaccio alle rete elettrica o del gas ove tecnicamente possibile, pena l'espulsione da casa tua e dal tuo terreno, espulsione sempre a discrezione delle autorità locali, ma in alcuni stati è sufficiente la segnalazione di un vicino per far arrivare le teste di cuoio ad espellerti. Su quest'ultimo punto, là sei espluso ma con obbligo "nobile" di abitare un appartamento o una casa del programma di Public Housing, case popolari per cui i cittadini pagano le tasse; "non puoi scappare, baby" e se sei nato o diventato povero abbiamo pensato e costruito un posto per te e là devi stare; stessa cosa sta per accadere in Francia, la legge si chiama "L.O.P.P.S.I. 2", prevede di fatto uno stato di polizia perenne, la creazione addirittura di una milizia di volontari, riforme totalitarie a vario titolo ed ha un nome terribile, che vi traduco: "Legge di Orientazione e Programmazione per la Performance della Sicurezza Interna"... La performance della burocrazia sicuritaria. E' la fine dell'umano. Se l'è cercata, l'umano, eccola qua la forma del dramma ultimo: che vivere è illegale).
Contraddizioni dell'epoca del totalitarismo energetico. Pazienza. E' andata com'è andata.

Ma veniamo alla questione curiosa che dà il titolo a questo post.
Il Texas è la 14esima "potenza" economica mondiale (non solo: è stato il primo ma anche l'ex-primo produttore petrolifero mondiale), eppure da giorni il gas e l'elettricità vengono tagliati a macchia a ricchi e poveri, a morosi e non morosi. E la situazione è addirittura fuori controllo per gli stessi tecnici. Tagli di qua e di là, perchè non ce n'è per tutti. Gli interessati non sono quattro gatti che abitano lontano da tutto, sono un po' tutti, a macchia; altro che abbassare la potenza domestica, ti erogano o tutto o niente. E se dapprima erano "consueti" distacchi programmati a causa dell'inverno più rigido del normale, ora l'agenzia texana per l'elettricità ERCOT ammette di non riuscire ancora a quantificare i black-out incontrollati (parlano di meno di 5000 famiglie... Se ne segnalano almeno venti volte tanto) e dice che l'emergenza sta finendo e che sul totale del periodo di eccezionalità meteo il fenomeno potrà aver toccato oltre 7 milioni di abitanti.
Nonostante progressi tecnologici, importazioni a livelli record, efficienza delle nuove caldaie e della riforma e rinnovo in parte realizzato del disastrato trasporto elettrico centro-statunitense, nonostante la crisi abbia sbattuto fuori dal mercato dell'energia decine di migliaia di famiglie, non ce la fanno proprio a gestire l'output energetico e soddisfare la domanda.

La sintesi del momento storico che stanno vivendo gli americani è che "per quanti dollari tu possa avere, non possiamo darti energia che non c'è".
Del perchè, del come, del dove e del quando ne parla proprio oggi, in modo più tecnico e soprattutto in inglese, il sito The Oil Drum, con riferimenti alle ultime news; interessanti sono anche gli imperdibili commenti di ingegneri o semplici testimoni oculari, entrambe le categorie sono sempre affidabili, informate e qualificate:
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Non tutto in Mali viene per cuocere

Leggo* che in Mali (Africa), si sono finiti il gas per cucinare: si daranno al crudivorismo che va tanto di moda nelle metropoli europee.
Il gas se lo sono finito per ragioni varie: troppo caro o troppa domanda o poca offerta (solito falso dilemma), troppe speculazioni e corruzione del gestore (solito falso problema, perchè allora al mercato nero dovrebbe essercene e non ce n'è), traffici poco chiari a livello di dogane (mancano 500mila bottiglie di gas, sono tutte state rivendute agli stati vicini perchè son più ricchi... Ma questo lo facevano pure prima), distribuzione complicata, etc.
Tagliam corto. Manca. E manca per un mix tipico di cause nella sindrome da collasso post-industriale... Anche dove l'industria non è mai realmente arrivata: cose che accadono nel Petrolitico, niente di nuovo per chi si interessa al problema energetico globale.

Più problematico constatare che il Mali aveva praticamente finito di deforestare non solo grazie a pratiche meno dannose legate all'allevamento estensivo, ma soprattutto grazie alla economicità del gas in bombola che era arrivato in quantità sufficiente in ogni villaggio da una trentina d'anni. Ora gli abitanti dispongono di ben 9000 kmq di foresta per mille abitanti, non è un guaio enorme la fine del gas, in un'ottica di bosco gestito soprattutto vista la bassa densità boschiva tipica della regione, che non permette un vero taglio massivo "rapido". Non si dimentichi comunque che la Storia insegna che la "gestione" del bosco sulla Terra ha avuto momenti assai poco felici, anche durante amministrazioni relativamente illuminate e comunitarie; per decenni in Francia era la pena di morte se ci si azzardava a tagliare alberi in certi boschi, poi venne la Rivoluzione Francese e le lame da boscaiolo finirono, perchè con quelle ci si scannava il vicino e poi si esportarono Oltralpe e ad Est assieme al modello di democrazia parlamentare repubblicana. Che ha funzionato finchè ha funzionato. Salvando anche i boschi. Ma sento scricchiolare da più parti.

