"Cosa ci fa il nostro petrolio
nei loro paesi?"
Anonimo importatore petrolifero
Pochi ritocchi grafici al blog, immagine di sfondo moderna e più colorata e si riparte.
Rubo da Trendlines un grafico interessante: da oltre un anno abbiamo superato il picco del costo di estrazione medio di un barile di petrolio. Ebbe un punto massimo a 37$, quando esplose la crisi, quattro anni fa; ora si è risaliti ad oltre 43$ al barile. Cifra folle, sta superando il succo d'arancia, il vino da tavola, etc. Ci costa davvero più della vita stessa, per molti che abitano vicino alle zone di produzione è già così.
Questo dato, in nero nel grafico a lato, è un buon misuratore della febbre del settore oltre che una conversione "economica" del dato dell'EROEI (trad.: energia investita per energia ricavata nel processo).
Questo dato, in nero nel grafico a lato, è un buon misuratore della febbre del settore oltre che una conversione "economica" del dato dell'EROEI (trad.: energia investita per energia ricavata nel processo).
A che livello di febbre il malato petrolifero dovrà finire (di nuovo) in ospedale? Sopravviverà? Quanti miliardi di spesa pubblica, quanti milioni di posti di lavoro costeranno gli ulteriori 3-5 dollari di costo estrattivo in più prima del nuovo collasso? Sapendo che l'economia non riuscirà ad acquistarli tutti (Brasile, Cina ed India a parte).
Una decina di mesi fa alcuni analisti si strappavano i capelli scrivendo che "OIL IS THE NEXT GREECE", ovvero: l'industria petrolifera viveva gli ultimi mesi di "pace" e che alla prima esplosione di una bolla speculativa importante (son sempre le stesse: solvibilità dei paesi dell'Euro, credito immobiliare cinese, effetti del fiscal cliff e del total U.S. debt sull'economia americana...) sarebbe venuto giù il castello di carte del petrolio, con crollo del prezzo e stretta in parte definitiva sulle esportazioni (Messico, Norvegia, Iran, son paesi che per ragioni diverse già non tengono più la gittata produttiva nonostante prezzi ancora alti).
Ne sia la riprova appunto il grafico a lato. Nel 1999 estrarre un barile di petrolio costava 7 dollari, ora sei volte di più. Forse ci siamo: nelle settimane in cui sembra che la Grecia abbia toccato il bottom, l'occhio di Mordor guarda all'industria del petrolio...
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Su Youtube ci sono dei video in cui si parla del "Petrolio di origine abiotica ", cioé non biologica; questo fa illudere alcune persone che il petrolio sia inesauribile.
RispondiEliminaAnche se fosse di origina abiotica, chi ci dice che sarebbe conveniente produrlo (da un punto di vista energetico)?
In altri video sugli UFO, si parla che gli USA abbiano già il sostituto del petrolio!
Se fosse così... chi gli e lo fa fare d'inquinarsi tutte le coste atlantiche per gli incidenti petroliferi off-shore? Perché inquinarsi il territorio con il fracking?
Ancora le persone si illudono che ci sia un sostituto del petrolio, e questo fa si che il clima sociale sia abbastanza tranquillo.
Quando questa illusione finirà, inizierà l'incubo!
Io sono sempre dell'idea che l'innovazione (la ricerca) possa trovare un sostituto.
Anche perché la Fisica ci dice che tutta la materia che abbiamo attorno è energia!
Questa ricerca la sto facendo anch'io in prima persona. Da quello che intravedo, ho capito perché la scienza non ci sia arrivata fino adesso... semplicemente perché utilizza modelli teorici sbagliati (Modello standard).
La massa, l'energia, la gravità, la materia oscura e l'energia oscura, il tempo ecc... hanno spiegazioni molto più semplici e lineari, senza bisogno d'inventarsi cose strane come fa la Meccanica Quantistica o la Teoria delle stringhe (spazio a 11 dimensioni).
Presto la Fisica verrà rivoluzionata e solo così troveremo il sostituto del petrolio.
