10.10.12

1973: il primo ed ultimo picco del petrolio in Italia

Mascherato dall'efficienza progressiva dei motori endotermici e dalla transizione, recentissima, dall'olio pesante al gas per la generazione di energia elettrica, il picco petrolifero italiano è dietro le nostre spalle di ben quarant'anni: li "festeggiamo" proprio in questi mesi con l'esplosione di un singolare fuoco d'artificio, quello del debito pubblico. 
Quando di petrolio ne avevamo molto (da consumare, non certo da produrre), ne sprecavamo anche parecchio. Ora di quel petrolio restano tante molecole di CO2 (l'ossigeno stava là ad aspettare il carbonio degli idrocarburi fossili da bruciare) sparse per aria, molto poche di quelle son tornate "giù" a formare la struttura dei vegetali ed in miserrima parte assorbite da roccia. Viviamo ancora in una società strutturata per un aumento dei consumi, soprattutto energetici, dove se in una certa provincia o regione non c'è un piano strategico e finanziario per costruire nuove strade, tutto miseramente crolla dai valori immobiliari alla produzione industriale ed al commercio (i piccoli sono "taglieggiati" dallo stato-banca-industria per foraggiare i progetti di infrastrutture, soprattutto logistica e trasporti, dei grandi): abbiamo un modello di sviluppo economico che andava bene ("bene" è un eufemismo) forse fino al 1973 e per un breve periodo in cui allo stato servivano infrastrutture in previsione di 200 anni di benessere fossile che si sono rivelati poco più di trenta.
Eppure non facciamo che votare e rivotare coloro che ci riportano a quei fasti... decisamente nefasti. Amen. 

Al grafico ufficiale della IEA (International Energy Agency*) qui sotto, ho apportato quindi due semplici modifiche, per permettere anche ad un ragazzino di 12 anni di rendersi sonto che "l'era petrolitica, per l'Italia, è (quasi) finita".
Ho evidenziato che il picco dei consumi petroliferi totali italici è del 1973, mentre è dal 2002 che i consumi non aumentano più e dal 2007 sono in picchiata... Il grafico è aggiornato al 2009, ma da quella data sembra che tornare a "crescere" sarà difficilissimo. 
Quel che è grave è che, non li cito qui, ma ancora questa settimana (siamo a fine 2012...) ho visto giornali (e blog) dedicare pagine al fatto che il picco mondiale non è certo ci sia già stato bla bla e che il picco italiano non è un argomento "interessante" perchè negli anni siamo stati bravi a fare economie energetiche. Certo siamo stati bravissimi, perchè non ce n'era più e dovevamo.
Il petrolio che c'è è quello che possiamo comprare noi, qui, oggi e raffinato. E ce n'è sempre meno.

*link: http://www.iea.org/stats/index.asp 
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20 commenti:

  1. L'energia netta è la belva. Bisognerebbe identificare con chiarezza le perdite (estrazione e raffinazione); è quello il cuore del problema. Probabilmente la disponibilità di raffinati utili agli utenti finali sta crollando da anni. E noi abbiamo speso questi anni a guardare un grafico di produzione totale che non distingue le spese dai guadagni.....