Il guaio delle bombole di gas nel Mali, mi ha stimolato a sbirciare su Nationmaster.com e fare l'indovino su chi nel futuro avrà più guai "se si passasse al taglio del bosco per uso alimentare e di riscaldamento" (mangiare, sempre riscaldamento è, da fuori o da dentro...): gli italiani, per dire un popolo a caso, dispongono di 1700 kmq di area boschiva per 1000 abitanti ed il dato è in leggero aumento.
Da stare allegri? Beh, non tanto. Ma ne parleremo un'altra volta. Voi intanto compratevi delle vere calze di lana, di quelle che durano; o pigliate la lana ed imparate a farle; che vi riscaldate le mani nel frattempo (personalmente ho provato, non ci ho capito niente la 1a, la 2a e la 3a volta ho mollato, ne ho comprate dall'ultima laneria locale ed artigianale di Francia, che si trova non lontano da dove abito, esattamente a Saint Pierreville, nel Sud-Est).

Quello che non volevate sapere invece è che pare vero il dimenticato detto ecologista "no trees, no men". Guarda un po' infatti, l'Egitto ha il record negativo assieme all'Iraq e un paio di staterelli desertici laggiù, con un dato infinitesimo di area boschiva per abitante, praticamente cinque rami d'albero a testa. Si sarebbe potuta prevedere la prossima rivolta o guerra da collasso, solamente guardando questi dati? Non credo, ma aiuta a comprendere.
Vero è che gli egiziani stanno in mezzo ai deserti, che coltivano in ogni millimetro libero e "da sempre" (quando iniziarono a coltivare non era oltre un centinaio di tribù nomadi che prese a stanziarsi, ora sono 85 000 000 di abitanti e solo l'anno scorso sono nati 2 milioni di piccoli umani). Ma i millimetri coltivati o coltivabili si liberano o si sterilizzano con velocità assai relative rispetto alla malthusiana frenesia demografica locale sospinta da TV, giornali, regimi malinformanti, stili di vita all'occidentale e politiche monetarie da credito/debito infinito che hanno fatto credere anche agli egiziani la storiella che ogni forma di progresso è eterna, voluta, imposta e protetta dal Signore Iddio ("moltiplicatevi", dice... e poi? Sull'argomento, non ci è mica più tornato), dalle 195 confindustrie mondiali, l'FMI, il WTO, la BCE e tutte le lunghe ciocche serpentine di Mamma Medusa Stato-Banca-Industria.

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9.2.11

La belle époque

Poco tempo fa feci personalmente una ricognizione fotografica in una media città francese, da poco dichiarata "Città Creativa UNESCO" per come è riuscita a risollevarsi dalla catastrofe industriale più che altro legata alla fine dell'industria del carbone, negli anni '70.

E' Saint-Etienne, diventata oggi un importante centro di ricerca del design sociale, ma ancora oggi prima riserva carbonifera nazionale (solo nell'area urbana si contano un totale di 900 pozzi estrattivi; l'ultimo è stato sigillato ed i terreni attorno bonificati a metà anni '80). Negli ultimi tre decenni tuttavia, la chiusura di miniere e acciaierie ed il collasso dell'"humus economico" ha provocato la fuga di quasi metà degli abitanti. E' rimasto solo chi non poteva andarsene, qualche commerciante, dirigente e direttore ed è arrivata una classe di funzionari varii ed eventuali a dirigere una città svuotata della propria vera anima "produttiva". Pochi altri sono gli arrivi degli ultimi anni, lavori marginali, ben pagati, ma gente che non resta e soprattutto personaggi impiegati in un terziario avanzato di eccellenza, ma non permette di far vivere migliaia di abitanti.
Saint-Etienne dunque è una piccola Detroit, con una punta di ottima qualità in industria di precisione e settore dei servizi, che dà tanto denaro a pochissimi operai "da guanti bianchi". Ma niente di più. Scusate se cito Detroit, ma è tutto più semplice da capire per chi conosca questo famoso caso americano di rapido collasso di un'area urbana contemporanea passata in 45 anni dal 5% di poveri al 70% (cambiati i parametri, ma influisce poco sul totale: la classe media è stata spazzata via in meno di una generazione).

Delle riserve di carbone inizialmente stimate nell'area di Saint-Etienne, solo il 20% è stato estratto. Il resto era troppo pericoloso, profondo e costoso, rispetto "a quello già estratto" e rispetto ad altri giacimenti anche pù piccoli messi in produzione "altrove", anche all'estero, dove la manodopera continuava a essere bassa (anch'essi ora in situazioni gravi, l'Europa ad oggi non ha infatti nessuna capacità di esportare carbone di qualità, nemmeno di estrarne localmente a sufficienza, dove lo si faccia ancora).