Eh già, Keshe docet...
Eliminahttp://giannicomoretto.blogspot.it/2012/12/scienza-parallela-2-bis-la-risposta.html
C'è di meglio. Vedi l'epopea, non ancora del tutto finita, dell'e-cat di Rossi e Focardi. E meno male che quest'ultimo è anche un docente universitario di fisica.....
Eliminaalessandro mi raccomando tienici informati sui tuoi progressi verso il nobel...
EliminaBene Medo ben ritrovato.
RispondiElimina"Cosa ci fa il nostro petrolio
RispondiEliminanei loro paesi?"
Anonimo importatore petrolifero
Medo sei sicuro che la citazione sia di un importatore e non piuttosto come parmi logico di un esportatore?
Credo proprio che, invece, la citazione sia giusta. L'importatore era infatti angloamericano.
RispondiEliminaBeh se era un angloamericano allora adesso ne capisco perfettamente il senso.
EliminaBen tornato Medo! Hai fatto come quel celebre pittore del tardo rinascimento che per aumentare le quotazioni delle proprie opere mise in giro la notizia della propria morte!
RispondiEliminaInteressante il grafico, dice parecchio; soprattutto attorno alla questione costi. In effetti è probabile che per noi utenti finali l'energia disponibile stia calando velocemente. Che sia utile sapere, o che sia meglio camminare al buio?
La recessione é iniziata con un costo di estrazione pari ad un terzo del costo di vendita. Ora siamo a circa la metà. Chi pensa che usciremo vivi da tutto questo, o che ne usciremo vivi, non ha capito che il bottom della crisi è l'eliminazione globale di circa la metà di TUTTI gli attori economici.
EliminaPerchè il costo di estrazione è sceso nel 2008? non dovrebbe essere indipendente dalla domanda?
RispondiEliminaBen tornato Medo ! Quasi pensavo che ti avessero censurato !
RispondiEliminaA quanto pare le cose fanno piuttosto in fretta,ad,andare male , ci si prospetta un anno molto intenso questo 2013! È sicuramente,con molti colpi di scena....
"Perchè il costo di estrazione è sceso nel 2008? non dovrebbe essere indipendente dalla domanda?"
RispondiEliminastessa cosa che mi sono chiesto anche io...
Anch'io me lo sono chiesto, però ho trovato una risposta.
EliminaSe c'è minore richiesta di petrolio (durante una crisi come quella del 2008), si estrae il petrolio solo dai pozzi più economici e non dalle sabbie bitumose del Canada, e quindi il prezzo medio di estrazione scende.
In caso di maggiore richiesta, si estrae il petrolio anche dalle sabbie bitumose e con il tracking e i costi medi salgono.
Credo che sia questo il motivo, anche perché è quello usato nella produzione di energia elettrica.
Le centrali termoelettriche meno convenienti vengono accesi solo durante i picchi di richiesta, alzando pure il prezzo medio della corrente elettrica.
Scusate l'errore: volevo dire "fracking" e non "tracking".
EliminaBuona spiegazione di Alessandro. Ma i motivi sono molteplici. In ogni caso, "a dollari costanti", normale che in fase recessiva il costo di produzione cali molto, poichè ad esempio si assistono a fenomeni deflattivi impressionanti quali il noleggio "gratuito" di interi cargo. Durante il "massimo" della recessione si narrava in un articolo, tradotto in parte anche in italiano da Debora Billi, di una nave mercantile noleggiata al costo di -2000$. L'armatore piuttosto di muoverla da dov'era ha "pagato" l'azienda che l'ha presa a noleggio. Quindi: fare il pieno ad un'auto nel 2010 costava 60 euro in Italia mentre noleggiare un cargo da 100000 tonnellate vi avrebbe fatto intascare 1700 euro tanto la crisi ha distrutto la logica "umana" ed applicato quella della finanziarizzazione della realtà.
Eliminasereno 2013 a tutti e al buon Medo..ci sarà bisogno d'energia :) per scrivere dell'anno (difficile) che ci aspetta..
