Le raffinerie chiudono a ritmi forsennati. L'Europa dal 2008 ha perso - in modo irreversibile - il 20% della propria refining capacity e un altro 15% è spento, in attesa di tempi e consumi migliori. Pochissime le iniziative di innovazione che potrebbero consentire alle strampalate raffinerie europee, tarate decenni fa sull'abbondanza di buon prodotto, leggero e con poco zolfo, di poter trasformare in raffinati un prodotto "più scadente" (greggi heavy o anche solo medium).
C'è chi pensa comunque ancora che invece di sperperare in carburante (che ha durata di vita "corta") sia comunque meglio conservare il prodotto petrolifero per farci plastiche e materiali riusabili e riciclabili per decenni. Ma non han fatto i conti come si deve, perchè anche questo settore sta andando in malora. E questo nonostante la recessione abbia rallentato, almeno in Francia da cui giunge appunto la seguente notizia* (che sintetizzo e semplifico):
"Total: 210 licenziamenti a Carling (Mosella; raffineria in foto) - Chiuderà presto l'impianto di steam cracking, indispensabile alla produzione di materie plastiche, che ha fatto perdere 100 milioni di euro nel 2012 e ne farà perdere 130 quest'anno. La materia prima da petrolio è troppo cara e solo un investimento da 3000 milioni (tre miliardi) di euro, atto a recuperare il gas di miniera delle miniere dismesse in zona e usarlo come carburante del processo di cracking, potrebbe salvare il sito. Sarà la fine del polo chimico di Carling, uno dei maggiori d'Europa, attivo dal 1954."
Insomma avete letto: sempre meno carburanti, sempre meno materie plastiche, etc. etc. Ma sta crescita o meglio questa uscita dalla recessione con cosa la farà l'Europa?
Ci sono i soliti illusi che grideranno ancora "ma c'è ancora moltissimo petrolio" oppure "faremo la plastica con gli scarti agricoli" oppure "ci sono 100 milioni di pianeti solo nella nostra galassia che non aspettano altro di fornirci materia prima". Questa gente è stupendamente ridicola, disonesta, contraddice i grafici a campana che sono un dogma di tutte le ere industriali di qualsiasi civilizzazione a e su base planetaria che si basi su la trasformazione di materia prima mediante uso di energia: all'aumentare della complessità della struttura sociale, ogni industria aumenta i consumi e trasforma in un inutilizzabile brodo entropico tutto l'arsenale di materie presenti e rimpinza l'atmosfera di resti del processo di produzione energetica (CO2, CH4, radionucleidi...). Anche la roba da bruciare fosse infinita, finirebbe l'ossigeno. E comunque sarà riassorbita tutta la CO2 dal ciclo dei silicati o comunque etc etc etc.
Ottimisti, siete spacciati. Non ci fate più nemmeno tenerezza, siete ormai parte del problema crescitista produttivista ad oltranza che inneggia a chissà quali innovazioni e progressi.
Siamo comunque ancora in tempo, sul breve termine, per varare la mia innovante moneta mondiale favolosa, lo sharapovio indicizzato sulle gambe di Maria Sharapova (1 sharapovio si suddivide in 100 legs; il valore iniziale di 1 sharapovio è 10000 dollari, cosi riduciamo da subito in po' di debito mondiale). Anche se ultimamente la povera Maria Sharapova si è lussata un'anca e qualche settimana dopo pure la spalla si è messa a far male.
Insomma anche le soluzioni mistico-estetiche non sembrano in gran forma... In attesa di tempi migliori, la bozza è pronta.
*link: http://www.leparisien.fr/economie/emploi/moselle-le-sort-du-site-de-total-a-carling-fixe-ce-mercredi-04-09-2013-3106727.php
___________
Medo ma per la Sharapova ti sei preso proprio una cotta eh?
RispondiEliminaHo letto che é pure imprenditrice, mi pare fabbrichi confetti. Perchè non cerchi di farti assumere come chauffeur della Boss? :-))
Dovremmo avere due pianeti.
RispondiElimina* Uno da abitare che viene tenuto costantemente pulito.
* L'altro dove produrre i beni che dopo il loro uso, nel pianeta pulito, verrebbero riscaricati.
Del secondo pianeta, che ci sia l'inquinamento ecc... non gli e ne interesserebbe a nessuno.
Il primo pianeta avrebbe comunque dei limiti (superficie e quindi di popolazione) che dovrebbe tenere in considerazione.
Ce l'abbiamo il secondo pianeta: si chiama terzo mondo. Purtroppo l'impermeabilità tra i due sistemi si è rivelata meno che affidabile.
EliminaNon ho parole...per commentare lo sharapovio ovviamente, ma anche e soprattutto per l'idea di Alessandro.
RispondiEliminaSiete mitici!
P.S.Tra l'altro secondo me: visto che questo secondo comodissimo e quanto mai opportuno waste planet non esiste, se stampassimo un numero sufficiente di sharapovii si potrebbe tranquillamente costruirlo da zero.
No? :)
In casa mia usiamo già lo sharapovio: stampiamo la moneta su coriandoli colorati. Per ogni passo fatto all'interno della casa, paghiamo 10 sharapovii (100mila dollari) ad un fondo comune di cui io e la mia fidanzata siamo fondatori ed unici azionisti. Calcoliamo che entro tre mesi saremo i più ricchi del mondo.
RispondiElimina