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  2. medo, l'Italia non è l'unico paese che dal 73 ha capito che si doveva ridurre il fabbisogno di petrolio: da lì diede una forte accelerata alla metanizzazione, che oggi è a buon punto nel portare via l'olio dal riscaldamento, e a cercare di dismettere i gruppi ad OC da 320MW e 660MW, di cui fino agli anni 90 inoltrati è stata costituita la nostra generazione elettrica. I combinati a gas però sono maturati solo verso il 2000, togliendo davvero quasi del tutto l'olio dal power. Oggi l'olio è un terzo circa del consumo di energia primaria ed è concentrato sui trasporti, dove non si riesce a farne a meno. Ma dubito che l'efficienza dei motori (e aggiungi pure l'attenzione all'aerodinamica e alla leggerezza dei materiali) possano mascherare molto (sì, vero, 30 anni fa un SUV non saremmo stati capaci di farlo andare con "solo" 1litro ogni 4km, però nemmeno ci saremmo sognati di costruirlo...), non di certo la tendenza a dotare ogni componente di famiglia della sua macchinetta a 18 anni. Quindi io guarderei semmai i consumi di energia primaria complessiva, dato che le singole componenti (gas, petrolio, rinnovabili, etc.) sono manovrabili con scelte politiche. Il consumo primario è cresciuto fino alla crisi del 2008. O semmai guarderei i singoli comparti: quello elettrico ha un delta correlato linearmente al delta del pil (con intercetta positiva, dato che 1)il nero non fa PIL ma consuma lo stesso... 2)all'aumentare della ricchezza aumenta anche la commutazione da termico ad elettrico, tipo pompe di calore).
    Quanto al picco di produzione interno, beh in effetti non ha grossa importanza fisica: se la nuova SEN (strategia energetica nazionale, per ora in bozza, forse per Natale esce) prevede intensificazioni di attività petrolifere in basilicata e nell'alto adriatico...beh a meno di improbabili buchi nell'acqua eccoti il nuovo picco in arrivo.

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    1. Che dal '73 si doveva ridurre il fabbisogno di petrolio, sarà l'ENI e l'ENEL (e Mediobanca) che l'hanno capito, non "il paese". La Francia prima del '73 poteva finanziare due piccole centrali nucleari con lacrime e sangue, ma durante lo choc petrolifero l'EDF si impose con la paura e costruirono una dozzina di centrali in fretta e furia facendo schizzare il rapporto debito pil dal 5% al 30% in pochi anni. Finita la costruzione delle centrali, la Francia (tenetevi forte) ha cessato di indebitarsi ulteriormente, ma paga ora interessi pari all'80% del totale del debito per ragioni altro che industriali ma dovute alla struttura stessa del sistema stato-banca che gestisce la Francia dal 1880 circa.

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    2. Per ora http://www.primopianomolise.it/news.aspx?news=5589 il Tar del Lazio ha bloccato i "buchi" nel basso Adriatico. Poi si vedrà, ma a questo punto più si riesce a far perdere tempo alle compagnie meglio è.

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    3. Preciso: la Francia non paga interessi dell'80% sul debito pubblico, ma la quota di debito composta da interessi è pari a quella quota. Il "nuovo debito" cumulato dal 1981 in poi è una quota irrisoria che, prima della crisi odierna, la Francia aveva praticamente estinto... Per l'Italia la situazione è un po' diversa, ma al 2001 eravamo nella stessa situazione, quasi liberati, poi siamo diventati improvvisamente schiavi della Germania e della sua moneta (durerà?).

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    4. La produzione petrolifera italiana, forando anche sotto le case, potrebbe triplicare... Resterebbe ridicolmente bassa. Ne vale la pena? No. Per ora l'ENI è impegnata a forare nel Secondo e Terzo Mondo, quando l'Italia sarà a pieno titolo un paese del Secondo (o Terzo) Mondo, nessun Tar e giudice potranno fermare le trivelle (protette da polizia ed esercito), ma solo sabotatori e capi-tribù locali visti malissimo aldifuori della località interessata.

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    5. beh certo, l'hanno capito ENI ed Enel, cioè l'espressione delle politiche energetiche del Paese: non credo potessero capirlo il prete, il farmacista, la signora Maria o io (che nel 73 avevo al massimo capito che era divertente andare in bici senza le rotelle, di domenica per le strade chiuse al traffico dall'austerity). Credo che ci sia tanto da scrivere su comportamenti energetici malaccorti, e che sia anche utile a tutti. Per essere efficaci bisognerebbe però cercare di non vedere dappertutto complotti di pochi a spese di tanti. Anche l'energia è gestita in modo rappresentativo, almeno di principio: criticare dove il principio è disatteso, questo sì! EdF in Francia sceglie per i cittadini ed ha investito tanto. Oggi però ha così tanti soldi (fatti a margine dei francesi, può darsi, dato che si è sempre impippata delle direttive europee sulla liberalizzazione dei mercati nazionali, ma sono i politici francesi che l'hanno scelto, non i suoi ingegneri), dicevo ha così tanti soldi da poter andare in giro a far la spesa dappertutto (anche in Italia, e pesantemente): e questa è una posizione di ricchezza per i francesi. Non sto dicendo se sia un bene o un male, ma di complotti non ne vedo.