RispondiEliminaSalve medo; col senno del poi, i paesi esportatori di petrolio desertici avrebbero dovuto usare i proventi praticamente solo per costruire centrali solari termodinamiche, ed usare una metà dell'energia elettrica ricavata per mettere a coltivazione u po di terra tramite desalinizzatori..( Diciamo un cinqantesimo dell'arabia ? )...Noi in occidente avremmo dovuto usare il petrolio per un abuona metà per fare ricerca su come affrancarcene al più presto, ricerca di base in tutti settori scientific con da ultimo quello medico, e dighe a iosa che ci danno energia elettrica quindi possibilità di ricerca ulteriore fino ad arrivare, fra molti decenni od addiruttra centinaia di anni, a centrali nucleari prima di terza e poi di quarta con balzo della nostra capacità di produrre eenrgia elettrica...In democrazia non credo sia possibile tutto ciò
RispondiEliminaScusa ma di che centrali nucleari parli? Autofertilizzanti all'uranio 238 o al torio 232? O normali centrali ad uranio 235?
EliminaPerchè quelle ad uranio 235 presentano lo stesso problema di quelle a combustibili fossili mentre quelle autofertilizzanti hanno notoriamente grossi problemi relativi alla economicità e alla sicurezza, per i costi molto elevati nonchè per alcuni aspetti tecnici che le rendono piuttosto pericolose.
A meno che non ti riferisca alla chimera delle centrali nucleari a fusione....
Sfortunatamente, come dice Giorgio Ansan, tutte le centrali nucleari realizzate o in progetto, hanno degli inconvenienti enormi!
EliminaPer quanto riguarda le centrali a Fusione, i tempi sono troppo lunghi!
C'è bisogno di una rivoluzione teorico / tecnologica.
Sono stato chiarissimo: invece di usare i fossili per la ricerca ce li siamo mangiati: vorrà dire che camperemocoi fogli di carta su cui sono stampate le varie leggi sul welfare e sul cemento dell'immobiliare...L'unico cemento buono è quello delle dighe.
RispondiEliminaFrancesco concordo integralmente sui tuoi interventi. E' evidente che non stai sostenendo che la soluzione sia l'energia nucleare, ma solo giustamente facendo notare che - se qualcosa si poteva fare - era utilizzare per tempo il grande regalo della natura costituito dalle fonti fossili per cercare un'alternativa alle stesse, anzichè buttarle via per sempre continuando a sfornare nuovi giocattoli di plastica a iosa.
EliminaSpesso anch'io mi faccio la domanda che ti fai tu sulla democrazia: in ogni caso credo che noi tutti - democratici cittadini, politici o monarchi assoluti - siamo così bestie (nel senso positivo del termine) che la priorità su tutto sia sempre e comunque quella di cercare un positivo flusso di endorfine che ci faccia stare bene, quindi forse a lungo termine l'unico stato di aggregazione umana stabile è quello delle società tribali di cacciatori-raccoglitori...
Grazie.
EliminaSo what(per dirla con un famoso analista energetico che si chiamava Miles Davis)?
RispondiEliminaAd una ripresa della domanda di petrolio (non sto qui discettando se sarà una ripresa stabile) si è tornati a dar fondo anche alle estrazioni più care, facendo così riprendere il trend, interrotto x alcuni anni, di innalzamento progressivo del costo medio di estrazione.
Riprendo dal tuo testo il succo d'arancia e il vino da tavola, che se costano meno del greggio potrebbe essere per vari motivi:
1) la loro domanda non si è ripresa così prontamente: forse si tratta di un consumo meno necessario del greggio, almeno di primo acchito: durante le crisi c'è una riduzione del tenore di vita che poi mantiene una componente di memoria abitudinaria, mentre il consumo di greggio è coercitivo, nessuno se lo beve per piacer suo.