Talmente era abbondante il "carburante" per riscaldamento nella zona in questione, che tutta la città "moderna" è stata costruita con enormi blocchi di pietra locale e con il miglior legno dei boschi attorno, fino alla completa deforestazione, tant'è che ci è voluta una legge speciale ed ora si è ripiantato quasi ovunque. Si costruiva senza nessun tentativo di "isolare" gli abitati, almeno fino agli anni '60. Il risultato è che il centro "storico" è impossibile da vivere (in gennaio la temperatura massima media è di 5°C) e giace in parte abbandonato; i palazzi, quasi tutti di pietra, crollano quando non vengono investiti ingenti somme per una complessa riqualificazione. Nelle case di lusso degli anni '10 del Novecento, un camino di marmo, a carbone, per stanza, sostituito poi da possenti caldaie sotterranee che consumavano interi filoni sotterranei di carbone in poche settimane. La città era un'unica fornace. Ogni millimetro pesantemente inquinato, il retro dei palazzi nero come la pece e le facciate lavate regolarmente da appositi addetti.
Una vita "ricca", durata nemmeno un secolo, ma passata tra i fumi delle estrazioni minerarie e le diossine delle adiacenti acciaierie che "davano lavoro" e malattie; al loro posto, ora, sinistri ricoveri per anziani ed ospedali pubblici dal costo insostebile dove quei minatori, i loro figli ed altri abitanti di lunga data della città muoiono dei peggiori tumori. In questo quadro idilliaco,i giovani di ultima generazione si fracassano il setto nasale l'un l'altro per accapparrarsi ragazze che truccano e vestono sempre più come battone da B movie; tantissimi di loro si dilettano in furti e traffico di droga, vandalismi vari, braccati giorno e notte dai poliziotti locali; nel tempo libero compiono, stipati in cinque in vecchie bagnarole che fumano blu, il giro della città decine di volte ascoltando a palla musica tribal-tecno sfidando con lo sguardo chiunque li fissi anche un solo attimo.
Anche questo è vivere nel petrolitico.

Ebbene. La mia ricognizione ha fotografato cosa accade ad un centro storico in Francia, quando finisce una belle époque: : http://www.flickr.com/photos/the_medo/sets/72157624094350170/show/
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8.2.11

Delirii sullo show agricolo

"In Europa non si coltiva più, si gestiscono patologie vegetali
cercando
di tenere in vita piante talmente malate che non chiedono che morire".
Claude Bourguignon

Claude Bourguignon è un duro. Un giusto. Ingegnere agronomo francese, fuggito dall'Istituto Nazionale per la Ricerca in Agricoltura per rifondare in privato ed in piccolo la scienza della microbiologia dei suoli, per farla breve Claude (in foto) da anni fa di tutto per salvare l'humus ed i suoi abitanti, le collembole. In Francia, l'INRA (ed i ministri dell'agricoltura, uno dopo l'altro) ha fatto carte false per sopprimere la cattedra di microbiologia dei suoli, la podologia è quindi rimasta una questione di geologi di serie B, geologi poveri che si occupano della neutra pelle della crosta terrestre, ambito di ricerca e lavoro ad esclusiva pertinenza di gruppi industriali. Peggio per loro, per noi e per tutti. Sanno benissimo che nulla è neutro, là sotto, ma anche qui sopra; ma conviene che uomini e cose siano neutrali, in tal modo si possono vendere nuove vite magiche, promettere futuri e carriere, prodotti di sintesi che attivano magici poteri. L'uomo è l'unico motore di un mondo che lui stesso ha creato. E l'industria ultima figliastra di questo maldestro universino portatile ha in mano la totalità delle vite, amica della banca che ha in mano tutto quello che è ipotecato per i secoli dei secoli e quello che non è ipotecato è perchè ancora non se ne sono accorti.
Abbiamo ipotecato un Pianeta per cosa? Quali risultati di felicità dei singoli e delle collettività sono stati raggiunti? Posso fare con tre spicci un weekend a Saragozza. Poi ci arrivo e scopro che tutti i miei coetanei che vi incontro sono senza lavoro, senza futuro, senza più sogni ed idee esattamente come coloro che lasciai in Italia e come in parte mi sento anche io.

L'agricoltura francese, non unica al mondo, è al collasso totale: nel silenzio e nell'ignoranza generale i pochi agricoltori rimasti, trasformati da decenni in operai di movimento ed insozzamento terra o poco più, stanno uscendo fisicamente di scena. Di anno in anno si perdono centinaia di contadini e imprese agricole, fallimenti, chiusure generazionali, suicidi (esattamente come in India, pure Oltralpe non si contano più gli agricoltori che si impiccano con le "corde blu" da balla di fieno).

Claude e la moglie Lydia hanno salvato e stanno salvando il salvabile in Francia, dove i suoli coltivati a cereali o vigne sono tutti allo stremo ed a stento sopportano gli ultimi attacchi meccanici e chimici di homo sapiens sapiens, il nipote eterno adolescente metallaro, junk food-dipendente e foruncoloso dell'homo abilis.

