28.6.13

Francia, prima e dopo il petrolio

Avrei potuto dire "prima e dopo i cereali". Oppure prima e (molto) dopo l'allevamento, oppure prima e dopo l'"industria" in generale (soprattutto visto quel cielo pallido, con al tipica cappa di smog e calore post-moderna della foto sotto). Oppure prima o dopo l'era carbolitica e l'abuso di legna, carbone e poi petrolio e gas naturale. Va beh di cose se ne potrebbero dire tante...
Ovviamente nella seconda foto la più parte degli umani ci vede opportunità, lavoro e soldi, nella prima "solo" natura. Dovremmo fare un esperimento domandando alla gente comune, quella senza senso comune che vive da parassita nelle città..., cosa vede mostrando paesaggi antropizzati o meno. Tanti avrebbero orgasmi innanzi ad un polo chimico o un quartiere della Torino anni '60, mentre farebbero smorfie di incomprensione se messi davanti a boschetti perfettamente e naturalmente equilibrati non ancora rasi al suolo.
Ah, per i più romantici... volevo giusto deludere le aspettative, infatti mentre la prima foto è scattata vicino a dove abito, a pochi kilometri da miniere di carbone e città orrende e violente, la seconda foto è scattata nella "bellissima" Borgogna. Che di bello ha ben poco quando la si conosce davvero, in lungo ed in largo: migliaia di ettari a cereali (di orripilante qualità), appezzamenti di suolo morto anche di 30 ettari - continui ! - tutti a grano, insetti e volatili scomparsi da oltre vent'anni; rarissime aree boschive ma lasciate solo per cavarne tartufi. Insomma: morte, morte, tanta morte.
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18 commenti:

  1. "Insomma: morte, morte, tanta morte."

    Traducendo in linguaggio BAU :

    "Evviva: PIL, PIL, molto PIL"

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  2. Animo Medo, è una morte temporanea. Pochi anni, e gran parte di quei suoli "cerealizzati" sarebbero riconquistati da boschi e foreste una volta abbandonati dall'uomo. Esattamente quello che succederà e nemmeno troppo in là nel futuro.
    In fondo abbiamo sconvolto solo il nostro habitat ma il pianeta e la Natura hanno fatto a meno dell'uomo per la quasi totalità della storia della Terra e torneranno a fare a meno di noi.
    Oggi possiamo urlare di dolore per la distruzione ambientale e per i suoi teorici effetti per centinaia di anni ma basta vedere non so, Chernobyl ad esempio, e si rimane sorpresi nel vedere il relativo poco tempo con cui la Natura si riprende quanto le è stato tolto (radiazioni a parte). Ma ci sono altri posti urbanizzati e abbandonati da anni in giro per il mondo per rimanere sorpresi di quanto rapidamente le "tracce" della civiltà moderna si degradino.
    Ma già ipotizzando un crollo generalizzato del trasporto privato sulle 4 ruote (ah, quanto PIL in fumo!) è prevedibile un'esplosione delle campagne, dei boschi e in generale delle aree vegetative.

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    1. Sarebbero riconquistati in un mondo non affetto dal male del brodo entropico. Infatti non solo la vita microbiologica del suolo è stat annientata da antiparassitari ed antifungini, ma strutturalmente il complesso argillo-umico di quei suoli è compromesso, in molti casi per sempre. Non c'è quasi mai piena reversibilità in materia podologica (studio dei suoli), è una bella favola a cui credono i neofiti dell'ecologia, salvo poi scoprire rapidamente - appena si mettono a coltivare qualsiasi cosa - che il suolo fertile è anch'esso largamente un ricordo del passato, con scarso margine di tornare mai più (a livello planetario). Una volta arrivati a fine corsa, o su un suolo "ucciso" c'è quotidiano e massiccio intervento dell'uomo (letame, irrigazione, correzione pH, correzione minerale,...) altrimenti i suoli NON possono assolutamente tornare come prima: una volta coltivato per 700 anni un luogo dove c'era una volta un boschetto, mai più tornerà QUELLA varietà, qualità e quantità di boschetto. L'ho già spiegato più volte, tocca studiare cos'è
      1. il complesso argillo-umico
      2. cosa sono (o meglio cosa erano, visto che i prodigi della chimica ne hanno annientato la quasi totalità) i collemboli
      3. il ruolo dei lombrichi (e degli oligocheti in generale)
      Tre capisaldi alla base del perchè riusciamo a nutrirci sulla Terra e del perchè non riusciremo a farlo ben presto.

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    3. Tra l'altro, Medo, c'è anche l'incognita Global Warming: siamo molto indietro nel capire in che misura i cambiamenti climatici influenzeranno la microbiologia del suolo:

      http://www.sciencedaily.com/releases/2013/06/130627141722.htm

      Ma non ho buone sensazioni in merito...

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    4. Ribadisco che, distrutte le argille, NON è più possibile il ritorno alla (vera) vita di un qualsiasi pezzetto di terra tranne che con assiduo ed energeticamente dispendioso lavoro umano (e ancora non è garantito molto). Ovvio che parliamo di tempi futuri in cui comunque l'agricoltura meccanica e chimica sarà finita da un pezzo. Ma ribadisco... Microbiologicamente il suolo è vivo fintanto che i complessi argillo-umici tengono, dai tropici alle nostre regioni. La nostra agricoltura ne ha eliminati la gran parte. Poi la temperatura salirà almeno per i prossimi 200 anni, in generale vuol dire meno pioggia ma in eventi più rapidi, quindi i complessi argillo-umici faranno una brutta fine anche dopo che l'uomo sarà pressochè scomparso come distruttore industriale (niente più raffinati, niente più trattori o simili, avverrà entro questo secolo).

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    5. e stiamo accelerando il distruzione!!

