17.5.11

Addio Alaska: niente più aree protette

Sabato, 14 maggio 2011, il presidente americano Barack Obama ha reso noti* i piani di ulteriore esplorazione petrolifera in Alaska, "urgenti a causa degli alti prezzi raggiunti dal greggio e dai carburanti", ovvero manca petrolio sui mercati internazionali e nazionali e sono fottuti. Costa sempre di più perchè ce n'è sempre meno, ma direttamente agli americani che ne consumano ciascuno delle tonnellate ogni anno beh non si può proprio dire. Ma si può e si deve invece dire che si trivellerà ancora ed ancora anche in capo al mondo.
Anche a scapito del maggiore sito di nidificazione dell'Ovest nordamericano (nelle foto).

Il problema è che mai nessuno ancora negli USA si era sognato di ri-esplorare e trivellare nella riserva naturale "petrolifera" strategica dell'Alaska (conciata male a partire dagli anni '20 per estrazione di carbone e definitivamente protetta da apposita legge del 1976), dove svernano tantissimi uccelli migratori ed all'interno della quale si trova uno dei luoghi più incontaminati del Nord-America, il lago Teshekpuk (nelle foto gli abitanti del lago).
Purtroppo la sete di petrolio, soprattutto di gas da trasformare in carburante in questo caso, ha "costretto" Obama ed il governo a liberalizzare la totalità dei 95000 kmq della National Petroleum Reserve-Alaska NPRA, nella parte più settentrionale dello stato saranno esplorati e si caveranno fuori quindi quei barili senza i quali molte pipeline non hanno già ad oggi una gittata di prodotto sufficiente a scongiurare il congelamento, gli incidenti, l'interruzione di forniture verso gli snodi petroliferi meridionali.
Si rimanda la fine dell'età dell'oro nero dell'Alaska, ma solo di qualche anno.
Il tutto nonostante l'USGS (United States Geological Survey) abbia comunicato** nell'ottobre 2010 che le riserve estraibili per questa area "vergine" alla trivellazione, ad esempio quelle di gas convenzionale, non siano in definitiva che di 8 trillioni di metri cubi di gas rispetto al totale stimato nel 2002 di 61 trillioni, quasi otto volte inferiori. Un dettaglio da far saltare per aria il piano economico e le previsioni di profitto, ma tanto si andràa a trivellare lo stesso perchè i prezzi saliranno e saliranno ancora... Ne tireranno fuori pochino, solo per incassare utili e non realmente per rifornire l'intero mercato americano, ma inquinando molto. Un'ennesima area dell'Alaska sarà un nuovo inferno inquinato, esattamente come Prudhoe Bay, il vicino bacino petrolifero una volta immenso ed eterno, ma ormai al declino produttivo.
Ma ne vale la pena?

Si è scelto ancora una volta "più lavoro/denaro, meno natura!", dimenticando che l'unica garanzia del capitalismo è il capitale naturale (oltre che la presenza dell'uomo che fornisce lavoro e gestisce l'operatività delle macchine...).
Consumare il capitale naturale finito più in fretta, al contempo rendendo inutilizzabile l'attorno "selvatico" ad esempio di un giacimento di gas, è un crimine contro l'umanità futura a (poco) profitto dei (mal)viventi presenti. Peggio per loro, peggio per noi. L'impressione è che si sia scelto di auto-distruggersi, ancora una volta.

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1 commento:

  1. Gli americani si confermano i paladini di tutto solo a parole, appena di mezzo ci stanno i soldi (sopratutto il petrolio)tutto decade.

    Non ci sta nulla da fare la mentalità americana è molto simile a quella provinciale italiana.....macchina e casa ,ovviamente tutte enormi.... di prendere macchine più piccole non se ne parla devono avere 4000 v8 da 6 km/l .....

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