Le parole citate in alto, tratte dal documentario francese "Allerta a Babilonia", ci suggeriscono anche che produrre cibo, durante l'era petrolitica, è qualcosa che attiene di più alla guerra, al genocidio o nel migliore dei casi allo spettacolo, più che al concetto di vita rurale a cui pensi chiunque abbia un'anima o abbia visto dal vero in qualche mostra una veduta di Borrani, Sernesi, Fattori, Cabianca, Lega... I miracolati macchiaioli che videro e dipinsero i nostri bisnonni corti, polverosi, scalzi ed ignari che a piedi nudi percorrevano i tre o quattro ettari di campi della famiglia. Mi commuovo al solo ricordo dei miei passi e dei miei occhi fissi, a Palazzo Bricherasio, innanzi a tale splendore verista, ormai un paio di anni fa.
Sempre un secolo fa, braccianti italiani passavano il confine e a mano falciavano la lavanda, già di contadini francesi ce n'erano molto pochi rispetto alla Liguria o al Piemonte. E pian piano da quegli altipiani scendevano con le fascine in braccio o a cavallo di qualche asino o cavallo.
Ora una sola immensa macchina per 400 € al giorno di affitto raccoglie una decina di ettari di lavanda, tritando ognuna insieme alle mille e una mietitrebbie ogni anno qualche milionata di api, farfalle, volatili vari, tutto è uguale; tutto è show. Finirà tutto indistintamente magari negli olii essenziali con cui profumiamo i nostri vestiti per andare in ufficio a fare tic tic sul pc per ore 8, per giorni 325, per anni 40. Lavanda bio, lavanda etica, lavanda anche macabra.
Almeno quando si facevan ste cose alla mano, la farfalla ci vedeva, svolazzava lontana. Ci carpiva un sorriso mentre ci veniva comodo fare una micro-pausa ed asciugare il sudore... Il sudore: ma chi suda più ormai? Ne conoscete?
Pazienza, s'è voluto fare dello spettacolo.
E al posto di intere comunità di centinaia di lavoratori volontari e polivalenti, che anche lavoravano per poco e stagionalmente, parlando, scambiando prodotti e tecniche e storie e canzoni d'Occitania, lassù sopra Manosque, o a Valensole, è tutto un fiorire di case secondarie da mezzo milione di Euro l'una, ed uno o due giorni all'anno arriva il John Deere da 400 CV con un Jean-Pierre come autista a doppia patente speciale che passa, trita, schiaccia, uguaglia come tombe al cimitero e strapazza tutto. Non parla Jean-Pierre, è solo sul sedile ammortizzato, ascolta le radio commerciali con la climatizzazione a palla: Shakira, gli U2, Justin Bieber... Ai piedi, se vuole, tiene pure le sue scarpe da passeggio urbano; a casa ad aspettarlo una moglie impiegata nel terziario avanzato che tiene la contabilità di una ditta francese che produce calcolatrici elettroniche in Cina per il mercato Inglese.

Quando ricevete cartoline dalla Francia, vedete il palcoscenico di questo show agricolo moderno.

L'uomo (homo... humus...) è stato espulso dalla scena agricola, si è cacciato da Eden, dio di se stesso. Viviamo già un deserto che ha molte probabilità di nessun ritorno ad un "prima" abitato dall'uomo.
L'uomo è già morto ed estinto: si apre un secolo di pure formalità malthusiane, in cui ognuno avrà il finale del dramma che ha scelto di recitare, o che i suoi padri recenti hanno scelto per lui. Se ne è andato su una sport utility wagon, l'uomo, c'era il limite a 130 kmh e lui anche se non aveva fretta ha voluto schiacciare il pedale fino a 200, perchè poteva. Perchè fa fico.
E' lo show delle macchine, degli alambicchi e degi ultracorpi che riposano nel comfort del Grande Museo della Vita, dell'ordine che disordina e del rumore.

Per parafrasare l'enorme Guido Ceronetti, chi si abitua al rumore ed al caos imperante delle macchine, è già morto. Chi non dice una parola, attonito mentre accetta l'ingresso al museo morto della vita, è un morto che uccide i pochi vivi rimasti.
E noi siamo i figli di quei morti.
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6.2.11

2011, freddo, New York, 24 ore, 4550000000 metri cubi di gas, il futuro anteriore e San Lorenzo alla brace

Da Chicago fino alle coste orientali degli Stati Uniti sta facendo un freddo da record. L'ho evidenziato in un post precedente.
(Al Lago Walden, dove visse Thoreau, stanotte farà -13°C e domani ci nevica ancora.)

Ma... 4,55 miliardi di metri cubi son tanti!
Non è il totale delle riserve mondiali di gas, ne' il consumo mondiale invernale di gas, è il consumo dei solo 3 milioni e mezzo di utenti del gas dell'area di New York dalle ore 10 del 30.1.2011 alle ore 10 del 31.1.2011. In 24 ore*.
Secondo record di sempre, che pare sarà battuto in questi giorni in cui la "rete gas" newyorkese ha annunciato probabili tagli di fornitura causa eccessiva domanda. Un esempio spiccio: un tubo del gas da 4 pollici di diametro, che rifornisce un grosso immobile in periferia, non sopporta fisicamente l'ulteriore gas richiesto dalle caldaie per le temperature minime esterne da record; ha una portata massima, semplice. Il tutto è tarato su probabilità e statistiche di uso, caldaie e cubature degli abitati, rispetto a tabelle climatiche sugli ultimi trent'anni o poco più circa e non contempla l'overshoot della rete: se ne chiedi troppo, non l'avrai, punto e stop.

