17.7.12

Petrolio USA: aumentano trivelle, ma si produce poco e peggio

Tra Texas e New Mexico c'è un area di estrazione petrolifera chiamata "Permian Basin". Come si evince dal recente grafico della Energy Information Administration* a lato, dal 2009 ad oggi, la produzione mensile (fortemente calata negli ultimi tre decenni) è tornata ad aumentare: da 800mila barili al giorno ad oltre un milione e cento. Un aumento di quasi il 40%... 
Un ottimo risultato? Non direi. In parte quel greggio resta nella regione... PER ESTRARRE ALTRO GREGGIO! Oppure va alimentare bolle inflazionistiche. Questo "ottimo" risultato di aumento di produzione si è ottenuto infatti a fronte dell'aumento del 500% delle operazioni di trivellazione, in pratica una sorta di miraggio, in cui si assiste alla riattivazione di TUTTE le trivelle disponibili (spente all'improvviso col crollo deflazionistico del barile, tra 2008 e 2009...), ma per estrarre un greggio di qualità non migliore e venduto a prezzi più alti e quando va bene a margini identici al periodo pre-crisi. In sintesi: mondialmente si sta utilizzando gran parte del buon greggio rimasto per trovare altro greggio mediocre e raffinabile a costi maggiori, esacerbando la concorrenza dei raffinatori e tagliando fuori paesi che non hanno aggiornato la capacità qualitativa delle proprie raffinerie. Mai come oggi dai giacimenti americani si stanno estraendo soldi più che energia: si estrae, si raffina, si distribuisce carburante e lo si consuma quasi sempre in perdita, ma anche quando il processo genere più energia/denaro di quanto ne consumi, il tutto è sequestrato dal governo per pagare interessi sul debito e mantenere in vita le banche e le bolle speculative che tengono a loro volta in vita ed al potere le élites.
Altro commento: le quotazioni del greggio hanno rimbalzato ultimamente in alto, dopo il bottom di fine luglio, ma tra fine 2012 e inizio 2013, in seguito alla resa dei conti finanziaria europea di agosto/settembre 2012, è previsto un nuovo choc deflazionistico: quasi impossibile che il Permian Basin possa tenere la gittata produttiva sopra gli 800mila barili da qui alla fine 2013. Sarà di nuovo collasso produttivo americano, con la Cina ferma  e  una recessione mondiale conclamata (quando la chiameranno come merita, ovvero "Seconda Grande Depressione" ribattezzando anche la prima di quasi un secolo fa? Sarà comunque troppo tardi. Gli storici lo hanno fatto quasi subito per le due guerre del '900, cosa aspettiamo per dire la verità sull'economia?). 
*link: http://205.254.135.7/todayinenergy/
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2 commenti:

  1. Shale gas, shale oil, oil shale, tecnica del fracking, trivellazioni in ogni dove sul pianeta, biocarburanti che sottraggono cibo agli esseri umani, ecc.
    Tutto questo si definisce in un solo modo: peak oil. Ed è solo grazie alla raffinazione delle tecniche estrattive(a spese dell'ambiente), alle produzioni in perdita e agli all liquids che non siamo ancora sprofondati nella fase post plateau, ovvero il declino della produzione globale.
    Ma il declino del benessere petrolifero delle masse occidentali è già una realtà...

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  2. il declino economico è ormai generalizzato: Cina, India, Brasile. La regione Sicilia è al fallimento col timoniere alle dimissioni, dopo aver fatto rotta sugli scogli, ma non è Schettino. La speranza del futuro si chiama Food stamp. Il nostro modello di vita è agli sgoccioli, ma inventarne uno nuovo è improponibile, perchè col calo delle risorse si dovrebbe rinunciare a troppe comodità, che il consumismo ci ha regalato come ovvie, anzi irrinunciabili. Hanno scelto la linea soft di collasso; un poco alla volta e a macchia di leopardo. Chissà in quanto tempo si sono prefissi il ritorno degli anni 50, nei quali non tutti avevano l'auto, l'acqua in casa, il bagno in casa e nemmeno la certezza di due pasti al giorno? Penso dai 5 ai 10 anni.

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