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    6. Come dice lo stesso ex-presidente EDF spessissimo, i gruppi Areva, EDF, Total e Gaz de France dettano legge sempre più man mano che l'energia diventa più rara. Lo diceva 31 anni fa, quando era presidente, o si aumentava allora il costo del kWh e si investiva pesantemente nel risparmio, a livello nazionale ed europeo, oppure si andava verso una campana "acuta" di consumo che avrebbe trascinato poi tutti verso delle dittature, appena dopo il crollo rapido dell'energia disponibile pro-capite all'orizzonte 2020. Nel frattempo le compagnie si sono riempite di investimenti privati e il patatrac è arrivato al termine: sono sempre più dei privati, fondi sovrani e banche, che hanno in mano parti della politica energetica di questo o quel paese...

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  3. appunto, quindi i politici (con cui Pierre Gadonneix si è interfacciato tutti i giorni) sono davanti ad un problema complesso (se non fosse complesso sarebbe un problema tecnico, non politico...): nei quattro muri di casa loro, magari sarebbero per costringere a calcinculo i cittadini ad una struttura di consumo più sensata; e con la stessa metodologia ad eliminare le sacche di parassitismo presenti nella pubblica amministrazione. Ma è solo il modo più certo per non farsi eleggere e lasciare posto all'avversario più cialtrone (cosa che purtroppo succede). Ora, tenere competitivi certi campioni nazionali in modo che riescano ad essere forti anche all'estero ( in paesi lontani, ma anche in barba agli spiriti eurocomunitari, EdF e GdF come ti dicevo sono maestri nel far la spesa in Italia e in UE, a consuntivo porta lavoro e consenso.
    Il problema è che è sempre più difficile è dribblare i dettami della liberalizzazione cui si è tenuti. E che di principio sarebbe anche benefica, se la controparte pubblica avesse la capacità di tenerla ai suoi compiti di dare un servizio competitivo.
    Oggi in carica ad EdF siede Proglio, che non ha una storia da commis d'état, ma viene da Vèolia, multinazionale privata: brutto segnale. Sto dilungandomi troppo, ma mi bastava esemplificare come il problema sia a n dimensioni, e con una soluzione che per giunta non si appoggia agli estremi dei range delle variabili. Chiudo dicendo che tutte le volte che sento parlare di vendere ENI ed Enel a privati mi vengono i brividi: 1) se devono esercitare la loro rapacità lo facciano almeno per conto del Paese, anche perchè 2) quando si vendono gioielli pubblici li si finisce sempre per regalare.

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  4. Ma una cosa la voglio dire pure io: Eni l'abbiamo venduto anni fa! Oggigiorno lo stato ne detiene un 30%, ed esercita una forma di controllo precaria tramite la "golden share". Dico precaria perché questa pratica è nel mirino di molti avidi liberalizzatori europei; e nutro qualche dubbio sulla nostra capacità di difenderci.

    Il quadro sarebbe già desolante, con una azienda che gli italiani hanno svenduto negli anni '90 e che ora pretenderebbero di difendere. Se la vogliono difendere, che la ricomprino! Potevano evitare di svenderla, maledizione.

    Il brutto è tutto quello che non si vede: perché sarebbe interessante indagare anche la catena dei fornitori, la nazionalità effettiva dei nuovi impieghi, etc. A sensazione, una brutta storia italiana.

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    1. Ancora una volta, buona sintesi e sante parole. Grazie.

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    2. Fausto, penso di essermi perso qualcosa, visto che sei sempre documentatissimo e quindi credibile: l'eni è sì solo per il 30% di cassa depositi e prestiti (26%) e 5% del ministero (+ altre il pubblico fa 33% -34%). Ma i detentori "avidi" di pacchetti non arrivano al 3% ciascuno (blacrock, banca IMI, BNP Paribas). Il 56% delle azioni è in mano a persone giuridiche, comunque il 50% e rotti è di proprietà italiana. Infine, il 30% è in mano a 300000 azionisti, molti dei quali dipendenti, nessuno dei quali con più di 0.1% delle azioni.
      Cionostante mi associo ai tuoi timori (e mi sembra di averlo detto), ma di sicuro per consegnare eni a qualche grosso privato ci vorrebbe la volontà di chi lo lasciasse fare.