Per chi ama visualizzare tali consumi, 4 miliardi e mezzo di metri cubi è una quantità pari a dieci volte il volume dell'acqua nel Lago di Garda (il cui volume massimo teorico è di 460 milioni di metri cubi). E tutto il carbonio contenuto in quel gas, bruciando, diventa tante "C" stoccate in milioni di anni là sotto che volano come "CO2" verso il cielo infinito, restando purtroppo nell'atmosfera finita.
Ed in parte è ossigeno che invece di respirarlo noi per mesi, se lo pappa la nostra caldaia in un giorno. "Eh ma io ho freddo! Ma cosa devo fare?". Va beh. Tranquillo, dai: l'ossigeno la Terra lo ricrea (comunque non dal nulla), ma non alla velocità con cui la tua mini-bomba domestica lo fa fuori.

Per chi ama i paragoni con i consumatori planetari americani, tutti gli italiani assieme (che a consumo di gas pro-capite, soprattutto al Nord sono ai vertici mondiali) nel 2009 hanno consumato un totale di 40,04 miliardi di metri cubi di gas naturale.
A New York in sole 24 ore è andato letteralmente in fumo un nono di quel totale.
Se tutti gli abitanti del Pianeta Terra consumassero una tale portata, le riserve di gas provate durerebbero forse due giorni e mezzo (la calcolatrice di Win XP ha fatto tilt tre volte, pazienza se il calcolo non è esatto). Tanto durerebbe il conseguente "Metanolitico" globale.

Anche questo è "vivere" nel Petrolitico. Un eterno barbecue. Siamo come tanti San Lorenzo su una grande graticola di tubi, resistenze, fiammelle, nubi ardenti tra carboni arsi e riarsi.
Mi chiedo come fa il Sole a splendere ancora ed il piviere tortolino (in foto) ancora a fischiettar.
Insomma: ne valeva la pena? Ho cercato sui giornali americani, vedo se almeno per loro valeva la pena. Su ogni prima pagina parlano delle finali di football, tutti a scommettere e tifare per il Superbowl. Evidentemente per loro valeva, vale, varrà ma quel che è più grave è la Storia gli risponderà che no, non ne sarà valsa la pena.

(*Dati presi dalle comunicazioni di emergenza della news room virtuale della NYSEG, New York State Electric and Gas , febr.1, 2011)
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5.2.11

Australian rhapsody

Tanto per fare un punto della situazione, in Australia era appena finita ma è ricominciata.
Dopo la siccità durata dieci anni, dopo i mega-incendi del 2009 nel Sud, dopo il ciclone nel Sud del 2010, dopo due mesi di inondazioni nel Nord-Est, dopo il maggiore ciclone della storia australiana ancora nel Nord-Est, ora ancora inondazioni nel Sud... Gli incendi del 2009 che hanno allentato i terreni forse hanno favorito la magnitudo del fenomeno, invece dal punto di vista strettamente meteorologico sembra che siano state le temperature delle aree meridionali, tra 39 e 43°C (ora discese di oltre dieci gradi), ad aver risucchiato i resti del ciclone Yasi che vagavano verso l'interno desertico del Paese.
Tutti i fiumi dello stato di Victoria e del New South Wales sono in piena; non si segnalano situazioni troppo gravi, ma i disagi non si contano. La pagina dell'Australian Bureau of Meteorology relativa al Victoria non ha più spazio per le allerte.

Mentre si approva la flood tax per finanziare la ricostruzione, sia le vittime delle "inondazioni del Queensland" che le vittime del "ciclone Yasi" (sempre Queensland) si trovano in bancarotta o in causa contro assicurazioni latitanti, mentre la stagione dei cicloni non è ufficialmente finita e le strane piogge di tipo post-ciclonico o monsonico continueranno a Sud fino al 9 di febbraio secondo l'Australian Bureau of Meteorology.

In foto, la periferia di Melbourne questa mattina dopo un episodio di flash flood con 6000 evacuati d'urgenza, un rigagnolo di normalmente pochi metri di larghezza è diventato l'Adda in un paio d'ore. Per oggi "niente show petrolitico", l'auto nuova fiammante in primo piano non potrà sfrecciare come d'abitudine tra aborigeni e canguri.
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Il Polo Nord a Chicago