2) il processo di produzione del vino e del succo potrebbero aver nel frattempo proseguito un normale cammino di efficienza energetica, cioè di minor consumo di greggio (o vettori ad esso ancorati) per unità di prodotto e pari qualità
3) Se ne vende mediamente di qualità inferiore (in modo dichiarato o surrettizio, non sto qui a discutere)
Comunque, dopo il taglio dei generi non di prima necessità di solito arriva anche la riduzione all'essenziale (cioè al realmente primario) di quelli che invece lo sono. Nota infatti che, mentre prima del buco la concavità del trend era positiva, ora sembra verso il basso.
E, senza un'azione politica adeguata, è fatale che a ridurre l'usufrutto medio di questi beni per tutti quanti, di solito siano solo le classi inferiori.
Per finire, mi piacciono gli interventi di Francesco e Gabriele (del secondo apprezzo anche quel po' di ironia, che non guasta mai): anch'io condivido la linea per la quale i fossili andrebbero utilizzati per affrancarcene; ed è una mia fissa che per riuscirci dovrà contestualmente operarsi una rivoluzione nella testa dell'uomo: senza non ce la faremo MAI.
Utilizzare i fossili per affrancarcene lo stiamo già facendo dal 2001 in Europa, volenti o nolenti da quella data abbiamo iniziato a smettere di usarne... Ma tutto il risparmiato è finito in India e Cina per una irresponsabile produzione industriale "all'antica". I fili di questa delocalizzazione li tiravano americani, inglesi, tedeschi ed inglesi, quindi ci siamo giocati quasi tutto il fossile in ogni caso per delle "scemate". Amen.
Eliminabeh sì, sceneggiando in modo teatrale ciò che è accaduto: ad un tavolo siedono gli occidentali che invitano tutti quanti a limitare emissioni e consumi perchè non ce la si può fare. Indiani, cinesi, brasiliani, etc. dall'altro lato tavolo rispondono con un bel dito medio alzato: "come, dopo due secoli in cui avete combinato disastri(anche e soprasttutto venendoli a fare a casa nostra) adesso dovremmo limitarci ciascuno alla sua soglia (noi quella da poveracci)? Proprio perchè per un momento i consumi interni ancora non ci sostengono, beh, se volete siate nostri clienti (sennò dito medio ancora più teso). Banalizzo? Sì, un po'.
EliminaComunque, io personalmente preferisco fare delle sintesi ipotetiche del futuro ("amen" e "finito" li userei davanti ad evidenza compiuta). E, tra ipotesi di "ce la possiamo fare" e "non ce la possiamo fare", che spesso si incontrano allo stesso livello di metà bicchiere...preferisco mettermi nella visuale della prima. Perlomeno mi alzo al mattino con la voglia di provarci.
dimenticavo: molto bella la foto della campagna di baku, (altrettanto lo era anche quella di prima). Baku è una gran bella città, sia le vecchie favelas (che ho attraversato ma assieme ai locali e con i finestrini chiusi) sia il centro, pieno di palazzi di fine 800-inizio 900, che solo lo sfruttamento del petrolio ha però motivato. Anche il resto del Paese è bello, (l'ho attraversato per recarmi in una centrale termoelettrica, gli sciagurati bruciano gas per un ciclo a vapore semplice), sì. Ma povero in canna. Mai dimenticarsene: se possiamo discutere via web, se l'informazione può scambiarsi velocemente, se i miglioramenti tecnologici sono di tipo esponenziale, dipende prima di tutto dal petrolio. Usarne il potenziale con il derettano è colpa nostra non sua: si tratta solo di un fluido melmoso, puzzolente e senza anima.
RispondiEliminaDirei che abbiamo usato l'energia per le cose peggiori.
RispondiEliminaUno degli indici più significativi è la biocapacità del pianeta che diminuisce sensibilmente almeno dagli anni 70 (vado a memoria).
Allora ancora una volta la questione è quella di cosa faccia homo con questa energia. Cosa fa? Disastri.
Rimando all'intervento di Paolo Lambardi che qui in petrolitico ha spiegato con semplicità perché la disponibilità di energia è assolutamente nello spazio del problema, ha creato Il Problema, non è certo nello spazio delle soluzioni.
