5.3.12

Ogni evoluzione culturale è reversibile

" I passeggeri della Costa Allegra alla deriva hanno formato tribù aggressive, gli uni contro gli altri. E' questo il modo in cui noi umani reagiamo ad una crisi? "*

Logico che dopo la difficoltosa e costruttiva salita ad un mondo evoluto si torni, causa incidente o incidenti (naufragio, black-out urbano prolungato, guerra civile...), ad un mondo che lo è meno, magari anarchico e paurosamente neo-tribale (la teoria del "quando le cose vanno male, vanno male parecchio ed in fretta", si chiama "il burrone di Seneca" e la spiega meglio di me il professor Ugo Bardi**).
A me questo non spaventa molto, fa parte "delle cose": se il processo ha comunque il tempo di svolgersi in modo relativamente "lento" ed area culturale e geografica limitata, passare da un mondo iper-tecnico ed incravattato ad un mondo più cialtrone, non potrà che fare del bene ai futuri abitanti di un pianeta Terra di certo poco ospitale, meno fertile e più povero in tutto rispetto a come lo abbiamo trovato ormai tanti e tanti anni fa.

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7 commenti:

  1. Io alla storia della rinnovata solidarietà tra persone dopo un "imprecisato incidente" non ho mai creduto.
    L'istinto umano è prima di tutto bestiale e come tale la sopravvivenza personale (e quella dei propri figli se ci sono) viene prima di tutto ed a qualsiasi costo. Col tempo penso che comincerebbero a costituirsi delle comunità solidali.
    Ma prima di arrivarci sarebbe una macelleria sociale nel vero senso della parola, con le città tra le migliori candidate a questo scenario da incubo.
    Le piccole comunità, specie quelle montane e difficilmente raggiungibili, a mio avviso sono i posti migliori in cui vivere oggi come durante il medioevo prossimo venturo...

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  2. perfettamente d'accordo con te paolo. I giorni che scorrono uguali a se stessi distolgono dalla percezione della gravita della situazione. ma del resto non è facile trasferirsi "armi" e bagagli in una comunità montana difficilmente raggiungibile quando hai un lavoro in città' e tre figli piccoli......
    un caro saluto a medo.

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  3. Sul potenziale idilliaco delle comunità montane, vi consiglierei un sacco di letture e film che mostrano come sia proprio nel quadro di una romantica vita rurale ed alpina che i maggiori drammi possono avere luogo... Soprattutto quando nella comunità arriva un nuovo abitante, uno che anche se viene da due kilometri è comunque uno "straniero". Il film "il vento fa il suo giro" l'avete visto? http://www.youtube.com/watch?v=7Ip2czKb6t0

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  4. Mai pensato che le comunità montane siano un paradiso sociale, ma obiettivamente dipendendo per gli approvvigionamenti alimentari in gran parte da prodotti a km 0 per un ridotto numero di abitanti, dovrebbero affrontare molto meglio delle città il tracollo della società per come la conosciamo.
    Comunque trasferirmi lì non è il mio caso, con un lavoro stabile in città, una figlia piccola e la mancanza di coraggio nel rivoluzionare la mia vita in quel senso...

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  5. Ho conosciuto allevatori e pastori montani, senza il fieno ed i mangimi delle pianure come complemento, non esisterebbero i tre quarti degli allevamenti ovini e bovini di montagna... Purtroppo il villaggio di montagna a km 0 esisteva forse fino a circa 70 anni fa. Ora sono anch'essi dipendenti dalla merce iper-mobile.

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  6. Grazie del suggerimento... andrò a vedere "il vento fa il suo giro"...

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  7. Ottimo suggerimento cinematografico Medo, infatti quando venne proiettato a Giaveno - provincia di Torino - a cura della sezione del CAI locale, il suo presidente fu insultato da alcuni mentecatti che affermavano che mai nessun montanaro si sarebbe comportato come la popolazione descritta nella pellicola. Come no ....

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