9.2.11

La belle époque

Poco tempo fa feci personalmente una ricognizione fotografica in una media città francese, da poco dichiarata "Città Creativa UNESCO" per come è riuscita a risollevarsi dalla catastrofe industriale più che altro legata alla fine dell'industria del carbone, negli anni '70.

E' Saint-Etienne, diventata oggi un importante centro di ricerca del design sociale, ma ancora oggi prima riserva carbonifera nazionale (solo nell'area urbana si contano un totale di 900 pozzi estrattivi; l'ultimo è stato sigillato ed i terreni attorno bonificati a metà anni '80). Negli ultimi tre decenni tuttavia, la chiusura di miniere e acciaierie ed il collasso dell'"humus economico" ha provocato la fuga di quasi metà degli abitanti. E' rimasto solo chi non poteva andarsene, qualche commerciante, dirigente e direttore ed è arrivata una classe di funzionari varii ed eventuali a dirigere una città svuotata della propria vera anima "produttiva". Pochi altri sono gli arrivi degli ultimi anni, lavori marginali, ben pagati, ma gente che non resta e soprattutto personaggi impiegati in un terziario avanzato di eccellenza, ma non permette di far vivere migliaia di abitanti.
Saint-Etienne dunque è una piccola Detroit, con una punta di ottima qualità in industria di precisione e settore dei servizi, che dà tanto denaro a pochissimi operai "da guanti bianchi". Ma niente di più. Scusate se cito Detroit, ma è tutto più semplice da capire per chi conosca questo famoso caso americano di rapido collasso di un'area urbana contemporanea passata in 45 anni dal 5% di poveri al 70% (cambiati i parametri, ma influisce poco sul totale: la classe media è stata spazzata via in meno di una generazione).

Delle riserve di carbone inizialmente stimate nell'area di Saint-Etienne, solo il 20% è stato estratto. Il resto era troppo pericoloso, profondo e costoso, rispetto "a quello già estratto" e rispetto ad altri giacimenti anche pù piccoli messi in produzione "altrove", anche all'estero, dove la manodopera continuava a essere bassa (anch'essi ora in situazioni gravi, l'Europa ad oggi non ha infatti nessuna capacità di esportare carbone di qualità, nemmeno di estrarne localmente a sufficienza, dove lo si faccia ancora).

Talmente era abbondante il "carburante" per riscaldamento nella zona in questione, che tutta la città "moderna" è stata costruita con enormi blocchi di pietra locale e con il miglior legno dei boschi attorno, fino alla completa deforestazione, tant'è che ci è voluta una legge speciale ed ora si è ripiantato quasi ovunque. Si costruiva senza nessun tentativo di "isolare" gli abitati, almeno fino agli anni '60. Il risultato è che il centro "storico" è impossibile da vivere (in gennaio la temperatura massima media è di 5°C) e giace in parte abbandonato; i palazzi, quasi tutti di pietra, crollano quando non vengono investiti ingenti somme per una complessa riqualificazione. Nelle case di lusso degli anni '10 del Novecento, un camino di marmo, a carbone, per stanza, sostituito poi da possenti caldaie sotterranee che consumavano interi filoni sotterranei di carbone in poche settimane. La città era un'unica fornace. Ogni millimetro pesantemente inquinato, il retro dei palazzi nero come la pece e le facciate lavate regolarmente da appositi addetti.
Una vita "ricca", durata nemmeno un secolo, ma passata tra i fumi delle estrazioni minerarie e le diossine delle adiacenti acciaierie che "davano lavoro" e malattie; al loro posto, ora, sinistri ricoveri per anziani ed ospedali pubblici dal costo insostebile dove quei minatori, i loro figli ed altri abitanti di lunga data della città muoiono dei peggiori tumori. In questo quadro idilliaco,i giovani di ultima generazione si fracassano il setto nasale l'un l'altro per accapparrarsi ragazze che truccano e vestono sempre più come battone da B movie; tantissimi di loro si dilettano in furti e traffico di droga, vandalismi vari, braccati giorno e notte dai poliziotti locali; nel tempo libero compiono, stipati in cinque in vecchie bagnarole che fumano blu, il giro della città decine di volte ascoltando a palla musica tribal-tecno sfidando con lo sguardo chiunque li fissi anche un solo attimo.
Anche questo è vivere nel petrolitico.

Ebbene. La mia ricognizione ha fotografato cosa accade ad un centro storico in Francia, quando finisce una belle époque: : http://www.flickr.com/photos/the_medo/sets/72157624094350170/show/
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