Per chi non lo sapesse la biocapacità è una forma più misurabile, in sintesi, del rapporto tra quante Terra esistono (una) e quante ne consumiamo (al momento circa 1,25). Abbiamo superato il massimo (rapporto 1:1) nel 1978. In realtà la biodisponibilità è ancora più scarsa oggi perchè la Terra è più consumata e meno salvabile è il salvabile rimanente.
EliminaMedo, la biocapacità si può essere anche vista come indice della vitalità, della bioticità di un territorio.
EliminaIl fatto che la biocapacità sia globale del pianeta che delle nazioni in cui esso è partizionato sia in costante diminuzione da almeno cinquanta anni significa che proprio che le condizioni di produzione risorse e riassorbimento per biodegradazione nel ciclo dei rifiuti stanno venendo meno perché sempre più ettari di pianeta sono biologicamente distrutti (morti) o degradati.
Qui è possibile avere una carrellata al volo della diminuzione per nazione della biocapacità, con grafi che risalgono in genere fino agli anni 60.
Ma la biocapacità, se ricordo bene, è in diminuzione sensibile ad iniziare dall'Ottocento.
Con la disponibililtà di energia (fossile) abbiamo realizzato un modello che distrugge sistematicamente la vita.
Ad esempio, in Italia sono stati distrutti per edilizia, infrastrutture, opere etc. ca 3.5Mha di bioterreno dal boom in poi.
Una volta dove c'erano campi, rogge, boschi, prati, etc. ora ci sono parcheggi, centri commerciali, villette, condomini, svincoli, inceneritori, capannoni, outlet, etc.
Ma i primi producono/producevano risorse (legno, cibo, ossigeno, acqua, carbonio organico, humus, etc.) e assorbono rifiuti, i secondi hanno consumato e consumano risorse e producono rifiuti e peggio sottraggono appunto milioni di ettari ai sistemi biologici.
Senza contare tutta la biomassa termovalorizzata. Se c'é una cosa che non mi torna dei termovalorizzatori, a parte tutte le negatività, é che, in caso di racccolta indifferenziata, o senza differenziazione dell'umido (come qui nel sud-est francese), distrugge biomassa. Composti organici che possono fare da base alla vita ridotti a cenere. Se uno ci pensa é di una tristezza infinita.
RispondiEliminaInfatti uno dei problemi drammatici è la perdita di fertilità dei suoli
RispondiEliminaproprio perché si è rotto il ciclo chiuso
produzione - consumo - ritorno di feci al campo - fertilizzazione - produzione.
Da questo punto di vista inceneritori (di rifiuti e di (presunte bio) masse), depuratori e tutto ciò che non riporta alla terra il materiale organico è una vera e propria catastrofe.
Tutta questa fregola inceneritrice che incensa le discariche aree poi contribuisce a gassificare masse spropositate di carbonio, come se fossimo in un periodo in cui fosse necessario accellerare il processo di accumulo di gas climalteranti in atmosfera, a partire dal biossido di carbonio.
Dalle mie parti ettari ettari di boschi sono già stati quasi azzerati per la moda delle centrali a biomassa, che è un'altra demenza dipinta di verdognolo che fa tanto grin economi.
Quando parliamo di calo della domanda penso sia doveroso sempre precisare che tale calo interessa quasi esclusivamente l'aera OECD, mentre la domanda complessiva continua a correre.
RispondiEliminaQuesti sono i dati forniti dall'Energy Information Admnistration.
2004 82,560 milioni di barili/giorno
2005 84,089
2006 85,156
2007 85,926
2008 85,559
2009 84,779
2010 87,287
2011 88,297
2012 89,167
2013 90,115
Il dato del 2012 pur essendo ancora suscetibile di aggiustamenti fa registrare un aumento comunque considerevole, tenendo conto del disastro dei paesi OECD.
Quanto al 2013 (per quello che contano le previsioni), la domanda viene stimata in ulteriore salita fino a 90,115 milioni di b/g
Se la stima del 2013 dovesse dimostrarsi veritiera, la produzione per starli dietro, dovra fare i salti mortali