Dopo la storica tormenta dei giorni scorsi, Chicago e parte del Nord-Est americano resteranno ancora a lungo in una morsa di gelo con massime mai superiori a -3°C e minime a -22°C, con temperatura realmente percepita oltre i -30°C a causa dei venti settentrionali. Sono le stesse condizioni meteo che avreste sul Monte Rosa proprio nel mese di gennaio (quando proprio fa freddo che anche gli alpinisti più spericolati rimandano), ma a Chicago per un'altra settimana almeno i balconi ed i davanzali saranno tanti Cervino e Monte Bianco. Finita l'ondata di gelo, di nuovo saranno sotto altra neve, guardando alcune carte meteo pare che il super-inverno durerà fino a metà marzo, comunque con temperature costantemente sotto la media.
I consumi per riscaldamento alla fine dell'inverno per tutti gli Stati Uniti risulteranno pari ad almeno due volte la media degli ultimi trent'anni.
E' come se sia apparso un secondo continente nordamericano da riscaldare. O come se invece di 300 e passa milioni, *puff* negli States vivessero in 600 milioni ma con un clima nella media...
Pensieri fastidiosi.
Potrebbe andare peggio? Certo, perchè è in gran parte con l'importazione dall'estero che si scaldano dalle parti di Chicago, il Canada aiuta infatti i vicini sudisti e vede i proprii stock scendere verticalmente, senza la possibilità istantanea ne' di aumentare rapidamente i prezzi e nemmeno di aumentare la produzione (alcuni impianti hanno addirittura chiuso a causa dello stesso freddo che ha colpito gli States, in ogni caso pare producano al massimo e che parte del gas "ad uso interno canadese" sia deviato dal gestore verso gli americani, che hanno più freddo e pagano di più dei canadesi).

Ad oggi, 5 febbraio 2011, gli abitanti di Chicago e zone limitrofe stanno battendo record di consumo di gas ed elettricità giorno dopo giorno; per dare un ordine di grandezza del consumo di gas naturale, viste le temperature esterne di -17 °C medi notturni per almeno una settimana, molto inferiori alla media, per avere 19°C nelle abitazioni si consumerà fino a quattro volte di più rispetto ad un normale giorno d'inverno: in certi quartieri, soprattutto con immobili a bassa performance energetica, due/tre gradi esterni in meno significano il puro raddoppio del consumo in termini di kWh equivalenti (sia riscaldamento a gas che elettrico).
C'è chi chiede una legge d'emergenza che fissi il tetto di riscaldamento a 18°C, chi propone un taglio di forniture di gas alle zone centrali degli USA (già successo in New Mexico ieri per 30mila famiglie) o addirittura un aumento del prezzo "d'ufficio" del 20% per far risparmiare prodotto o forse per tagliar fuori le utenze morose, e da subito.

Ma è solo una bolla di clima gelido che dovrebbe essere 2500 km più a Nord, accaduto migliaia di volte nel passato. Purtroppo gran parte delle abitazioni son concepite per un "weather as usual". Prima dell'avvento del carbone e delle macchine a vapore, a Chicago abitavano un centinaio di tribù indiane, che se era freddo si spostavano. Nell'area di Chicago, che in inglese è "Chicagoland", nel petrolitico (che va anche a nucleare, idroelettrico, etc ma non basta) oggi vivono dieci milioni di abitabti e non si muore di freddo ed in massa, perchè il Canada è attualmente il maggior produttore di gas naturale del continente americano e tra i maggiori al mondo ed è in grado di far fronte all'emergenza.

Anche questo è il petrolitico: in una sola settimana si bruciano in un'area metropolitana riserve di gas naturale create in 350 milioni di anni di "compostaggio sotterraneo" di miliardi di piante. E mentre si bruciano milioni di metri cubi di gas, si brucia il denaro usato per produrre ed acquistare, del quale resta un magro profitto sotto forma di dato numerico in qualche computer, che sarà redistribuito con sistemi che solo in parte garantiranno di trovare altro gas, ma in gran parte serviranno solo a consumare più in fretta il restante. Ed in tutto il contesto, parte di questo bruciato finisce, in negativo, ad ingrossare ulteriormente il debito pubblico americano e quindi mondiale, altra fonte di distruzione di ricchezza-lavoro.

Quel che pazientemente è stato stoccato da noi umani come sudati risparmi o laggiù da "metamorfosi fossile", viene di botto riversato in una atmosfera satura di gas serra. Ci vorranno di nuovo i millenni per riportare a terra tutti questi atomi di carbonio che mandiamo a calci in culo per aria. E a calci in culo le nostre paghe, che giriamo in toto a lor signori del gas.
Ma ne valeva la pena? Non c'era scelta?
Chi vivrà (o sopravviverà), vedrà.

Petrolio, quanto ne resta? (1a parte)

"La parabola dell'auto magica"
Prendete un'automobile qualsiasi, con un enorme serbatoio pari al suo peso ed iniziate il viaggio a potenza costante. Più il serbatoio è vuoto, più l'auto è leggera ed aumenta la velocità, consumando anche meno carburante.
Avete ormai percorso migliaia di kilometri e fino all'ultimo litro si direbbe che il sistema è sempre più efficiente,
ma la sorpresa arriva ed è definitiva: al massimo di efficienza e di potenzialità avete fatto fuori l'ultimo litro.

Lo stesso accade ed accadrà al petrolio,
alle riserve petrolifere
ed alla produzione petrolifera
per la grande macchina termica mondiale.

La gamma di risposte è vasta.
Ma anche la domanda ne nasconde altre, ad esempio "quale tipo o qualità" di petrolio? Perchè è un prodotto che va trasportato, poi raffinato, basta una differenza qualitativa minima e lo stesso "petrolio" semplicemente non è raffinabile o se lo è ha costi economici o anche ambientali in termini di inquinamento e di rischio industriale incalcolabili.
Fare dunque ordine ed un grande sforzo per correggere innanzitutto la domanda, sulla base di quale tipo di petrolio influenza di più la vita di un homo sapiens sapiens contemporaneo.

