29.11.11

Crisi sistemica: bancarotta American Airlines!

American Airlines, quarta compagnia aerea al mondo e pilastro fondante del trasporto passeggeri, ha presentato ieri istanza di fallimento*. Continueranno a volare con lo stesso marchio, ma senza la bancarotta non possono più ristrutturare l'enorme debito e pagare ad esempio il carburante... Un piccolo particolare che farà crollare una ad una tutte le compagnie, ma la Storia sarà più disfattista del mio realistico pessimismo. Acquistare una casa accanto ad un aeroporto, magari a fine pista dove "te la regalano", è oggi il maggiore investimento possibile.

La bancarotta della gran parte del trasporto aereo è questione di pochi anni, poi lo stesso concetto di "volo" diventerà un brevissimo impercettibile paragrafo della storia dell'umanità.

*link: http://money.cnn.com/2011/11/29/news/companies/american_airlines_bankruptcy/index.htm?hpt=hp_t2
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10 commenti:

  1. l'articolo dice che è fallita per maggiori costi rispetto alla concorrenza per 800 milioni di $ e che solo il tribunale fallimentare avrà il potere di rinegoziarli visto che loro non ci sono riusciti.
    ma dice anche che sta ordinando 460 nuovi aerei per rinnovare la flotta.
    sinceramente non capisco: o sei troppo pessimista tu o non capiscono niente loro. oppure finchè non ci sbatti il muso il muro del Peak oil non lo vedi! Boh?
    un caro saluto.
    climber15

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  2. In pratica è quel che è successo a Air Japan, Alitalia, etc. Continuano a volare a debito! E da parecchio tempo. Solo che la cosa si aggrava.
    Ed il debito privato di una azienda negli States va ristrutturato solo in sede giudiziale, non avendo egli nessuna quota nella compagnia stessa e non potendo il governo manovrare come in Italia se non con leggi speciali tipo i famosi "bail-out" (che non torneranno più)...

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  3. Io negli ultimi anni ero negli USA spesso e mi è capitato di volare American Airlines. Si capiva subito che erano messi maluccio, aerei vecchissimi (MD80....residuati), sporchi, a prezzi sempre leggermente più convenienti di altri, ma comunque elevati. Il valore della compagnia, credo sia solo "finanziario", ossia, si "prevede che" possa tirar fuori dividendi. Indi, immagino, in USA si stampicchieranno un altra vagonata di $$$, battendoli su una tastiera, per ri-finanziare questi servizi, considerati, a torto o ragione, essenziali, in un territorio così vasto.

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  4. Quello che non mi convince sul discorso peak oil et corollaria (es. difficoltà di qualsiasi azienda che debba fare i conti con i combustibili fossili), è l'assoluta mancanza di progettualità da parte di questi colossi mondiali.
    Possibile che nei loro modelli di sviluppo aziendale questa variabile (costo combustibile fossile)non fosse stata valutata con largo anticipo?
    Sì può accettare un certo grado di approssimatività da parte degli Stati(per definizione, rappresentanza delle nazioni), ma rifiuto di credere che neanche uno squalo della finanza abbia valutato questo aspetto e preparato le contromisure...

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  5. buongiorno, ho appena scoperto il tuo blog (mi concedo il Tu, leggendoti ormai , come commentatore su Petrolio, da qualche anno)
    e mi ritrovo perfettamente in quasi tutti i tuoi scritti.
    anche io però , come Albi qui sopra ho questa domanda da fare:
    possibile che le grandi multinazionali nn prendano sul serio e soprattutto nn mettano a punto strategie a lungo per contrastare l'imminente crollo di risorse???

    complimenti e in bocca al lupo per questo tuo spazio, credo che farò spesso visita da queste parti nei prossimi tempi.
    un saluto.
    Alessio.

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  6. @ albi @ alessio

    Semplicemente può essere che multinazionali e squali della finanza 'informati' sul crollo delle risorse, sappiano che non esistono alternative a buon mercato al petrolio e ad altre risorse vitali per questo paradigma, e stiano mungendo i mercati di massa fino al loro crollo. Dopo continueranno a galleggiare sui mercati di nicchia (o per i ricchi)...