      Ad esempio in pianura padana e' nata la "moda ecologista" degli impianti a biogas che altro non sono che un grosso rumine dove ci buttano dentro MAIS.
      Mais che viene prodotto arando i pochi prati stabili rimasti, diserbandoli, concimando a urea ... insomma un successo!!

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  3. Nessuno di noi sarà vivo per testimoniare tra 700 anni i cambiamenti di un suolo coltivato abbandonato. Figuriamoci come potrebbe essere il mondo senza l'influenza umana tra 1.000, 10.000 o 100.000 anni, sebbene un suggestivo documentario "La Terra dopo l'uomo" abbia provato a ipotizzarlo.
    Semmai la perdita di un suolo coltivabile sarebbe solo un problema per i viventi di oggi o la successiva generazione, questo sì. Dopo è tutta un'ipotesi, come quella (fatta da alcuni scienziati) della mutazione di microorganismi tale da renderli capaci di metabolizzare la plastica, una reazione della Natura alla presenza massiccia di una sostanza non naturale nell'ambiente. Magari questa mutazione è già in corso...

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    1. Magari sì, ma a leggere certi studi non mi esalterei ancora:

      The plastic debris also represents a new mode of transportation, acting as rafts that can convey harmful microbes, including disease-causing pathogens and harmful algal species. One plastic sampled they analyzed was dominated by members of the genus Vibrio, which includes bacteria that cause cholera and gastrointestinal maladies.

      http://www.sciencedaily.com/releases/2013/06/130627142549.htm

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  4. ...Previsioni sulla produzione agricola europea occidentale di questa estate? Secondo me complice il freddo e le precipitazioni la produzione di cereali sarà parecchio sottomedia; qui nella Marche, ora, alle 15 circa, ancora senza pioggia, a 100 metri slm ci sono 16 gradi; il grano non sarà raccolto prima del 15 luglio.

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  5. ..Cmq tornando in topic tagliamo la testa al toro e diciamo non che quei terreni non potranno essere recuperati mai ma non in tempo utile per almeno i prossimi 30 anni, in piena crisi alimentare per troppe teste...

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  6. è una favola che senza azione dell'uomo su un terreno possa tornare la campagna. rispondo a Francesco. nel giro di 5/10 anni tutto viene invaso da rovi, robinie, budleie ed ogni genere di infestante. per la gioia dei merli e di poca altra vita selvatica. l'intervento dell'uomo è necessario a garantire un minimo di qualità ed utilità ai terreni, ed è un intervento poco invasivo ed inquinante richiede grande quantità di fatica, molta intensità di lavoro e poca intensità di capitale per una resa minima, di sussistenza. senza parlare delle quantità di letame necessarie in uno scenario privo dei fertilizzanti chimici

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    1. No francocci, è una favola il contrario, cioè quella dell'impossibilità della terra di ritrovare un equilibrio funzionale per l'uomo, cioè privo di "rovi robinie e budleie", e quindi della necessità ordinatrice dell'uomo. Queste infestanti nascono perchè la situazione di partenza è squilibrata! Dai tempo alla natura, ma neanche tanto, e vedrai che nel giro di qualche anno, metti pure qualche decennio, ma tempi comunque irrisori, tornerebbe a crearsi un ambiente selvatico equilibrato con la presenza di un'infinità varietà di specie, non certo solo rovi e robinia! Dopodichè se l'uomo non sarà più in grado di abbattere alberi alti 50 metri perchè non possiede più la tecnologia del metallo questo è un altro discorso!

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    2. Tecnologia del metallo?Chi sopravviverà non dovrà cercarlo nelle miniere basterà prenderlo dai rottami delle macchine e dai guard rail e per fonderlo e lavorarlo basterà un a fucina rudimentale.... ma poi con tutti i magazzini pieni di utensili per colpa della sovrapproduzione industriale semmai non ci sarà abbastanza cibo o energia...

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    3. Una fucina rudimentale. Ah ah! Certo forse non hai mai visto una fucina artigianale (io l'ho usata e ci ho fabbricato anche lame da coltelli, da tondini di vecchie cabine dell'ENEL). Farla andare a legna, ci vuole solo un pazzo, non riesci a fondere proprio un bel niente, a mala pena ci fai coltellini. Una fucina, vera ANCHE artigianale, va solo a carbone (che i futuri genii post-industriali troveranno... dove?? Lo faranno con la legna? E con cosa le tagliano le foreste?). A legna, comunque, anche usando nel fornetto pietre refrattarie, auguri a raggiungere stabilmente temperature che fondono il ferro in quantità importanti, figuriamoci i resti di acciaio a cui certamente alludi (i telai delle auto son mica ferro puro)... Ahahah, Marcellone è un altro naïf che pensa che per millenni si recupereranno materiali dai rifiuti e dagli scarti; non è cosi semplice, non per tutti, non ovunque. C'è una branca dell'ingegneria dei materiali, la rust engineering, che studia il perchè ed il per come, finiti gli anti-ruggine di sintesi la società POST-industriale non avrà oltre il secolo di vita. Il futuro è rurale e manuale, tutto il resto è cimitero.

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    4. Un estratto significativo da una delle migliori serie televisive di tutti i tempi:

      https://www.youtube.com/watch?v=6NXwkpxYnj4.

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  7. come giustamente noti, per molti umani in quella foto c'è produzione, lavoro, un bel centro commerciale per comprare il nuovo modello fiammante di cellulare ecc..ecc..
    i pazzi siamo noi..o coloro che vedono anche nell'integrità del territorio una via di saggezza..di speranza..

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  8. ..E bravo Michele ! ..Intendevo questo ! Morte ai commons ed ai tagliatori d'alberi per scaldarsi d'inverno !

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