Ma per oggi, la prima risposta al domandone è che, di qualunque tipo si tratti, di petrolio ce ne resta meno. Ed ogni giorno di meno.

Le ragioni:
a) la massa del Pianeta Terra è invariata ed il petrolio presente si è materializzato, e ancora si crea sotto i nostri piedi, ad una velocità nulla rispetto alla rapidità di estrazione antropica;
b) la rapidità di estrazione e di messa sul mercato del prodotto petrolifero ha avuto il suo picco di efficienza nel passato e le nuove tecnologie servono solo ad estrarre più rapidamente "il fondo" dei giacimenti, dove si possa arrivare al fondo con mezzi meccanici, viste ad esempio le pressioni e temperature che fondono l'acciaio;
c) per mantenere in efficienza un sistema economico e finanziario basato sulla forte disponibilità di petrolio, e che lo ha considerato erroneamente "infinito" o "eternamente rimpiazzabile", serve sempre più petrolio e teoricamente a prezzo fisso o calante, avendo il mondo moderno dichiarato l'inflazione non possibile nei sistemi monetari; tutto questo porta il sistema all'errore, ad un collasso dopo l'altro con piccole pause di adattamento, durante il quale il sistema si ri-verifica, a partire dai suoi attori umani fino ai software che gestiscono i fondi di fondi di investimento o i "futures", salvo poi fare crash su un nuovo errore.

Ergo: è finito, quel che resta lo stiamo finendo, comunque non basterebbe mai.
Il risultato è che ce n'è sempre meno.

Risposte vaghe, poco scientifiche? Ma non false.
E che possono guidarci fuori dal pantano della disinformazione sul più grande dei segreti di Pulcinella: il predominio assoluto del petrolio come fonte energetica della società umana contemporanea (almeno, dal dopoguerra a metà degli anni '80 era la prima fonte energetica, poi vedremo perchè ad oggi non ci dà nemmeno la metà di tutto quel che ci serve, come fonte energetica). Ci torneremo più avanti.
Ora basti sapere che in media "le riserve petrolifere" faranno la fine delle "riserve carbonifere". In Europa, il 75% del carbone stimato un secolo fa è rimasto là sotto: troppo costoso, troppo profondo, troppe vite umane e troppi strumenti da consumare e distruggere per averne ancora, per andar più giù o per espndere anche orizzontalmente la miniera o troppa acqua trovata che per pomparla tutta serve più carbone di quello che ci trovo inzuppato attorno.

Per il petrolio, nonostante le migliore tecniche, non si arriverà mai ad un ratio di efficienza riserve/estratto tale da arrivare ai famosi "abbiamo ancora 50 anni di riserve!". Bisogna passare ad altro, se possibile a qualcosa di meglio e che lo si gestisca meglio, nel frattempo essere prudenti ed umani: gettare uno sguardo al "mondo prima" e farlo durare se esiste ancora o farlo rinascere se una possibilità c"è.

"La fine del petrolio è sempre (di più)". Quando dopo i razionamenti futuri davvero non ne avremo più, se esisteranno i giornali, non avran spazio per comunicarcelo.
Staranno parlando di una rivolta dietro l'altra.
Staranno parlando di ben altri problemi.
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3.2.11

Fosse successo in Europa?

Casa distrutta dopo il devastante ciclone Yasi? Nel frigo intatto, ancora fresco nonostante l'assenza di corrente, resta della birra. Ottima occasione per brindare con i vicini ugualmente disastrati. Anche questa è vita nel petrolitico.

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L'estinzione degli Italiani

Il rapporto tra gli abitanti della penisola italica ed il loro ambiente, il cibo che mangiano, il loro stesso stile di vita, evidentemente si è compromesso. Al posto delle migliori terre, attorno alle città, c'è altra città. Invece di frutteti ed orti, parcheggi, logistica e capannoni "affittasi". Invece di fattorie, una distesa di bruciatori per fabbrichette, bruciatori per produzione energetica, bruciatori per incenerire materiali di scarto, bruciatori che portano persone e merci di qua e di là, per aria, per mare, per terra. Bruciamo, bruciamo, bruciamo. Emettiamo sostanza tossica come prima attività che crea moneta. Ci svegliamo per bruciare ancora. Ci riposiamo, di notte, per esser più freschi e bruciare ancora il giorno dopo, in auto, al telefono, anche solo stando immobili sono i nostri mille investimenti che bruciano ancora materia, altrove. Gas naturale, olio combustibile, benzina senza piombo, gasolio, jet fuel, carbonella, coke da metallurgia, legname, sigarette al cadmio/arsenico... Bruciare! Bruciate tutti! L'Italia è un'immensa pira su cui si sacrificano tonnellate di carbonio ogni secondo. E' tutta colpa sua, diabolico carbonio.
Propongo una riforma costituzionale:

Art. 1 - L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro... prodotto dalla combustione di materia.

Insomma. La domanda è: quanto poteva durare?

