25.11.11

Risiko, dicembre 2011: Marocco, Siria, Iran, Turchia...

Due mesi fa sostenevo* che avremmo sentito parlare sempre di più di Erdogan, a capo della 6a (sesta) potenza militare mondiale. Ed è accaduto. E accadrà ancora.
Da un eventuale appoggio turco ad una azione internazionale contro il regime di Assad in Siria dipende oggi la pace in Medio Oriente. Aumenta anche la probabilità di conflitto mondiale, essendo fortemente implicate Russia e Cina, oltre che gli onnipresenti U.S.A.. Ieri il governo russo ha dichiarato che "attaccare la Siria equivale ad attaccare la Russia".
Proprio in questi minuti Erdogan starebbe elaborando un secondo "invito ufficiale ad abdicare" per il re siriano: se non otterrà una risposta chiara, fa capire che non ci sarà un terzo invito**. L'unico freno di Erdogan ad una azione unilaterale, oltre ai pareri di ONU e NATO, è il "no" del mondo musulmano ad una guerra tra fratelli, un "no" molto importante considerando anche che un quarto dei turchi simpatizza apertamente per i fondamentalisti.
In pentola inoltre bollono, nell'ordine: la questione israelo-palestinese, quella libanese con Hezbollah pronto all'ennesimo colpo di stato, QUELLA IRANIANA che è la più grave e più snobbata dai media, le rivolte in Bahrain (legata alla eterna rivalità tra sauditi ed iraniani), la crisi dell'export petrolifero dell'Arabia Saudita (se ne parla poco, ma Aramco esporta sempre meno...), il caos in Egitto e la stessa pacificazione in Iraq...

Intanto dopo Tunisia, Egitto, Libia, Yemen, Bahrain, Siria, sta montando la rivolta anche in Marocco***: il caos potrebbe scaturire dal risultato delle elezioni in corso. Se gli islamisti "sfondano" e stra-vincono, non solo sarebbe una sorpresa in un paese che da sempre teme e rifugge il fondamentalismo, ma per il Re Mohammed potrebbero aprirsi mesi molto duri con il popolo a chiedergli ulteriori riforme. L'emigrazione è una valvola ormai chiusa (i paesi europei stanno chiudendo le frontiere sempre più, a partire dalla vicina Spagna che addirittura sta rimpatriando marocchini a ritmi sostenuti) ed in Marocco la disoccupazione giovanile è al suo apice di sempre (32%). Da considerare che l'economia sommersa rappresenta il 44% del PIL (record dell'intera regione, a pari merito con la Siria... Questo dato da solo ha fatto saltare per aria a Tunisia con il commerciante che si è dato fuoco per evitare un ennesimo controllo...) e, nonostante le misure straordinarie della banca centrale Al-Maghrib, l'inflazione impedisce da oltre un triennio ogni forma di risparmio alla quasi totalità dei lavoratori.
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