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  7. @Paolo:
    la tua tesi andrebbe in contrasto con il "profilo tipo del capitalista", un soggetto che cerca l'accumulo e la differenziazione dalla massa in maniera disciplinata e irresistibile.
    Il punto è capire cosa sarà dopo, accettando la lenta scomparsa dal mercato dei combustibili fossili, ovvero dove andranno i capitali?
    Avevo letto qualcosa su una tendenza iniziata poco meno di 10 anni fa, dei grandi capitali utilizzati per acquistare grandi superfici di terreno soprattutto nei paesi "emergenti". Il punto è capire cosa verrà fatto con questi terreni? Come cercheranno di creare valore aggiunto e garantirsi posizione dominante?

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  8. @albi @alessio

    Le strategie a lungo termine le possono applicare solo i padri di famiglia in quanto hanno la "responsabilità" della loro famiglie.

    Le governance delle aziende non avendo alcun tipo di responsabilità (non rispondono ne economicamente ne penalmente dei loro errori visto che possono scaricare il barile ai governi di turno una volta prosciugato).

    Il loro mandato capitalistico è fare più soldi possibili nel minor periodo di tempo possibile e basta. Lavorano sul breve termine. Questo perchè fra 2-3 anni saranno in altri consigli di amministrazioni di altre aziende puliti ed immacolati. (Che cos'è LinkedIn se non una specie di agenzia interinale per dirigenze infami?)

    Allora ripeto perchè dovrebbero pensare al futuro delle aziende che amministrano quando non corrisponde al loro futuro?

    Questo vale anche per i nostri governi... nessuno paga e nessuno va in galera.
    Questo vale anche per il nuovissimo MES (meccanismo di stabità economica che dovrebbe salvare l'europa) che prevede all'articolo 27 e 30 prevede l'impunità di tutti i governatori e del loro staff e segreta tutti i suoi atti.
    Questo vale anche per l'EUROGENDFOR l'esercito creato dalla UE che non risponde ai governi e ai parlamenti e ha totale immunità sia nel paese di provenienza sia nel paese dove opera. (è stato usato per la prima volta in Grecia durante i due giorni di scontri dello sciopero generale).

    Il problema è solo uno: chi propone ricette e pozioni per la crisi sistemica economica a cui andiamo incontro da una parte ti dice che può risolverla soltanto lui ma dall'altra ti dice che non vuole alcuna responsabilità legata al suo operato.

    Comodo è?

    Qui l'unico stron** che si prende le sue responsabilità è il buon padre di famiglia... (non potendo scaricare il barile a nessun altro che non sia la sua coscienza....)

    @medo
    Basta parlare di realistico pessimismo. Se uno analizza la realtà con un'analisi di dati oggettivi non è un pessimista bensi una persona coscienziosa che fa i conti con la realtà. Dire che arriverà il disastro è un realismo positivista perchè cerca di anticiparlo, di capirne le cause e sopratutto diffonde la consapevolezza e la coscienza necessaria agli individui per affrontare il problema.

    Cosi prestiamo il fianco a chi ci da dell'uccello del malaugurio, a chi ci da dei complottisti o disfattisti.

    detto questo. Ottimo Lavoro Medo. Il tuo blog è meraviglioso. Continua cosi...

    Bagunza

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  9. Io penso che si stia sopravvalutando la capacità etica di una multinazionale o di un certo turbocapitalismo. Questo per definizione è solo una macchina per sfruttare al meglio qualsiasi opportunità. Senza minimamente pensare ad un futuro, è una macchina che vive in un eterno presente, il domani "sarà sollecito di sè stesso". Leggetevi Weber ne "L'etica protestante e lo spirito del capitalismo" - libro palloso ma illuminante sulla mentalità made in USA (e anche UK).

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  10. @ albi

    Il cibo è il grande bene a cui nessuno può rinunciare e quindi le coltivazioni alimentari. Che gli avvoltoi delle multinazionali vogliano accaparrarsi il mercato è più che sicuro...

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