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    3. Grazie per le precisazioni; la mia documentazione è in realtà sempre assai raffazzonata, non posso andare molto più in la delle notizie superficiali. Mi mancano i mezzi per riuscirci, come hai evidenziato ora.

      Sapere che un mare di piccoli azionisti detiene una quota importante di Eni mi rassicura nell'immediato; dobbiamo però considerare che questo pone anche di rischi. Il primo è quello di mettere nei guai i suddetti azionisti ad ogni problema dell'azienda; è un gioco normale con il mercato azionario. Il secondo è più brutto: ti ricordi cosa accadde delle partecipazioni azionarie distribuite ai cittadini russi dopo il collasso sovietico? E' un evento che consideriamo lontano, ma credo che varrebbe la pena di considerarlo come "scenario pessimo".

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    4. Comunque se l'Italia è ancora tra i primi dieci paesi al mondo, ENI è sempre meno importante nel settore petrolifero a livello mondiale. L'ultima analisi di Forbes denota quanto ENI stia diventando sempre più uno sviluppatore di progetti industriali minori.

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    5. fausto, trovi tutto qui:

      http://www.eni.com/it_IT/investor-relations/eni-borsa/azionariato/azionisti.shtml

      ciao

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  5. Ciao Medo, ti seguo con interesse da un po' di tempo.

    Volevo segnalarti (volevo farlo tramite email ma non ho trovato l'indirizzo) questa App che ho sviluppato per Windows 8 dedicata all'energia:
    Singolarsoft Energia

    puoi trovare la descrizione sul mio sito:
    www.singolarsoft.it

    oppure nel marketplace:
    http://apps.microsoft.com/webpdp/app/singolarsoft-energia/ff1b9995-5e55-4bcb-a6ef-e3c35a5a1866

    Tengo in considerazione la tua opinione e quindi ti sarei grato se mi mandassi i tuoi commenti tramite email.
    Ciao

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    1. Non ho ben capito a cosa serva, per altro usavo fino a poco tempo fa Win98SE (la migliore versione di sempre...) solo da poco son passato al vecchio XP. Non credo la provero, a meno che non mi spieghi esattamente a cosa serva questa APP...

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    2. E' un'App educational, cioé serve a conoscere le problematiche dell'energia (fonti, riserve, inquinamento, fabbisogno energetico) e per tenersi aggiornato sui vari eventi riguardanti quest'argomento.

      E' fornita pure di un simpatico convertitore d'energia che indica l'energia
      equivalente nelle altre unità di misura e cosa sarebbe necessario per produrre o per consumare tale energia.

      So benissimo che tu non ne hai bisogno personalmente, ma avrei apprezzato un tuo giudizio sull'impostazione e se i vari temi sono trattati nel modo opportuno, mettendo in risalto correttamente le varie caratteristiche.

      E' un'App dedicata a dispositivi che hanno Windows 8 (PC, Tablet e smartphone), prossimamente la renderò disponibile per iPad, iPhone (Apple); e se tutto va bene pure per Android.

      Spero che almeno uno di tutti questi device tu lo abbia oppure pensi di averlo.

      Ti ringrazio se potrai farlo, l'App te la regalo io (rimborso costo).
      Ciao

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    3. Ah ok, no ma magari ne ho bisogno. Ma non ho smartphone, tablet, iQualcosa mai comprati e mai ne comprero': addirittura ho cominciato ad eliminare dalle mie conoscenze coloro che ne (ab)usano, il loro quoziente intellettivo è infatti caduto veramente in basso e soffrono di disturbi, anche gravi, dell'attenzione e della concentrazione. E' un vero peccato. Ma la mia è proprio una scelta. Questo non ti offenda, anzi una App riguardo all'energia è cosa utile e giusta, lo sarebbe pure per me, mi eviterebbe calcoli fatti in casa ed errori, ma spero tu abbia comunque successo...

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