I più attenti lo possono notare da anni. Che non poteva durare molto o forse dovrei dire, "troppo", senza causare danni maggiori di quanti benefici. Pier Paolo Pasolini parlava di una rottura culturale totale, già nel 1974 (prendetevi 5 minuti per vedere e rivedere il "video di Sabaudia"). Che avrebbe portato a ben altri guai.
Nell'era del consumismo il problema di fondo, banale, è che dopo aver tentato e talvolta esser riusciti a "consumare l'attorno" il più possibile, gli italiani e tutti gli aderenti mondiali all'ideale consumista contemporaneo, avrebbero finito per consumare se stessi.

Oggi non va più di moda parlare di consumismo, ci pare d'esser passati ad altro. Anche fossimo passati ad altro, i danni causati da quegli anni sfrenati, anni che giacciono in enormi buche e riempono fino ai bordi le discariche del Bel Paese, prima o poi dovevano manifestarsi, sulla stessa generazione che li ha generati, prima che su figli e nipoti.

Ed ecco che gli uomini "dall'aspettativa di vita lunga" cominciano semplicemente a morire più in fretta. Molti demografi ci hanno allertato sull'estinzione degli italiani, ma sembrava questione di decenni o qualche secolo; invece questo fenomeno sembra avvicinarsi molto più rapido.
In breve, la disponibilità di energia pro-capite, di energia a basso costo, una certa capacità di gestione "culturale" dei conflitti e dei problemi, forse avevano influenzato, aiutato e promosso un salto in avanti delle condizioni di salute e dell'allungamento di una vita "sana", ma nel frattempo tutto questo è stato possibile con aumenti sconsiderati di emissioni inquinanti ad ogni livello ed in ogni ecosistema. Prima o poi questo scompenso grave, doveva "attaccare" l'uomo, il quale aveva consumato, prodotto, inquinato per dei fini reputati inviolabili e nobili nell'era del consumismo.
Ma dal 2004 c'è un problema, in gran parte dovuto a come tenere in piedi il sistema economico/energetico copiato sul modello dei consumi; ne parla, sempre con grande chiarezza e semplicità, il prof. Ugo Bardi:

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2.2.11

Ciclone Yasi

Il maggiore ciclone da quando l'Australia è stata colonizzata (e da quando si misurano questi eventi) si è abbattuto poche ore fa a Mission Beach (in foto, sotto, prima dell'arrivo del ciclone). Mentre scrivo, si dirige verso le miniere di zinco e carbone da coke più produttive del pianeta, già semi-distrutte ed alcune rese improduttive per sempre dalle inondazioni bibliche durate ben due mesi tra 2010 e 2011.

Di tutta la costa Nord-Est del Queensland, il punto di atterraggio del ciclone, ovvero Mission Beach è un posto tra i più malefici, dove sono stati compiuti atti contro l'umanità assai gravi in epoca remota.
E' storia dell'Ottocento, quando coltivatori di banane cinesi comprarono terre agli inglesi per due soldi e subito schiavizzarono gli aborigeni per le prime piantagioni di banane su suolo australiano. Anni dopo, sempre a Mission Beach furono creati dal governo centrale campi di internamento per tossicodipendenti da "oppio", guarda caso tutti aborigeni che avevano perso il lavoro a causa del crollo del prezzo delle banane...
Tutto questo, aborigeni ma soprattutto case e palazzine, fu spazzato via da un uragano del 1918. Ora ad esser spazzati via sono resort ed hotel di lusso abbarbicati sulla spiaggia.

Se credessi nel Dio cattivo e vendicativo di certi passaggi della Bibbia, oggi non sarebbe una bella giornata.

Il secolo di Frankie

Ultimo veterano americano della Prima Guerra Mondiale, Franck Woodruff Buckles ha appena compiuto 110 anni.

Quando iniziava l'era che sta volgendo al termine, lui era già presente. Figlio di contadini, invece di occuparsi di semi, lombrichi, raccolte, a 16 anni gli era già stato insegnato a pulire il fucile, a riconoscere l'amico del nemico...
Cacciato da Eden per combattere altri cacciati.
Anche per lui la mela al giorno che Dio non aveva consigliato di mangiare.
E che leva l'uomo di torno.
C'est la vie, c'est la guerre... oppure à la vie comme à la guerre. Ma allora è davvero la stessa cosa? Jared Diamond, col suo "Armi, acciaio, malattie", ci sussurra che negli ultimi diecimila anni non abbiam fatto che aumentare la drammaticità dell'esperienza umana sulla Terra. Che i nostri Stati sono fondati sull'acciaio e con l'acciaio, l'avevamo sospettato anche prima. Ma...
Autista, voglio scendere.

Ma ieri era dunque la festa di Franck, basta tristezze. Nonostante un secolo e passa di acciacchi, l'antenato vivente dell'homo googlens è in piena forma e vivrà ancora a lungo.

Nei libri di storia del futuro remoto si potrà dire che l'era petrolitica non è durata nemmeno quanto un solo uomo... E' il petrolio che non ci sopravviverà, non il contrario. Per questo dobbiamo occuparsi di Eden e del giardiniere.
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